Martha Argerich a Taormina. Ovazioni per la grande pianista argentina.

Martha Argerich a Taormina. Ovazioni per la grande pianista argentina.

giovanni francio

Martha Argerich a Taormina. Ovazioni per la grande pianista argentina.

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martedì 27 Agosto 2019 - 08:00

Il momento forse più atteso del Festival del “Taormina Opera Stars”, tenutosi domenica 25 al Teatro Antico, non ha deluso le aspettative. Difficilmente capiterà ancora di ascoltare dal vivo in Sicilia quella che è considerata dalla maggior parte della critica la più grande pianista vivente, l’argentina Martha Argerich, che ormai da tempo però vive in Svizzera.

La grande pianista si è esibita solo nella prima parte del concerto, cedendo il posto al suo amico, altro eccellente pianista, Daniel Rivera, nella seconda parte, ma i due si sono esibiti insieme in alcuni gradevoli bis a quattro mani. Il concerto è iniziato con una breve introduzione orchestrale di brani tratti dalla Carmen di Bizet, che è servito per introdurre la star della serata, Martha Argerich, che ha fatto il suo ingresso subito dopo, acclamata dal numeroso pubblico. La Argerich ha eseguito, con l’Orchestra del “Taormina opera stars”, diretta con precisione e maestria da un’altra donna, la giovane Gianna Fratta, il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt.

Il primo Concerto di Liszt rappresenta un “classico” del repertorio tardo romantico del genere, ed è celebre in particolare per il tema principale del primo movimento “Allegro maestoso”, solenne, dal piglio energico (vero leit motiv che comparirà anche nell’ultimo movimento) e che fa da contrasto al secondo tema, lirico ed etereo, del primo movimento.

I quattro tempi di cui è composto il concerto si susseguono senza soluzione di continuità: dopo il primo “Allegro maestoso”, di cui si è già detto, seguono un “Quasi adagio”, dal carattere eminentemente lirico, un breve “Allegretto vivace-Allegro animato”, dall’andamento saltellante e spiritoso, che ci conduce nel frenetico “Allegro marziale-Presto”, brano virtuosistico di trascendentale difficoltà tecnica. Non mancano, come spesso accade per quanto riguarda la musica di Liszt, momenti di cedimento al virtuosismo fine a se stesso, pletorici, finalizzati all’esibizione pianistica concepita come “bravura” – non possiamo dimenticare che il compositore ungherese era innanzitutto uno straordinario virtuoso del pianoforte, celebre a tal proposito la affermazione di Chopin, dopo aver appreso che Liszt avrebbe eseguito i suoi Studi: non so cosa darei per vederli eseguiti da Liszt.

Forse non era il brano più adatto, anche per la sua brevità e la sua un po’ eterea consistenza musicale, per mettere in risalto lo straordinario talento di Martha Argerich. Tuttavia la pianista argentina ha esibito un’eccezionale limpidezza nel fraseggio, un’attenzione quasi maniacale (nel senso nobile del termine) per la qualità del suono di ogni singola nota: la Argerich quando suona non smette mai di ascoltarsi, nel tentativo, sempre riuscito, di far scaturire dallo strumento la pura bellezza del suono.

Dopo il primo movimento il concerto è stato sospeso per alcuni minuti, su richiesta della pianista, infastidita dalla posizione del sistema di illuminazione che provocava delle ombre sulla tastiera, come ha spiegato al pubblico il direttore d’orchestra. Sfoderando una straordinaria padronanza tecnica del pianoforte, in un concerto eseguito tutto a memoria, la Argerich ha reso comunque memorabile la serata. Dopo la sua performance, ha fatto ingresso l’altro protagonista dell’evento, il pianista Daniel Rivera, amico della Argerich e con la quale ha sviluppato una proficua collaborazione artistica in ambito esecutivo ma anche promozionale, per valorizzare i giovani musicisti. Insieme hanno eseguito a quattro mani una pregevole riduzione de “Il mattino”, il celebre brano dal Peer Gynt di Grieg, brano che ci ha introdotto alla seconda parte della serata, il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra op. 16 di Edward Grieg, eseguito appunto da Daniel Rivera. Sicuramente più interessante del concerto di Liszt, il Concerto in la minore rappresenta probabilmente il principale capolavoro di Grieg, un caposaldo del repertorio concertistico romantico.

In esso si dispiegano tutte le atmosfere nordiche, sublimate dal delicato animo poetico del compositore norvegese, ed il pianoforte assurge a strumento principe del romanticismo in musica. I temi sono melodici e accattivanti, evocativi di paesaggi nordici, sognanti ma mai banali. Il primo movimento – Allegro molto moderato – presenta due temi principali, tipicamente romantici, che rappresentano fra le idee musicali più riuscite del compositore norvegese. Dopo un bell’ “Adagio”, intriso di intenso lirismo, ecco prorompere l’”Allegro moderato molto e marcato”, caratterizzato da temi ispirati al folklore nordico norvegese, di trascendentale difficoltà tecnica, come il concerto di Liszt, ma mai fine a se stessa, essendo il virtuosismo sempre funzionale alla struttura melodica. Eccellente l’esecuzione di Rivera, anch’egli assoluto padrone della tastiera, che ha saputo rendere con efficacia il contrasto fra i momenti virtuosistici e quelli eminentemente lirici e sognanti di cui il concerto abbonda.

Buona la prova dell’Orchestra, con qualche squilibrio fra gli ottoni, che talora hanno coperto il suono degli archi – tuttavia bisogna essere sempre cauti nell’esprimere giudizi sul suono nei concerti eseguiti all’aperto – ma sono dettagli in un’esecuzione complessivamente più che soddisfacente. Ancora due bis a quattro mani, fra cui un delizioso Mozart ove i due artisti hanno dimostrato un eccellente affiatamento, hanno concluso l’indimenticabile serata.

Un commento

  1. Caterina papalia 27 Agosto 2019 12:02

    Sempre adora

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