Mastroeni: "In morte di giustizia e comunismo". Sistema Palamara e mafia bianca

Mastroeni: “In morte di giustizia e comunismo”. Sistema Palamara e mafia bianca

Rosaria Brancato

Mastroeni: “In morte di giustizia e comunismo”. Sistema Palamara e mafia bianca

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sabato 19 Giugno 2021 - 11:25

Il potere che si difende, la nuova mafia che non usa la lupara, il nientismo. Il giornalista Antonio Perna intervista il Giudice Salvatore Mastroeni (Edizioni Libere)

“Manteniamo saldo il principio che mai ed in nessun caso dobbiamo essere manichei, ma sulla esigenza di credibilità della giustizia non ci si può abbandonare al relativismo. Dobbiamo uscire da una sorta di medioevo giudiziario, un ritardo che si va facendo incolmabile rispetto alla società che cambia, tale da determinare una capacità operativa limitata se non inidoneità ed inefficienza rispetto ai nuovi mondi criminali. Restano necessarie ed encomiabili le indagini su nipoti di mafiosi, su giochi e scommesse sull’ippica clandestina, ed ancora sui livelli più alti di violenza, estorsioni e droga, ma non dimentichiamo che questa è la base e senza una vera pulizia, anche al nostro interno, ed un reale adeguamento alla realtà attuale, non si intaccano le mafie a livello più alto

In morte di giustizia

Dalle nuove mafie al sistema Palamara che lui ha provato sulla sua pelle, dalla pandemia alle nuove povertà, dall’urgenza di una riforma della giustizia alla necessità di non restare ancorati ad un mondo criminale che non esiste più, il Giudice Salvatore Mastroeni riflette e fa riflettere, intervistato dal giornalista Antonio Perna. “In morte di giustizia e comunismo” è il titolo (più che azzeccato) della pubblicazione che ha scelto le nuove frontiere della tecnologie con Edizioni Libere.

Il sistema Palamara

Sono 34 pagine di intervista per soffermarci su un sistema che sta perdendo di credibilità e che non può essere “salvato” attraverso pannicelli caldi o la rimozione collettiva. Mastroeni sottolinea l’importanza di una legislazione sulle nuove mafie ma anche sulle strutture di potere. Il rischio oggi è quello che lui definisce “capitalismo della sorveglianza”, con risorse e poteri immensi di risorse ed una capacità di influenzare le masse e di creare una narrazione accettata della realtà cui doversi omologare tutti. I pericoli sono la violenza senz’anima della finanza, il mondo in mano alla rete informatica e di chi la gestisce; il mondo delle banche, dei profitti.

I reati bianchi

“La verità è che i reati “bianchi”, la raccomandazione, la corruzione, lo spartirsi i posti, i beni ed i soldi pubblici fanno più male del colpo di lupara. Oggi non si spara con i fucili e la vita degli altri si decide nelle stanze più eleganti. La vera delinquenza è, in qualche caso, oltre le “famiglie di cosa nostra”, in quel mondo di poteri occulti e deviati, baronati, di nepotismo, di vendita dei posti, degli appalti, degli investimenti con i soldi dello Stato. E da qui si svuota la cassaforte statale, si gioca col debito pubblico, e si manomettono quegli ascensori, quella parità dei cittadini dinanzi alla legge che troppo spesso denunciamo essere ormai carta straccia insieme alla stessa Costituzione”.

In questo contesto la mafia è ancora una bestia feroce ma ha cambiato metodi e più che combattere lo Stato lo inquina. Nell’intervista Mastroeni ripercorre le tappe della sua carriera da magistrato di frontiera, nei luoghi di mafia, Niscemi, Caltanissetta, Gela, il mondo del pentitismo e la ferocia, i colleghi, le udienze infinite e quei panini notturni così lontani dalle cene eleganti e dal fascino romano che popolano (purtroppo) le cronache  emerse con le dichiarazioni di Palamara e Amara.

Lotte per il potere

“Per me qualsiasi decisione non istituzionale che si riflette sulla stessa giustizia e sulla sua applicazione,  è una congiura. Sono congiure intese a scegliere gli “amici” per i posti decisivi ai vertici della magistrature o per colpire avversari politici di posizioni opposte alla propria. Le “riunioni” al ristorante, denunciate con lo “scandalo” Palamara, per molti sono normali perché si colpiscono personaggi (Berlusconi e Salvini) che non andavano bene, ad un certo mondo, a quelle frange della politica e dei mezzi di stampa e dell’opinione pubblica per i quali certi soggetti politici, a prescindere, andavano combattuti. Magari è vero ma questa non è giustizia, sono congiure, e non sono mai fatte per colpire un uomo e raramente per liberare il popolo, mirano invece a conquistare il potere, a sostituirsi nel potere”.

Io vittima del sistema Palamara

Mastroeni racconta di conoscere bene le conseguenze nella vita di un Giudice dell’applicazione del sistema Palamara perchè ne ha visto gli effetti sul suo quotidiano. Per dirla in modi spicci non ha mai fatto “carriera” è sempre stato considerato un out sider, fuori dalle righe (e dalle correnti)

Contiguità politici/giudici

“La situazione della giustizia è grave, ed è giusto non nascondere tutto sotto il tappeto, non basterà né ghigliottinare il solo Palamara o mettere sulla fronte del Csm pannicelli caldi di riforme elettorali o separazioni inutili di carriera. Quando il male accertato è la contiguità politici/giudici nelle nomine degli Uffici direttivi, con il rischio di magistrati orientati politicamente, la cura deve essere radicale. Non ci sono ricette magiche. Bisognerà escludere le correnti dal Csm, per la loro operatività clientelare e distorta ma soprattutto si dovrà operare con riforme costituzionali (ma forse non c’è il bisogno se si legge bene la Costituzione), ed escludere la politica, i partiti, dal CSM, ed è questa l’utopia poiché queste riforme andrebbero fatte dai politici contro i loro stessi interessi.  

Fuori politici dal Csm

“Anche se, a ben vedere l’art 104 della Costituzione,  non parla affatto di politici nel Consiglio Superiore, bensì di un terzo di membri eletti dal parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo 15 anni di esercizio. In conformità con la Costituzione basterebbe una legge ordinaria che escluda dal consiglio i politici, i parlamentari, gli ex parlamentari. Basterebbe quindi un passo indietro degli onorevoli ed ex onorevoli e consiglieri di partito”.

Mastroeni si sofferma a lungo sull’asse Procure-Stampa, con i processi e le sentenze mediatiche già al momento dell’avviso di garanzia che possono uccidere un uomo anche senza condanna. Di certo rovinare la sua vita. Il 416 bis è una norma essenziale per combattere la mafia ma rischia di non bastare più.

Il dominio oggi

“Ora però è una norma in parte superata e obsoleta, perché richiede, per la contestazione del reato, che le associazioni “mafiose” esercitino il dominio militare del territorio, mentre oggi violenza ed assassini vengono addirittura evitati se non vietati dagli stessi pseudo “capomafia”. Mi pare sfugga la individuazione delle vere mafie che, senza intimidazione, dominano con poteri e clientelismo, asservendo le persone non con la paura ma con il bisogno. Il dominio è politico, economico, bancario ed è ormai a livelli più alti.

Le nuove mafie

Le nuove mafie non hanno lupara e vige il divieto di commettere reati “visibili” sul territorio. Hanno strutture organizzate, gerarchie complesse che coprono illeciti sull’intero Paese. Non sono perseguite come organizzazioni mafiose perchè manca l’intimidazione violenta e l’assoggettamento dei cittadini.

Serve nuova normativa

“I notai, gli avvocati, i giudici corrotti, i politici corrotti non scendono in strada con il mitra ad impaurire la gente, dettano legge dai loro posti di potere, e la gente tace non per paura del mitra ma perché se denunzi non fai carriera, sei schiacciato. Le mille e uno più forme di mafia bianca, che ha nel potere il suo obiettivo, la capacità di consumare reati e di soggezione della gente. Ovviamente oggi, non codificata, la mafia bianca resta un dato meramente indicativo, e spesso opera senza che neanche sia contestata la mera associazione a delinquere semplice e resta comunque esclusa dalla più grave legislazione antimafia.

Fermi a 40 anni fa

L’errore sta quindi nel restare ancorati a 40 anni fa e nel non vedere come le mafie si siano modificate e cementificate con i centri di potere. Il pericolo è quando la mafia viene usata come “distrazione di massa”, un fantoccio che serve per i titoli da prima pagina. Non ha ricette Mastroeni e si avverte una grande amarezza per una realtà mondiale nella quale nessuno vede o si ribella alla cancellazione dei diritti o all’arretramento delle tutele dei deboli, dei poveri, dei diversi, degli emarginati. Non vediamo genocidi, nuove forme di colonialismo e schiavitù, stragi di civiltà, etnie, culture.

Il nientismo

“C’è bisogno di schiavi perché gli 8 o 30 uomini più ricchi al mondo diventino più ricchi. Come si fa a non capire l’assurdità di 30 con la ricchezza di 4 miliardi di persone. E continuiamo a parlare di stipendi della medio borghesia quando qua siamo tutti un proletariato mondiale! La porta della schiavitù è aperta e ci aspetta. La gente è sotto paura per il Covid, vi è un “nientismo” culturale che taglia la testa a qualsiasi rivolta. E i più impegnati a pettinare bambole non vedendo le voragini sotto i piedi dei lavoratori e del popolo. Sul “nientismo”, come nuovo movimento sociale, credo ci sarà da studiare. Un paese senza ideali valori radici merito e cultura è un paese che morira’ su se stesso. Senza senso del dovere e purtroppo presto senza diritti.

Salvatore Mastroeni è entrato in magistratura nel 1981, ha iniziato a lavorare a Niscemi. Ha dato le dimissioni dalla magistratura nel dicembre 2019, esecutive al 1 luglio 2021. Aveva da molti anni dato le dimissioni dall’Associazione Nazionale Magistrati. E’ stato sostituto alla Procura circondariale di Messina, sostituto Procuratore Generale alla Corte di Appello di Caltanissetta, presidente di Assise per 14 anni a Palmi e Messina. Tra i suoi processi il processo per la strage di Gela e contro cosa nostra e gli stiddari, il processo Livatino, il processo Borsellino, il processo per l’omicidio del capitano Basile a Monreale, i maggiori processi nei confronti della ndrangheta e i clan Piromalli, Mole’, Pesce e Bellocco. E i maxi processi Taurus e Piano Verde.A Messina ha presieduto il maxi processo Mare Nostrum con 300 imputati. Ha definito il primo processo passato in giudicato di mafia sull’ambiente, il primo processo per omicidio stradale, varie processi e misure sulla mafia di Messina, di Barcellona e da ultimo sulla mafia dei Nebrodi e le frodi alla Comunità Europea. Molti i processi contro reati e criminalità di alto livello.Tre figli. Impegnato nel sociale, ha curato iniziative in carcere e fondato un gruppo per l’aiuto a clochard e disagiati.https://www.amazon.it/dp/B0974D91H6

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