A che punto è il processo sul delitto che il 15 gennaio scorso sconvolse Messina
Slitta al nuovo anno il processo per il matricidio che a gennaio scorso sconvolse Messina. Alla sbarra Giosuè Fogliani, il 27enne che ha ucciso la madre Caterina Pappalardo nella loro abitazione di via Cesare Battisti con decine e decine di coltellate. Una ferocia che lasciò la madre impossibilitata a difendersi, dissanguata e senza vita sull’uscio di casa.
Il processo
L’udienza di ieri è scorsa senza troppi colpi di scena né particolari “bracci di ferro” tra le parti. La Corte d’Assise ha ascoltato i poliziotti che sono intervenuti sul posto quel giorno, che hanno confermato quanto avevano messo nero su bianco nei verbali, ricostruendo la scena raccapricciante e drammatica che si sono trovati davanti.
Il pianerottolo infatti grondava sangue e appena Giosuè ha aperto la porta hanno notato il corpo della madre ricurvo a terra in una pozza rossa, con addosso i tanti segni lasciati dalla pioggia di fendenti inflitti dal figlio.
Al banco dei testimoni anche i vicini di casa, in particolare una delle persone che abita nello stabile, ha avvisato i soccorsi e la Polizia, che ha descritto i Fogliani-Pappalardo come “una famiglia riservata”.
Imputato a capo chino
Il processo è stato poi aggiornato al prossimo 14 gennaio per ascoltare altri testimoni. Nella lista dei soggetti da sentire c’è ovviamente anche Giosuè. C’è attesa per l’interrogatorio del ragazzo, che ha seguito le prime due udienze dalla “gabbia” della grande aula della Corte d’assise a capo chino.
Il pubblico ministero Massimo Trifilò si è sporto spesso verso la sua seduta, ha cercato di incrociare gli occhi di Giosuè che invece, nelle lunghe ore di udienza, non ha praticamente alzato lo sguardo per ore. Neppure alla seconda udienza, quando per ore a pochi metri da lui c’era la sorella Sara, interrogata dal Pubblico Ministero e dal legale che assiste l’imputato. Ieri, invece, il giovane ha rinunciato ed è rimasto in carcere.
Giosuè verso la perizia psichiatrica?
Il suo difensore, Antonello Scordo, nel suo contro interrogatorio ha spesso puntato i fari sulle consulenze psichiatriche che hanno riguardato Giosuè prima dell’assassinio, nessuna delle quali ha intravisto una patologia. Il legale al momento non ha ancora avanzato richiesta di valutazione psichiatrica del suo imputato. Nel processo è parte civile proprio la sorella di Giosuè che, come la madre, aveva denunciato i maltrattamenti del fratello. E’ assistita dall’avvocata Caterina Peditto.

E cosa dovrebbe dire? I fatti, mi pare, parlino chiaro!