Messina. Addio a Luigi Ghersi, artista visionario

Messina. Addio a Luigi Ghersi, artista visionario

Marco Olivieri

Messina. Addio a Luigi Ghersi, artista visionario

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giovedì 14 Aprile 2022 - 13:27

Il pittore e scultore è morto ieri in città: suoi i murali al Papardo e la scultura di fronte allo stadio "Scoglio"

MESSINA – Luigi Ghersi era un artista visionario e consapevole della realtà storica e politica nella quale la sua fantasia trovava ispirazione. Se si visita la sua pagina Facebook, si ha l’impressione di cogliere frammenti preziosi di un artista immerso con sensibilità e rigore nel Novecento. Nelle sue tragedie e nei lampi creativi, nel solco dei grandi maestri. Il pittore e scultore Luigi Ghersi (nella foto tratta dalla sua pagina Fb) è morto ieri a Messina, prima di compiere 90 anni, e i funerali si svolgeranno martedì 19 aprile, alle 15.30, nella chiesa di Santa Caterina di Valverde.

Quattro mesi fa era morta la moglie Linuccia Fazzari, fondamentale anche nel raccontare il mondo creativo del marito. Pittura, scultura, disegni: una realtà artistica (in basso un’immagine tratta dalla sua pagina Fb) che Ghersi ha affrontato in un dialogo ininterrotto con le sue radici siciliane.

“Proiettava nell’oggi la tradizione del passato”

Sottolinea la storica dell’arte Alessandra Migliorato: «La produzione artistica di Ghersi racchiude lo sforzo titanico di proiettare nell’oggi la tradizione artistica del passato, senza però annullare l’apporto delle avanguardie, ma utilizzandolo per la propria visione emozionale. Direi che la sua cifra espressiva consiste in una tumultuosa energia dinamica, in grado di reinventare lo spazio, e in un’esaltazione plastica dei volumi che coinvolge tanto i dipinti quanto le sculture».

Tante le persone che, in queste ore, lo ricordano pubblicamente, come Antonella De Fichy, operatrice culturale, che sottolinea: «Restavo sempre incantata e un po’ intimorita  dinnanzi alle sue opere, come mi succede sempre dinnanzi alla bellezza. Poi l’ho conosciuto. Prima, indirettamente. Linuccia, piccola ma immensa donna, è stata il nostro tramite. Ricordo il suo incedere lento incontrare l’incedere incerto di Peppino Loteta, in occasione di una chiacchierata su Beniamino Joppolo e su Eugenio Vitarelli a cui partecipava anche Linuccia. Mi piace ora immaginarli insieme, nel loro ‘illimite’ spazio».

Dai murali dedicati allo Stretto alla scultura sul Soldato di Maratona

Nato a Messina nel 1932, un passato nel giornalismo e come capo ufficio stampa in ambito politico, Ghersi aveva persino realizzato un reportage sull’uccisione in Bolivia di Che Guevara. La sua vita professionale si è quasi del tutto svolta a Roma. Poi, negli ultimi anni, il ritorno nella città dello Stretto.

Un’esistenza, quella di Ghersi, che dall’esposizione alla galleria “Due mondi” di Roma, nel 1974, si è sempre più caratterizzata nel segno dell’arte. L’invito è oggi a visitare i due murali al Papardo di Messina: “La battaglia sullo Stretto – Scilla” e “La traversata notturna dello Stretto – Le Sirene”, con il rimando a Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo.

Oppure, ad esempio, ogni cittadino può recarsi all’esterno dello stadio “Scoglio” e trovare la scultura in bronzo, inaugurata nel 2017: “Il soldato di Maratona”. Un omaggio ai valori della democrazia contro ogni potere assoluto.

“Un artista della città”

Scriveva Linuccia Fazzari sull’approccio artistico del marito: «Luigi si trova a suo agio nello spazio “illimite” sia quando disegna, sia quando dipinge o quando modella la creta. Se fosse scrittore, non scriverebbe racconti ma romanzi. Secondo lui, i luoghi deputati all’arte non sono né i musei né le mostre: sono le città. La crisi dell’arte, egli sostiene, comincia quando le città smettono di raccontarsi dalle loro piazze e dai loro muri, quando il tessuto urbano non è più abitato dalle immagini della fantasia e del sogno, dai simboli che riflettono tutto ciò che si agita nel cuore dell’uomo: le sue speranze e il suo destino. Egli cammina dentro la storia, la ricontestualizza e la riconduce da dove è partita: dalla città».

La raffigurazione della strage di Portella della Ginestra

Nella sala del consiglio comunale di Piana degli Albanesi spicca un grande affresco dedicato alla strage di Portella della Ginestra. Così lo descrive la moglie nelle vesti di critica e divulgatrice: «Ghersi la racconta, dando a quest’evento tragico un respiro epico e corale. Egli si pone in atteggiamento dolente quando canta lo strazio dei feriti, l’abbandono della madre colpita a morte, il pianto dei bambini. Ma via via che il pathos cresce, questo scenario drammatico e realistico si fa sempre pià escatologico fino a culminare in uno squarcio onirico e visionario».

Oggi, dipinti, disegni e sculture di Ghersi meritano una valorizzazione che ne esalti l’approccio creativo e il senso profondo della Storia all’interno della creazione artistica. Il tutto senza dimenticare i legami con gli amati Velasquez, Picasso e Bacon. Un compito e una sfida raccolti dalla nipote Barbara Fazzari, restauratrice e curatrice dell’opera dell’artista messinese.

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