Messina: finanza derivata, Parrinello: "Ecco perché fu giusta la transazione Dexia"

Messina: finanza derivata, Parrinello: “Ecco perché fu giusta la transazione Dexia”

Alessandra Serio

Messina: finanza derivata, Parrinello: “Ecco perché fu giusta la transazione Dexia”

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martedì 26 Ottobre 2021 - 07:00

Dopo il caso Busto Arsizio lo studio legale consulente di Palazzo Zanca spiega perché è andata all'accordo malgrado le critiche

Le recenti pronunce su casi simili a quello messinese danno ragione a chi ha spinto per la transazione con Dexia, per definire la vertenza sui derivati, firmata nel novembre 2020. La pensa così lo studio Parrinello, che offrirono al Comune una delle consulenze legali che convinse Palazzo Zanca all’accordo.

Gli avvocati Marcello e Federico Parrinello escono quindi allo scoperto e spiegano quali considerazioni giuridiche c’erano alla base di quella consulenza, contestata da chi invece aveva propugnato un’altra strada, criticandola. A cominciare dagli esponenti della precedente amministrazione, che avevano spinto per il contenzioso.

“Siamo convinti che quanto spiegheremo risulterà utile per comprendere l’assoluta opportunità e la bontà della decisione presa dal Comune di Messina – assistito dal nostro studio legale e dagli studi legali internazionali Howard Kennedy LLP (i Sollicitors) e 3 Verulam Buildings (i Barristers) – in merito alla transazione con Dexia, a seguito del contenzioso instaurato da quest’ultima dinnanzi la Commercial Court (Financial List) della High Court of Justice of England and Wales (di seguito “High Court of Justice”).

Prenderemo spunto da una recentissima – e decisiva – pronuncia della High Court of Justice, che ha visto coinvolti il Comune di Busto Arsizio e Deutsche Bank AG London in una controversia avente ad oggetto la sottoscrizione di un prodotto finanziario (interest rate swap) con caratteristiche analoghe a quello sottoscritto nel lontano 2007 dal Comune di Messina (di seguito, “Sentenza Busto Arsizio”).

La decisione è di assoluto interesse perché rappresenta la prima pronuncia di una corte inglese successiva al noto arresto giurisprudenziale della Corte di Cassazione (italiana), Sezioni Unite civili, n. 8770 del 2020, relativa ad una controversia che ha visto coinvolti il Comune di Cattolica e BNL (di seguito, “Sentenza Cattolica”).

Giova ricordare che quando la Sentenza Cattolica fu pubblicata, da più parti si levarono voci che, con inspiegabile autorevolezza, stabilivano che questa pronuncia avrebbe sicuramente decretato la vittoria del Comune di Messina su territorio inglese. Il nostro studio, supportato dai colleghi inglesi, era di diverso parere. Paventammo al Comune il rischio che la Sentenza Cattolica, il cui perimetro non era coincidente con il nostro caso, non avrebbe trovato automatica applicazione dinnanzi alla High Court of Justice. Senza addentrarci nelle considerazioni tecniche che determinarono la nostra posizione in merito, basta in questa sede sottolineare un motivo logico prima che giuridico: il contratto IRS sottoscritto dal Comune di Messina (oggetto del contenzioso pendente dinnanzi la High Court of Justice) era governato dal diritto inglese e non dal diritto italiano.

Ebbene, dopo quasi un anno, la nostra analisi si è rivelata corretta. Di seguito, tre delle più rappresentative considerazioni giuridiche alla base della nostra indicazione:

1) l’assoluta mancanza di prove testimoniali e prove documentali che avrebbero dovuto sostenere la nostra difesa in giudizio;

2) l’insostenibilità dei costi legali connessi alla prosecuzione del contenzioso (Busto Arsizio ha sostenuto costi per circa un 1 milione e 300 mila sterline per pagare i propri legali come dichiarato in varie testate giornalistiche cittadine del Comune di Busto Arsizio;

3) la non applicabilità al nostro giudizio della Sentenza Cattolica (rilevatasi decisiva). A distanza di più di un anno la High Court of Justice ha confermato la correttezza delle nostre considerazioni.

Nel ritenere il Comune di Busto Arsizio soccombente, decretando la vittoria di Deutsche Bank, la High Court of Justice, dopo un’attenta analisi del panorama giurisprudenziale italiano, ha, con una pronuncia di circa 87 pagine, statuito quanto di seguito ci apprestiamo a rappresentare, con l’avvertenza, che tra le numerose motivazioni riportate nel provvedimento, riteniamo sufficiente richiamarne due:

1) L’eventuale mancata comunicazione di elementi informativi da parte dell’intermediario finanziario (nel nostro caso da parte di Dexia) concernenti il contratto derivato (e.g. mark-to-market, scenari probabilistici e costi impliciti) non ha alcun impatto sulla capacità giuridica e negoziale dell’ente locale. Tali informazioni caratterizzano la causa e l’oggetto del contratto derivato, che non rappresentano requisiti di validità ai sensi del diritto inglese.

2) L’eventuale mancanza di una delibera autorizzativa del Consiglio Comunale non priva di efficacia giuridica il contratto derivato, soprattutto se l’organo consiliare abbia successivamente, come nel caso del Comune di Messina, dato riconoscimento delle operazioni e dei suoi effetti nel bilancio comunale ed abbia provveduto a ratificare pagamenti nel frattempo effettuati

L’analisi della sentenza è complessa ma secondo lo studio Parrinello l’indicazione è chiara: la soccombenza del Comune di Messina, anche alla luce della Sentenza Cattolica, sarebbe stata altamente probabile, se non certa.

Di fronte alla prospettiva di una soccombenza quasi scontata, che oggi è suffragata da un una pronuncia di una corte inglese che ha visto soccombente il Comune di Busto Arsizio (la stessa che avrebbe dovuto decidere il giudizio Comune di Messina c. Dexia), la transazione era, giocoforza, l’unica scelta percorribile. Qualsiasi ulteriore valutazione e commento, di fronte a tale dato – che ribadiamo, oggi appare più che mai incontrovertibile – risulterebbe obiettivamente superflua – concludono il professor Marcello Parrinello e l’avvocato Federico Parrinello.

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