Messina, incontro con Pippo Lo Cascio autore di "Il Fungo dei Cavalieri di Malta"

Messina, incontro con Pippo Lo Cascio autore di “Il Fungo dei Cavalieri di Malta”

Redazione

Messina, incontro con Pippo Lo Cascio autore di “Il Fungo dei Cavalieri di Malta”

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venerdì 22 Aprile 2022 - 07:00

Lo Cascio presenterà presso l'istituto San Raineri il suo volume sulla pianta mito dell'antica farmacia melitense il Cynomorium coccineum Linn

MESSINA – La BCsicilia e la Biblioteca Regionale Universitaria “Longo”, presentano venerdì 22 aprile alle ore 16 nel salone del Cnr Istituto Talassografico di San Raineri, il volume “Il Fungo dei Cavalieri di Malta”. La pianta-mito dell’antica farmacia melitense il Cynomorium coccineum Linn, autore Pippo Lo Cascio. L’iniziativa culturale è stata organizzata nell’ambito dell’iniziativa “30Libri in trenta Giorni” di BCsicilia.

L’evento sarà presentato da Sabrina Patania, presidente BCsicilia sede di Messina, seguiranno i saluti di Enzo Foti, Gran Priore di Sicilia dell’Ordine Sovrano di San Giovanni di Gerusalemme Cavaliere di Malta e di Domenico Interdonato, referente “Unitelma” Sapienza Polo di Messina. Sarà un evento a numero chiuso, per partecipare prenotarsi al numero WhatsApp 3899761204.

Saranno due gli interventi previsti, con Balisio Maniaci, presidente UniTRE – Messina e Simone Cappello, ricercatore Cnr-Irbim – Messina. Sarà presente l’autore, le conclusioni: Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia. Coordina: Tommasa Siragusa, Direttore Biblioteca Regionale Universitaria – Messina

Il Fungo dei Cavalieri di Malta

Il fungo parassita Cynomorium coccineum Linn ha dimostrato di avere una lunghissima storia, dato che la prima menzione si fa risalire al tempo di Giobbe o Giacobbe (30:4), il patriarca della Bibbia ebraica che salvò numerose vite umane dalle carestie che si abbattevano periodicamente nelle terre palestinesi. Una di queste, particolarmente violenta che colpì la Terra di Canaan, costrinse la famiglia di Giobbe ad emigrare in Egitto con il bestiame e tutti i loro averi.

Una serie di ricerche archivistiche sulla pianta e i suoi derivati, ha permesso di scoprire fatti e considerazioni storiche e scientifiche di particolare interesse: già in età medievale, i dottori arabi avevano definito il Cynomorium coccineum Linn., il “gioiello delle droghe”, ovvero un prodotto naturale contenente uno o più principi biologicamente attivi e nel campo della farmacia gli fu riconosciuto di possedere ottimi usi terapeutici. I medici del tempo avevano dimostrato che la pianta era insostituibile per combattere soprattutto le disfunzioni del sangue, in tutte le sue manifestazioni corporee. 

I suoi derivati rappresentavano soprattutto un eccezionale medicamento contro l’apoplessia e le malattie veneree e somministrato in polvere, ebbe un utilizzo come contraccettivo, pasta dentifricia e persino come tintura tessile. Il pigmento rosso della pianta ha offerto agli estimatori un altro vantaggio ovvero quello di essere usato dalle donne delle tribù degli Emirati Arabi Uniti come un’efficace tintura di tessuto, molto resistente all’usura e che produce una tonalità che si avvicina al “rosso sangue”.

Il filosofo e medico arabo al- Kindi, che esercitò in Arabia la professione tra il IX ed il X secolo d.C., raccomandava l’uso del “fungo” anche per curare le irritazioni causate da corpuscoli estranei sub-cutanei che procurano infiammazioni, con il rigenerarsi dei tessuti. Rispetto alla definizione proposta da naturalista svedese Carlo Linneo, gli Arabi che ben conoscevano le caratteristiche farmacologiche della pianta, avevano similmente definito la pianta con i termini di “Zeb Arbi” e di “Zeb Turko”, che più o meno concorda con la parola greca cynomorium, avendo ambedue il significato di “canini genitalis”.

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