Coronavirus

Messina zona rossa. “Chi pensa ai disabili?”: l’appello del Tavolo Tecnico Autismo

Nel caos generale, conseguente alle restrizioni previste da oggi, lunedì 11, nella nuova Messina zona rossa, “vi è una omissione colpevole che passa sotto silenzio”. Queste sono le parole del Coordinatore del Tavolo Tecnico Autismo, Pino Currò.

Un grido d’aiuto inascoltato

Le Associazioni familiari che si occupano di Autismo, infatti, hanno dato seguito alla Lettera aperta indirizzata al Sindaco De Luca, inviando una richiesta di convocazione urgente al Prefetto.

“Chiedono di essere finalmente ascoltate, poiché, ancora una volta, questo momento critico graverà sui più fragili: i disabili, gli anziani, le persone sole.
È da più di un anno, però, che aspettano; con un verbale di accordo sottoscritto e mai osservato, anche nel periodo del lockdown, durante il quale avevano chiesto l’utilizzo della Villa Mazzini e di un locale dell’Istituto Marino di Mortelle per realizzarvi attività per i disabili” spiega Currò.

Un’altra lettera è stata inviata al Presidente del Consiglio comunale, Claudio Cardile, affinché dia seguito alla richiesta formulata due mesi fa dalla VII Commissione, presieduta da Dino Bramanti. Vale a dire indire la Convocazione del Consiglio Comunale con all’ordine del giorno solo il dibattito sul tema Autismo.

Le richieste

Le richieste più qualificanti sono: inserire, all’interno del Dipartimento Politiche Sociali del Comune, diretto da De Francesco, uno specifico comparto dedicato all’Autismo e Disabilità; la nomina del Garante per la Disabilità e Consulta per la disabilità con Regolamento aggiornato; e, infine, una questione particolare è quella delle scuole.

La chiusura delle scuole

“I ragazzi delle Scuole superiori sono chiusi in casa. I normodotati saranno impegnati con la DAD (didattica a distanza), ma i disabili no. Non è stata ancora sperimentata una didattica adatta per loro.

Non vi sono esperienze significative, il loro apprendimento segue percorsi diversi. Per loro sono necessarie attività riabilitative e abilitative. Insomma bisogna essere creativi ed in grado di tirar fuori le potenzialità. È un compito di tutta la Società, non solo della Scuola” dichiara il Coordinatore.

L’Università

“Il problema diventa abissale quando essi lasciano le Superiori a conclusione del ciclo scolastico. Dopo vi è il vuoto assoluto. Sono lasciati all’esclusivo carico delle famiglie, fin dall’età di 19 anni. È un enorme problema sociale. Che ne pensa il Sindaco, l’Asp, l’ufficio scolastico? Noi abbiamo la risposta in un Progetto che si chiama Università per l’inclusione, che prevede accordi soprattutto tra le Scuole superiori e l’Università. Ma questo è un altro discorso che siamo pronti ad approfondire” conclude Pino Currò.