Resta in piedi l'unica condanna decisa dopo l'inchiesta del 2015 sugli incarichi alla utility dei rifiuti
MESSINA – Scende a 3 anni ma viene confermata l’unica condanna rimasta in piedi al processo sulla gestione, in fase liquidatoria, di Messinambiente, l’utility che si occupava di raccolta e spazzamento in città. La Corte d’Appello ha ridotto la pena per l’ex responsabile amministrativo Antonino Inferrera, per la sola accusa di peculato. L’uomo era difeso dall’avvocato Giuseppe Carrabba. Per lui l’Accusa aveva invece chiesto la conferma per intero della condanna di primo grado. A febbraio del 2024 Inferrera era stato condannato a 4 anni e mezzo, interdetto dalle cariche pubbliche e gli sono state confiscate somme fino a 5 mila euro. Era sato invece scagionato dall’accusa di corruzione.
L’indagine
L’inchiesta della Procura di Messina risale al 2015 ed era sfociata in provvedimenti clamorosi per 5 persone tra dirigenti della società e imprenditori. I sospetti della Procura si erano accesi sugli affidamenti alle imprese private, effettuate secondo l’Accusa bypassando le procedure ad evidenza pubblica malgrado la utility fosse da quasi un decennio partecipata al 100% dal pubblico.
Le presunte tangenti
Anche i rapporti con gli imprenditori che si erano aggiudicati i servizi erano a tutto vantaggio di Inferrera, ipotizzarono gli investigatori, visto che ognuno di loro ha a sua volta liquidato somme all’ex braccio destro del liquidatore, sotto forma di forniture per consulenze. In un caso, invece, uno degli imprenditori che hanno ottenuto gli affidamenti compariva in una terza società di cui fa parte lo stesso Inferrera.
