Stamattina in Cattedrale, a Messina, il ricordo della diciassettenne vittima innocente di mafia a 40 anni dall'omicidio. Le parole amare di Piero Campagna
MESSINA – 40 anni dalla morte di Graziella Campagna, giovanissima vittima di mafia. Stamattina il ricordo in Cattedrale. Piero Campagna, ostinato negli anni a cercare la verità sull’omicidio, abbraccia don Luigi Ciotti, al loro fianco l’avvocato della famiglia Fabio Repici, e poi ricostruisce emozioni e ferite legate alla perdita della sorella quel 12 dicembre 1985: “Per noi familiari quarant’anni equivalgono a un giorno. Il dolore rimane. Ce l’abbiamo tutti giorni dentro di noi. Di sicuro è una storia che lascia l’amaro in bocca. Il processo si è concluso ma non è stato completo. Chi copriva la latitanza dei due soggetti (gli assassini condannati all’ergastolo, n.d.r.) l’ha fatta franca, non ha avuto un processo. In realtà, l’interesse a uccidere Graziella era di chi copriva la latitanza. In 24 anni di processo la realtà ha superato la fantasia. È successo di tutto. Fu persino stoppato il film tv per non turbare la serenità dei magistrati. Ma noi sappiamo che i magistrati valutano sulla base degli atti processuali. E non di un film”.
“Sull’omicidio di Graziella troppe coperture ad alto livello e depistaggi”
Di professione carabiniere, Piero Campagna (nella foto con don Ciotti) continua a esprimere l’amarezza per i troppi anni trascorsi per raggiungere la verità processuale, solo nel 2004, e con troppi buchi neri: “Una diciassettenne vittima innocente di mafia merita giustizia e verità. E la verità è un diritto. Noi familiari dobbiamo sapere cosa è accaduto. Se non ci fosse stato l’avvocato Fabio Repici, io avrei potuto portare tutte le prove ma il processo non ci sarebbe stato. Ed è stato uno contro tanti. Ci sono state troppe coperture ad alto livello. Si tratta di una storia amara perché viene difficile confrontarci con i ragazzi delle scuole. Ma i ragazzi devono conoscere la verità, che va spiegata. Perché devono conoscere come opera la mafia e di cosa si nutre. Se, a quel tempo, si fosse fatta nelle scuole l’educazione alla legalità, Graziella probabilmente sarebbe viva. Avrebbe saputo come agiva la mafia. Un camaleonte che si mimetizza e cattura la preda. Tutto poteva immaginare tranne che quella lavanderia sarebbe stata la sua condanna. Noi abbiamo vissuto 24 anni di processi, con depistaggi, e fa molto male, complicità e connivenze. E verità emerse a distanza di dodici anni”.
La storia di Graziella Campagna
Graziella Campagna aveva 17 anni e faceva la stiratrice in una lavanderia Villafranca. Lì ritrovò per caso, nelle tasche di una camicia, l’agenda di un certo “ingegner Cannata”. Così veniva a conoscenza della vera identità di quest’ultimo, Gerlando Alberti Junior, nipote latitante del boss Gerardo Alberti e morto di recente. Una scoperta, questa, che le sarà fatale.
La notte del 12 dicembre 1985, dopo aver finito di lavorare e mentre attendeva l’arrivo dell’autobus, Graziella sale su un’auto. Quella sarà l’ultima volta che verrà vista in vita. Due giorni dopo il corpo sarà ritrovato a Forte Campone. Ci vorranno molti anni e la tenacia di Piero Campagna, il fratello carabiniere, e dell’avvocato Fabio Repici per giungere alla verità processuale.

DI FRONTE ALLA BARBARA UCCISIONE DI UNA RAGAZZINA DI 17 ANNI NON CI DOVEVA ESSERE NESSUNA OMERTÀ,NESSUN DEPISTAGGIO, PERCHE CHI SAPEVA E HA TACIUTO, E CHI HA COPERTO LA LATITANZA ,L” HA UCCISA AL PARI DI CHI HA SPARATO…..GRAZIELLA CAMPAGNA COSÌ COME IL PICCOLO GIUSEPPE DI MATTEO ,SONO TRA GLI ORRORI PIÙ CRUDELI E TERRIFICANTI PERPETRATI DALLA MAFIA ….DUE GIOVANI VITE INNOCENTI CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI CADERE TRA LE MANI DI ASSASSINI SPIETATI CHE NON HANNO AVUTO UN BRICIOLO DI CUORE VEDENDOLI COSÌ PICCOLI E INDIFESI.NON MI CAPACITO COME POSSANO ESISTERE SIMILI MOSTRI 🤢🤮