Con il concerto del noto cantautore si chiude la seconda edizione della Rassegna Jazz organizzata dalla Provincia Regionale. Coinvolto ma composto il pubblico presente, apprezzato anche dai musicisti sul palco
«Una presenza che ci gratifica, un personaggio che ha fatto sognare, cantare e innamorare tante generazioni di giovani». Così, con l’enfasi degna di un conduttore televisivo, il Presidente della Provincia Nanni Ricevuto ha presentato, ieri 29 agosto, il concerto di Gino Paoli, spettacolo di chiusura della seconda edizione del “Messina Jazz Festival”. In una stracolma Piazza Antonello, il cantautore friulano, ma genovese d’adozione, ha incantato il pubblico, eseguendo i suoi più grandi successi, rivisitati, però, in chiave jazz. Paoli, coadiuvato da un fantastico assolo del trombettista Flavio Boltro, ha iniziato sulle note di “Time after time (so lucky to be loving you)” splendida ballata cantata anche da Frank Sinatra ed Ella Fitzgerald. Una band d’eccezione, infatti, ha accompagnato magistralmente la sua voce: all’eleganza di Boltro si aggiungono la liricità di Danilo Rea al pianoforte, la precisione di Rosario Bonaccorso al contrabbasso e l’esuberanza ritmica di Roberto Gatto alla batteria.
Nell’innovativo “Incontro di jazz”, Gino Paoli ha regalato agli spettatori il repertorio che negli anni l’ha consacrato tra i più grandi interpreti della musica italiana: da “Sapore di sale” a “La gatta”, Paoli si conferma sempre capace di rinnovarsi pur mantenendo le forme e i contenuti che lo contraddistinguono. Tra una sigaretta e l’altra, immancabili nella sua vita come nei suoi concerti, ha poi eseguito “Vivere ancora”, “Senza fine”, “Il cielo in una stanza” e la meravigliosa “Che cosa c’è”. E ancora “I fall in love too easily” storico brano di Chet Baker, oltre al classico omaggio al compianto amico Luigi Tenco con “Quando”.
In coda un ringraziamento travestito da gaffe: «non mi aspettavo un pubblico così composto e competente» ha detto Paoli nel tentativo di complimentarsi con il numeroso pubblico presente. Il saluto alla gente e, subito dopo, il ritorno sul palco: la standing ovation finale, al termine della splendida “Una lunga storia d’amore”, canzone scritta per Stefania Sandrelli, ha, quindi, riassunto la grandezza di un interprete che da oltre cinquant’anni calca i palcoscenici più importanti d’Italia.
Una vita vissuta sempre in bilico quella di Gino Paoli, fatta di amori, successi, tante discese e altrettante risalite: dalla relazioni con Ornella Vanoni e Stefania Sandrelli, alle collaborazioni con Claudio Villa, Umberto Bindi, Franco Battiato e Patty Pravo, fino al tentativo di suicidio (tuttora il proiettile che si sparò al cuore è conficcato nel pericardio) e ai problemi con la droga.
È terminata così la seconda edizione della rassegna “Messina Jazz Festival”. Un ottimo cartellone, messo in scena dal direttore artistico Roberta Marchese, che ha regalato al pubblico siciliano spettacoli di alto livello: da Rosario Giuliani e Dado Moroni a Enrico Rava, da Francesco Cafiso a Fabrizio Bosso.
Antonio Billé
