Un’orchestra multietnica a Messina

Un’orchestra multietnica a Messina

Un’orchestra multietnica a Messina

domenica 09 Maggio 2010 - 15:42

Alla ricerca di una lingua comune tra diverse culture

Più di 30 anni orsono, un film di grande successo – Incontri ravvicinati del terzo tipo – individuò in una semplice sequenza musicale lo strumento più efficace per comunicare con extraterrestri in arrivo sul nostro pianeta. Allo stesso modo, da qualche tempo, fioriscono iniziative che tentano di utilizzare la musicalità insita in molti uomini come strumento di dialogo tra le diverse culture che compongono una moderna società multietnica.

L’idea è stata sviluppata con successo in varie parti d’Italia e l’esperienza più celebre è, senza dubbio, quello dell’Orchestra di Piazza Vittorio, a Roma; una formazione composta da musicisti provenienti da diversi continenti che da anni ormai girano il mondo.

Anche nella nostra città, un gruppo di persone guidate dal futuro Presidente del Rotary Club Stretto di Messina, Franco Providenti, si è messo in cuore di avviare un’analoga iniziativa.

Ottenuta l’adesione convinta dell’Ente Teatro di Messina, del Conservatorio Corelli, di altre associazioni di volontariato che si occupano di integrazione, si sono messi in cerca di una dozzina di extracomunitari in grado di fare musica con strumenti classici o con quelli tipici del Paese di provenienza.

Giovani tra i 15 e i 30 anni, dotati della passione necessaria per dedicare qualche ora la settimana a perfezionare le loro competenze individuali e imparare a suonare insieme.

Un progetto che non vuole esaurirsi in – pur rispettabilissime – esibizioni nelle piazze o nei teatrini parrocchiali, ma si propone di creare un gruppo stabile dove ogni componente si impegna a mettere in comune un pezzo della cultura (musicale) del suo Paese.

Tra i tanti drammatici problemi delle società multietniche, infatti, vi è quello dello sradicamento, cioè della difficoltà di costruirsi addosso una nuova identità.

E’ la condizione dolorosa e umiliante di chi non si vuole annullare in un’italianità culturalmente lontana, dalla quale si sente respinto. Di chi vorrebbe avere gli stessi diritti di quanti gli stanno intorno senza dimenticare o, peggio, rinnegare le proprie radici africane, asiatiche o sudamericane.

Una condizione che porta l’immigrato a isolarsi insieme ai suoi, con la tentazione di ritrovare l’orgoglio di appartenenza in forme di fondamentalismo che mal si conciliano con le norme di vita dei Paesi europei.

La musica rappresenta una delle vie per ricercare un linguaggio comune, a patto che tutti siano disposti a dare e ricevere qualcosa, senza sentirsi meglio degli altri.

A costruire insieme.

E’ quello che il progetto di Providenti si propone.

Ci sono a Messina giovani filippini, cingalesi, senegalesi, magrebini o di qualsiasi altra parte del mondo, pronti a impegnarsi per formare un’orchestra così?

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