“Voci dal cratere”: la rabbia abruzzese in rima

“Voci dal cratere”: la rabbia abruzzese in rima

“Voci dal cratere”: la rabbia abruzzese in rima

martedì 27 Aprile 2010 - 12:55

Tra L'Aquila e Messina, testimonianza, commozione e riflessione: ecco perché l’hip hop batte il pop 2-0

Ho sempre sostenuto (fatte le dovute eccezioni, ovviamente) che il rap è molto meglio del pop, del rock e del folk. Il motivo? Personalmente ho sempre giudicato il rap come la migliore forma di espressione musicale del disagio giovanile. L’unico “vincolo” magari può essere rappresentato dalle rime, dalla metrica, dal flow… Ma al tempo stesso è uno dei pochi generi musicali che non si ferma all’orecchio, ma riesce ad arrivare al cuore e al cervello dell’ascoltatore. Per lo più di giovani ascoltatori. In un momento in cui l’apparire conta più delle idee (vedi la politica attuale), potrebbe essere questa una delle chiavi di “resistenza” (non necessariamente nel senso partigiano del termine) al degrado culturale quotidiano. Non semplice intrattenimento, dunque, ma anche riflessione e testimonianza.

L’ultima prova l’ho avuta recentemente, ascoltando le realtà nascoste della situazione post-terremoto raccontate da Sara Vegni, cittadina de L’Aquila (ospite a Messina in occasione della presentazione del libro di Manuele Bonaccorsi, “Potere assoluto”), nonché membro del Comitato 3e32, rete cittadina no-profit apartitica ed autogestita, nata a seguito del sisma. La frammentazione in centinaia di campi prima e la costruzione di 19 new town dopo, la mancanza di spazi sociali condivisi e di partecipazione civica ha, infatti, reso ancora più fragile la popolazione, costretta ad abbandonare le proprie case e i propri riferimenti sociali e strutturali.

E’ un po’ ciò che è successo, facendo un parallelo, con l’alluvione anche qui a Messina, quando componenti di partiti politici (senza fare nomi) e non solo, hanno fatto sì che la comunità venisse “disgregata”…

Ma limitando le digressioni (anche se sono inevitabili, considerando l’argomento delicato in questione), torniamo alla musica.

Vi chiederete a questo punto: “E che c’entra adesso la musica?”. Tra le tante iniziative intraprese a L’Aquila, c’è stata la nascita della Zona Rossa Crew, composta da giovanissimi rapper (il più vecchio ha 20 anni!) della città, ormai praticamente priva di centro storico. Dall’unione di queste voci nasce così, a un anno dal terremoto, il mixtape di 9 tracce “Voci dal cratere”. Non credo di esagerare se considero questo mixtape come la migliore testimonianza (almeno artisticamente parlando) di L’Aquila durante e dopo il terremoto: dallo smarrimento delle 3:32 del 6 aprile 2009, alla rabbia causata dalla mancata prevenzione, dalle false promesse, dalla strumentalizzazione del Governo e dalle menzogne mediatiche. Un mixtape che rapisce l’orecchio dell’ascoltatore sin dall’intro. Un ritratto della realtà disilluso, ma ciononostante lucido e non rassegnato, in cui emergono una totale sfiducia nei confronti della stessa politica che usa le macerie come passerella (vedi il G8) ma che poi fa poco per la ricostruzione e nulla per creare spazi socialmente utili. Ascoltare, a questo proposito, “L’avvoltoio” di Nasty (“il potere è l’assassino di mattina a messa col vestito nuovo/ il ladro è ancora ladro pure se è il suo covo è Montecitorio/ la nazione è la carcassa e lui è l’avvoltoio”) e “Accade” degli Anonima con l’orecchiabile ritornello di Mary (“parla più di condomini e meno di condoni/ perché lo sapemo che a parlà sò tutti boni”). Quest’ultima traccia risulta particolarmente interessante nel manifestare una sincerità – frutto della gravità della situazione – che mette da parte i discorsi di “street credibility” tipici dell’hip hop: “20 anni buttati per fare il rapper disagiato/ adesso vivo e penso che il disagio, ca***, è arrivato”.

Tutti i dettagli, anche apparentemente minimi, vengono evidenziati. Anche quando Maltempo nella grottesca “Gli animali prevedono il terremoto” (per “animali” il rapper intende gli sciacalli che hanno fatto della tragedia un business e le volpi che avevano previsto il disastro senza prevenirlo) mette in risalto l’ipocrisia della finta solidarietà e la mancanza di beni di prima necessità. Tra le righe si legge anche una sorta di critica nei confronti di chi ha minimizzato la situazione, distribuendo inutile ottimismo (es. la frase di Berlusconi “prendete la sistemazione come un fine settimana in campeggio”… e dopo un anno ci sono ancora le tendopoli). La rabbia si trasforma in commozione quando il pensiero va agli amici perduti (After sisma di Veleno Mc e il brano a cappella Il boato, la folla, il vuoto di Hade, il quale accenna anche al ritardo dei soccorsi in quella tragica notte). Commozione che intacca anche la mente dell’ascoltatore, il quale, a questo punto non riesce proprio a rimanere indifferente.

Musicalmente è un disco abbastanza orecchiabile, che può essere apprezzato anche dai non amanti dell’hip hop underground. A dare man forte, in questo senso, arriva verso la fine l’unico brano cross-over dell’album: “Ricominciare da qui” dei Dogma 88. E’ anche l’unico brano in cui emerge una sorta di speranza figlia della volontà di andare avanti nonostante tutto, nonostante la natura e la politica nemica: “Dagli schermi del padrone solo lacrime false, speculazioni del potere/ fanno promozione sulle nostre lacrime vere/ voi non sapete come stiamo e non lo potete sapere/ io non mi fido dello Stato/ non l’ho mai fatto/ figuriamoci adesso che sono il diretto interessato/ ma so che va così/ impegnando cuore ed anima ricominciamo da qui”.

Torniamo alla domanda iniziale: perché il rap dovrebbe avere la meglio sul pop? Mettete a confronto questo mixtape con il pezzo “Domani 21/04/09” degli Artisti uniti per l’Abruzzo o il nostrano “Mani per Messina”. Questi ultimi sono sì progetti validi, nonché lodevoli iniziative, ma non riescono ad esprimere appieno la realtà dei fatti passati e presenti. Domani rievocava troppo l’effetto buonista e fine a se stesso di “We are the world”. E, come se non bastasse, ascoltandola ad un anno di distanza suona come una beffa nei confronti di tutti gli abruzzesi ancora residenti nelle tendopoli. Altro che “domani”! Neppure dopodomani!

Discorso simile per “Mani per Messina”, disco molto interessante, ma non soddisfacente al 100% proprio perché le parti cantate (tra l’altro alcune in inglese) rendono il messaggio meno diretto e soprattutto quasi decontestualizzato nei confronti della situazione in questione. Ascoltando questo mixtape, inoltre, si capisce uno dei motivi per il quale, a differenza che nelle altre parti del mondo, l’hip hop italiano stenta a decollare (oltre alle faide che si scatenano non appena un artista firma per una major). Vi immaginereste che rivoluzione (non solo musicale, ma anche mediatica) sarebbe passare uno di questi pezzi per radio?

Chissà che una cosa simile non accada anche a Messina un anno dopo l’alluvione… Le analogie, d’altronde, non sono poche. Anche quella di Messina era una tragedia evitabile. Anche qui ci sono stati gli sciacalli e le volpi. Anche qui abbiamo avuto una fasulla informazione mediatica che ha distolto la realtà dei fatti (anche grazie a Bertolaso e alla Prestigiacomo). Anche qui ci sono stati i morti, anche se molti di meno (proprio perché l’abusivismo non c’era, mentre le responsabilità della Protezione Civile si: mettete a confronto i 300 milioni per il G8 de La Maddalena con i 3 milioni dopo l’alluvione del 2007). L’unica differenza sta nel fatto che, a L’Aquila, come detto, dopo un anno e dopo tante strumentalizzazioni e promesse non mantenute, la rabbia ha preso il sopravvento. Rabbia che purtroppo a Messina è stata finora piuttosto attenuata. Vuoi perché “qualcuno” ha avuto interesse nel far sì che le comunità delle zone alluvionate rimanessero disgregate; vuoi per l’apatia di una parte dei cittadini, che non si è “svegliato” neppure davanti ai morti, all’evidenza delle responsabilità e alle promesse non mantenute (neppure il presunto ritorno di Berlusconi a Messina dopo i funerali); vuoi perché questi stessi cittadini hanno preferito sentirsi vittima di discriminazione territoriale, dimenticandosi che L’Aquila non è così a nord e Viareggio (luogo di un’altra tragedia “sotterrata” dai media e ancora nessun colpevole dopo quasi un anno) non è esattamente a sud… Se la geografia non è un’opinione…

E soprattutto, ignorando che la ricostruzione di L’Aquila è stata poco più di una messinscena. Mentre a Messina si è utilizzato il metodo tipicamente mafioso/ottimistico del “non vedo, non sento, non parlo”.

Tanta solidarietà, dicevamo, con lodevoli iniziative da parte dei cittadini, ma spesso fini a sé stesse, con nulla di clamoroso. Invece, sarebbe stato interessante costituire una class action per chiedere i danni al Governo per non aver prevenuto la tragedia e per non essere intervenuto successivamente alla ricostruzione.

Nessuna sorpresa: siamo in una città apatica che, tornando alla musica, raccoglie firme solo per portare a Messina Marco Carta, tipico artista reso famoso da qualcuno proprio perché non ha la capacità (nè tantomeno lo scopo) di far riflettere tramite le sue canzoni… E siamo anche una città in cui, parole di Buzzanca, “I fondi o servono per la costruzione del Ponte o non verranno, nessun privato investirà per la messa in sicurezza del territorio”. Tradotto: “O si spera negli affari dei privati, o niente”.

Ma il mixtape trattato qui, oltre all’amara realtà, ci ha mostrato che la speranza è figlia di volontà. Se non c’è la volontà di farsi sentire e di cambiare le cose, non c’è più neppure quel barlume di speranza a cui attaccarsi. Se il Popolo delle Carriole non fosse sceso in piazza, probabilmente anche noi saremmo qui a pensare che gli abruzzesi abbiano tutti abbandonato le tende per una casa.

Potere della forza di volontà. E anche della musica, appunto.

Tracklist

1. Intro

2. Maltempo – Gli animali prevedono il terremoto

3. Gorillaman – Mille ferite

4. Keso Mc – L.F.D.P.

5. Anonima featuring Mary – Accade

6. Veleno Mc – After sisma

7. Nasty – L’avvoltoio

8. Dogma 88 – Ricominciare da qui

9. Hade – Il boato, la folla, il vuoto

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED