Il coro dei sindaci dei Nebrodi: «Ci vogliono risposte, settimana prossima a Palermo, pronti ad arrivare a Roma»

Il coro dei sindaci dei Nebrodi: «Ci vogliono risposte, settimana prossima a Palermo, pronti ad arrivare a Roma»

Il coro dei sindaci dei Nebrodi: «Ci vogliono risposte, settimana prossima a Palermo, pronti ad arrivare a Roma»

venerdì 19 Febbraio 2010 - 11:21

Oltre 2 mila persone scendono in piazza a Capo d’Orlando per chiedere «fondi e non passerelle». Partecipata riunione nella sala consiliare del Comune: sottoscritto un documento per chiedere al Governo la dichiarazione dello stato d’emergenza. Chiamati in causa anche Anas, Provincia e Ferrovie. I sindaci , riuniti in un -Coordinamento per l'emergenza Nebrodi-, si recheranno la settimana prossima a Palermo e nella capitale

«Fondi, non passerelle». E’ unanime il coro che arriva da Capo d’Orlando, dove i sindaci dei Nebrodi hanno messo in atto una protesta forte in seguito alle frane che hanno devastato il territorio nelle ultime settimane, culminando nel disastro di San Fratello. Oltre duemila persone sono scese in piazza, una rappresentanza folta di sindacati, associazioni, commercianti, studenti, cittadini stanchi e arrabbiati. Tanto. E con tutti. Con la Regione, con il Governo nazionale, con l’Anas, con la Provincia, con le Ferrovie dello Stato. Con tutte quelle istituzioni, cioè, che negli anni sono rimaste cieche di fronte ai campanelli d’allarme dati dalla natura e sorde nei confronti delle grida d’aiuto partite da questo o quel comune. Una storia che Messina conosce già bene per averla vissuta, nella sua forma più tragica, il 1. ottobre scorso.

Dopo il corteo diramatosi per le vie di Capo d’Orlando e conclusosi a piazza Matteotti con al centro solo un gonfalone, quello di San Fratello, rappresentato oggi dall’assessore Benedetto Giuffrè, i sindaci si sono riuniti nella sala consiliare “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” del Comune di Capo d’Orlando, dove il sindaco Enzo Sindoni ha presieduto un summit durante il quale è stata annunciata l’istituzione di un -Coordinamento dei sindaci per l’emergenza Nebrodi- e sono state decise le iniziative da intraprendere. Al centro un documento unitario predisposto dal sindaco di Ficarra Basilio Ridolfo dal quale, essenzialmente, viene una richiesta primaria: che il Governo romano dichiari lo stato d’emergenza, come del resto invocato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Proprio Lombardo è stato chiamato in causa da diversi sindaci, nel corso di una riunione nella quale abbiamo potuto -respirare- la rabbia e al tempo steso la voglia di arrivare fino in fondo. «Consumeremo un primo passaggio a Palermo, dopodiché arriveremo fino a Roma», l’orientamento generale. Iniziativa da mettere in opera subito, già la settimana prossima: tra mercoledì e venerdì una delegazione di sindaci si recherà a Palermo, con l’intento di far giungere la protesta fino a Palazzo Chigi. «Lombardo deve farsi portavoce insieme a noi», l’ulteriore richiesta. «Siamo disorientati – ha detto Bruno Mancuso, sindaco di Sant’Agata di Militello – perché risposte, finora, non ne abbiamo avuto». I casi di Falcone, Giampilieri e, per ultimo, San Fratello hanno segnato tutti ma anche “indispettito”: «Solo passerelle, ma i fondi? Gli interventi?». Sotto accusa anche i parlamentari della provincia di Messina: «Si fanno vedere solo per le elezioni». Diverse le proposte lanciate: secondo alcuni vanno individuati precisi obiettivi per mettere in campo azioni concrete; secondo altri ci vorrebbero interventi legislativi mirati.

Ciò che emerge dalla giornata di oggi è una generale compattezza, seppur con piccole inevitabili divergenze, dei sindaci dei Nebrodi, disposti davvero ad arrivare fino in fondo. Dopo i morti di Messina e la “scomparsa” di un intero paese, nessuno è più disposto a veder crollare le montagne nell’indifferenza di un’Italia che si considera, a nessun titolo, di una “categoria superiore”.

(foto Dino Sturiale)

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