Da Longi l'appello per riportare l'ente al centro dello sviluppo del territorio
Longi – Lo sviluppo di un’area come i Nebrodi non può prescindere dal ruolo del Parco. Un ruolo che negli ultimi anni è sembrato assente, se non addirittura di ostacolo allo sviluppo stesso, dove qui si parla di uno sviluppo secondo le direttrici fondanti e compatibili con gli scopi di tutela del parco, ovvero quelli incentrati sullo slow tourism, la valorizzazione dei borghi e delle loro eccellenze contro lo spopolamento e il depauperamento delle comunità locali.
Il Parco, assente quando non ostacolo
E’ questa in estrema sintesi l’istanza che arriva dal talk “Turismo e mobilità a misura dei borghi rurali dei Nebrodi” che a Longi, durante l’ultima edizione di Note di gusto, ha messo a confronto operatori turistici e attori istituzionali.
Tante le problematiche legate al rapporto tra il Parco dei Nebrodi e il suo territorio, già emerse durante l’ultimo Festival del giornalismo enogastronomico di Galati Mamertino. “Il Parco non può essere un carrozzone o solo uno stipendificio”, ha esorato il presidente del Gal Franco Calanna, al quale ha fatto eco il deputato regionale Calogero Leanza: “Sacrosanta la necessità di tutelare il territorio attraverso i vincoli, ma non devono esserci solo questi né devono essere un freno a qualunque iniziativa”.
Le criticità dell’ente secondo gli operatori
In questo senso si è espressa, con una lunga lista di esempi, la guida naturalistica Barbara Cangemi de La Stretta. L’associazione, promotrice dell’evento Note di gusto che ha richiamato tantissimi visitatori a Longi, ha spiegato che, lungi dal supportare le attività che possono concorrere allo sviluppo dei Nebrodi, l’ente Parco sembra frenarle. Così, ha spiegato delle tante strade dove la manutenzione è assente, i sentieri abbandonati nei quali i turisti autonomi si perdono e si fanno male, i permessi alle attività di trekking che vanno a rilento. Mentre jeep e automobili, di contro, continuano a invadere boschi, laghi e montagne.
