L'associazione chiede lo stato di emergenza e un piano di rilancio per il settore
Il mondo corilicolo messinese è in ginocchio, con una perdita di produzione di oltre l’80% che “va valutata con estrema preoccupazione a medio termine”. Lo dice la Confagricoltura di Messina, sottolineando come l’intero comparto sia a rischio.
La crisi, secondo l’associazione, è stata innescata da una combinazione di fattori climatici avversi e danni da fauna selvatica. “A causa degli effetti climatici che si sono susseguiti nel corso dell’anno, con abbondanti precipitazioni nel periodo dell’impollinazione, presenza di nebbia nel periodo di aprile alternata anche a giornate di scirocco con conseguente sbalzo termico tra il giorno e la notte, temperature abbondantemente oltre la media nel periodo di giugno e luglio e la forte grandinata di metà agosto antecedente la raccolta” la situazione è diventata insostenibile. A questo si aggiungono “i gravi danni apportati dalla fauna selvatica, in particolare dai ghiri, cinghiali e suini che provvedono a mangiare quella percentuale restante di prodotto, associato al cimiciato abbondantemente presente nel territorio”.
Di fronte a questa emergenza, la Confagricoltura di Messina “sostiene con forza la richiesta dello stato di emergenza nazionale per la crisi del settore corilicolo”. L’associazione ha infatti presentato un piano di rilancio, “coerente con il Piano nazionale del settore corilicolo 2022-2025”, per “riportare il comparto su un sentiero di redditività e qualità attraverso un mix di interventi ‘emergenza e struttura’”.
Le proposte a breve, medio e lungo termine
Nel brevissimo periodo, l’obiettivo è “fermare l’emorragia di reddito”. Per questo, Confagricoltura propone “ristori economici mirati; sospensione temporanea di adempimenti che bloccano la PAC e rinvio versamenti previdenziali”, e chiede “prestiti agevolati, proroga cambiali agrarie e anticipi sulla Produzione Lorda Vendibile garantiti”. L’associazione propone un “Unità operativa anti-cimice ‘Nebrodi’”, un “Piano ‘ghiri'” che “combini prevenzione, contenimento selettivo, valorizzazione della predazione naturale (rapaci) e indennizzi rapidi su danno documentato”. Viene inoltre proposto un “Fondo ‘Qualità in campo’ che riconosca un contributo a ettaro per dispositivi di difesa, monitoraggi e pratiche di gestione sostenibile, e un ristoro parziale per prodotto deprezzato a causa di cimiciatura/marciume certificato dalle OP/Cooperative”. Infine, l’associazione propone “una finestra straordinaria per cambiali agrarie e prestiti di conduzione garantiti, più la sospensione temporanea di blocchi amministrativi su contributi PAC per aziende in comprovata difficoltà, con piani di rientro assistiti dai CAA”.
Nel medio periodo, che va da 12 a 36 mesi, Confagricoltura propone “poli distrettuali per essiccazione, sgusciatura e selezione per calibro (Tortorici-Ucria-Sinagra) con tracciabilità digitale dei lotti” e “accordi di filiera pluriennali indicizzati alla qualità e ai servizi di prima lavorazione”. L’obiettivo è anche la riorganizzazione degli impianti con “reimpianti e riconversioni con materiale certificato, portinnesti tolleranti e sesti meccanizzabili; piano agronomico quinquennale” e la creazione di “aziende dimostrative (demo-farm) e formazione tecnica continua su difesa integrata, gestione del suolo, potatura, raccolta ed essiccazione”. Viene sottolineata l’importanza di nuove “infrastrutture idriche diffuse” e un “Laboratorio di qualità di distretto”, oltre a un “Osservatorio agro-climatico e fitosanitario con dati pubblici aperti”.
Per il lungo termine (oltre 36 mesi), Confagricoltura propone un percorso per ottenere la DOP dei Nebrodi e il “consolidamento della lotta biologica”. L’obiettivo è anche la “meccanizzazione sostenibile nelle aree terrazzate”, l’efficientamento energetico dei centri di prima trasformazione e lo sviluppo di “canali premium ed export” per emanciparsi dai sostegni diretti. L’associazione ritiene che con un’adeguata strategia “la ‘Nocciola di Sicilia’ può tornare ad essere un prodotto redditizio per le aziende e riconoscibile per i mercati, preservando paesaggi, comunità e lavoro qualificato lungo tutta la filiera”.
