Il magazine Sale & Pepe, che opera nel settore da oltre 35 anni, ha parlato delle bontà dello Stretto, tra primi, secondi e dolci: ecco quali ha scelto
MESSINA – Nel giorno in cui Visit Italy ha inserito Messina nella Top Ten dei luoghi da visitare in Italia nel 2024, anche un altro giornale, attivo da quasi quarant’anni, ha acceso i fari sulla città, focalizzandosi su uno degli aspetti per cui è più famosa (anche tra i messinesi): la cucina. Si tratta del magazine Sale & Pepe, che dal 1987 ha portato in edicola i piatti della tradizione culinaria italiana e che ora, sul web, si è concentrato anche su cosa si mangia di tipico in riva allo Stretto.
Non solo focaccia
E non si parla soltanto della focaccia messinese, della mezza con panna o delle “braciole” in una città definita “dello street food” e “dai piatti unici”. La giornalista Camilla Rocca, nel suo giro tra Messina e provincia, ha analizzato ogni aspetto: dolce e salato, primi e secondi, e anche i vini. E così, dopo aver decantato le doti della granita, nel lungo articolo troviamo piatti che quasi certamente qualsiasi messinese ha gustato almeno una volta nella vita (e quasi sicuramente nella cucina della nonna).
I primi, i secondi e i dolci
Ci sono, ad esempio, le doppiette di melanzane, il macco di fave, la pasta con la mollica. Immancabile la pasta ‘ncaciata, al fianco di quelle con le sarde o con il cavolfiore. Tra i secondi spicca l’immancabile ghiotta di pesce stocco, così come polpette e involtini di pesce spada, il baccalà e alcuni tipi d’arancino. E ovviamente le cozze di Ganzirri, gli involtini di carne e quelli di spatola. Sì, c’è anche la focaccia e ci sono tanti dolci: pignolata, frutta martorana, piparelli, nzuddi e tanti altri.
Insomma, spesso si sottolinea che Messina non è solo un luogo in cui si mangia, ma ciò non significa sminuire una tradizione culinaria secolare, portata avanti da schiere di nonni, figli e nipoti, pasto dopo pasto e soprattutto domenica dopo domenica. L’attenzione sulla città resta alta ed è così anche in cucina. Non resta che far assaggiare tutto a più turisti possibile per far conoscere le specialità dello Stretto anche al resto d’Italia e del mondo.
…bravo il nostro articolista !!! e però, un cenno alla qualità scadente dei prodotti che vengono venduti, lo poteva pure sprecare … che ne sa il turista della bontà e del gusto di queste pietanze, che OGGI neppure i messinesi ricordano ???
Iniziamo a venderci bene, come hanno fatto altre realtà vicine che di fatto hanno molto meno ma sono conosciute molto più di noi, a Messina si mangia bene poi chi lucra esiste ovunque
In parte concordo con Carmelo 1819, ma definire scadenti non mi sembra il termine giusto, i sapori di una volta con ci sono più è vero, ma sono sempre piatti pieni di gusto e genuini e, i messinesi (di una certa età) ricordano tra Carmelo.