Operazione Cesare, le donne dello spaccio e il 12enne pusher in proprio

Operazione Cesare, le donne dello spaccio e il 12enne pusher in proprio

Alessandra Serio

Operazione Cesare, le donne dello spaccio e il 12enne pusher in proprio

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venerdì 13 Novembre 2020 - 07:33

I dettagli dell'operazione Cesare che svela come le donne fossero a capo dello spaccio a Villaggio Aldisio e il ruolo di un 12enne coinvolto nei traffici dalla madre

Una moglie, una nonna, una figlia e una nipote. Tutte insieme coinvolte nello spaccio della droga a Villaggio Aldisio, pronte a prendere le redini del giro quando i loro uomini finiscono in carcere. E un ragazzino di 12 anni che aiuta la madre a spacciare: parla coi pusher, conserva la droga e la vende, custodisce il denaro e comincia muoversi autonomamente, rivendicando la sua parte per ogni vendita della droga.

L’operazione Cesare racconta anche questo, e da martedì scorso ad occuparsi del ragazzino è il giudice dei minori, che lo ha tolto alla famiglia. La madre intanto è stata arrestata, così come sua nonna.

Dalle carte dell’inchiesta emerge infatti che erano state le donne a gestire lo spaccio a conduzione familiare a Villaggio Aldisio,dopo che alla fine del 2018 nonno e nipote, principali spacciatori della zona, erano stati arrestati. I carabinieri lo scoprono grazie ai colloqui in carcere tra l’arrestato, la moglie e la figlia, e da lì cominciano a monitorare anche le donne. “Se non prendevo le redini in mano io non prendevo neanche questi”, dice orgogliosa la moglie nel parlatoio al marito, informandolo dell’andamento degli affari.

Le video riprese e le telefonate intercettate aprono ai militari un mondo, fatto di giovanissime e meno giovani intente a vendere fumo, cocaina e tutto quanto richiesto dai clienti, dalle loro abitazioni ed effettuando frequenti rifornimenti a Barcellona pozzo di Gotto. “La nonna ne ha contate 200 (…) sono rimaste due pietre”, dice la figlia alla madre, facendo cenno al ruolo della più anziana.

Nei mesi in cui è stata tenuta sotto controllo, le cimici dell’Arma hanno captato liti e ricongiungimenti nella famiglia finita nella retata, ma soprattutto il business, tanto business. Così, la moglie dopo l’arresto scopre che il marito la tradiva con una ragazza del circondario anche lei inserita nel giro, ma malgrado le rimostranze al coniuge fa buon viso a cattivo gioco per chiudere gli affari aperti da lei e il marito. Poi, però, scopre che la rivale si è messa in affari con la figlia ma i conti non tornano, ci sono continui ammanchi e ritenendole inaffidabili le estromette entrambe.

La figlia a quel punto comincia a spacciare per conto suo, da propri canali si rifornisce e si mette intorno suoi pusher. E si avvale dell’amato figlio dodicenne, che la scorta ovunque, anche nei rifornimenti. Al ragazzino, la donna non esita ad affidare il telefono quando deve mancare a lungo. E’ lui, scoprono gli investigatori, a rispondere e prendere gli “ordini”, ricontatta la mamma e torna a rispondere.

E quando proprio la donna non può esserci, tocca a lui avere a che fare con in pusher, custodire e suddividere la droga, consegnarla al pusher di turno o direttamente al cliente, infine incassare. E pretendere, quindi, la sua parte. “Eh, 10 sono miei e 40 sono i tuoi, ciao!”, risponde stizzito al telefono alla madre, informandola del buon esito di una vendita.

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