Operazione "Pedigree 3", nuovo colpo ai Serraino: in cella per 416-bis Doldo e Russo

Operazione “Pedigree 3”, nuovo colpo ai Serraino: in cella per 416-bis Doldo e Russo

Redazione

Operazione “Pedigree 3”, nuovo colpo ai Serraino: in cella per 416-bis Doldo e Russo

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mercoledì 20 Ottobre 2021 - 12:23

Negli uffici del 38enne, il clan avrebbe progettato l'omicidio di un uomo della cosca accusato d'avere rapporti con le forze dell'ordine

REGGIO CALABRIA – Operazione Pedigree 3 della Polizia, in cella due persone cui viene contestata l’associazione mafiosa.

Stamane, a conclusione delle indagini coordinate dalla Dda reggina (procuratore distrettuale, Giovanni Bombardieri), la Squadra mobile – con il supporto delle Volanti – nel corso di un’operazione denominata Pedigree 3, ha dato eseguito gli ordini di custodia cautelare in carcere emessi dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti del 38enne Francesco Doldo e del 22enne Domenico Russo, ritenuti responsabili d’associazione mafiosa.

L’inchiesta costituisce il naturale séguito delle operazioni Pedigree e Pedigree 2 eseguite rispettivamente in data 9 luglio 2020 e 15 ottobre 2020 e ha permesso di disarticolare ulteriormente la ‘ndrina Serraino, operante nei quartieri di San Sperato, Arangea e Gallina, nonché a Cardeto e nelle aree aspromontane del Reggino.

Doldo e Russo, secondo quanto emerso, farebbero anch’essi parte del sodalizio insieme a Maurizio Cortese cl. 80; Stefania Maria Pitasi cl. 83, moglie di Cortese; Paolo Pitasi cl. 52, suocero di Cortese e padre della Pitasi; Salvatore Paolo De Lorenzo cl. 71; Antonino Filocamo cl. 88; Daniele Filocamo cl. 90; Antonino Barbaro cl. 86; Carmelo Leonardo cl. 63; Bruno Nucera cl. 1968; Domenico Sconti cl. 57, genero di Francesco, inteso don Ciccio Serraino, “boss della montagna”; Sebastiano Massara cl. 86; Domenico Morabito cl. 75; Antonio Serraino cl. 80, detto “Nino”, , figlio del defunto Domenico [cl. ’45, detto “Mico” Serraino] e nipote del defunto Francesco Serraino classe 1929 alias “il boss della montagna”; Antonino Fallanca cl. 54; Francesco Russo cl. 73, detto Ciccio “lo Scalzo” o “’u Scazzu”, padre di Domenico cl. 99; Paolo Russo cl. 61, detto “Zamburro” e Sebastiano Vecchio cl. 73, detto “Seby”, tutti tratti in arresto con le precedenti operazioni di polizia.  

Le indagini svolte dalla Squadra Mobile – sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della Dda di Reggio Stefano Musolino, Walter Ignazitto, Paola D’Ambrosio e Diego Capece Minutolo – si sono avvalse, in questa fase, anche delle dichiarazioni di alcuni soggetti tratti in arresto nelle precedenti operazioni, che nel frattempo hanno scelto di collaborare con la Giustizia.
Tali dichiarazioni, puntualmente riscontrate dalle attività tecniche di intercettazioni, hanno permesso di acquisire un grave quadro indiziario a carico degli odierni arrestati quali partecipi, a pieno titolo, del programma criminoso della  cosca Serraino, attiva nel settore delle estorsioni in danno di imprenditori e commercianti locali, nell’imposizione con violenza e minaccia di beni e servizi e nell’impiego dei proventi delle attività delittuose in esercizi commerciali nel campo della ristorazione [bar] e della vendita di frutta, intestati a compiacenti prestanome allo scopo di eludere l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e il sequestro delle imprese ai sensi della normativa antimafia.

In particolare, la presente indagine ha consentito di accertare che Francesco Doldo, pur non essendo stato formalmente battezzato, è di fatto un accoscato e fornisce al sodalizio un prezioso contributo rendendosi disponibile per conservare e custodire armi della cosca e mettendo a disposizione gli uffici della propria agenzia di assicurazioni per riunioni di ndrangheta in cui sono state assunte importanti decisioni relative a fatti estorsivi e paventati progetti omicidiari ai danni di un esponente della cosca ritenuto avere rapporti ambigui con esponenti delle forze dell’ordine.

E’ emerso, ancora, che esisteva un rapporto di strettissima sinergia solidaristica tra Doldo e Francesco “Ciccio” Russo inteso ‘u scazzu, capolocale della cosca Serraino sino al suo arresto dell’ottobre 2020.  Infatti, Francesco DOLDO si attivava alacremente:

  • per individuare un’autovettura da destinare al trasporto dei familiari di Francesco Russo, ristretto in carcere dopo l’esecuzione dell’ordinanza custodiale emessa a suo carico nel procedimento Pedigree 2;
  • per ricercare somme di denaro, su sollecitazione di Domenico Russo, da destinare al pagamento delle spese legali in favore del padre detenuto.

Con riferimento, invece, a Domenico Russo, è emerso che egli ha fornito, nel tempo, sistematica e fattiva collaborazione al padre Francesco Russo classe 1973, detto “Ciccio lo scalzo”, a sua volta indicato dai “pentiti” come storico componente della cosca Serraino con il ruolo direttivo in seno alla consorteria mafiosa di “capo società” che aveva presieduto i riti di affiliazione e che, dopo la sua recente scarcerazione nel 2017, aveva mantenuto un ruolo apicale, interloquendo direttamente con il capo della ndrina Nino Serraino.

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