Ovazioni per Yulianna Avdeeva, straordinaria interprete chopiniana

Ovazioni per Yulianna Avdeeva, straordinaria interprete chopiniana

giovanni francio

Ovazioni per Yulianna Avdeeva, straordinaria interprete chopiniana

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lunedì 21 Ottobre 2019 - 08:31

Una prova superba delle sue straordinarie qualità pianistiche

Sabato, per la stagione concertistica delle Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica, V. Bellini, la pianista russa Yulianna Avdeeva, vincitrice, nel 2010, del concorso “F. Chopin” di Varsavia – forse il più prestigioso concorso pianistico internazionale -, ha offerto una prova superba delle sue straordinarie qualità pianistiche dinanzi al numeroso pubblico del Palacultura, presentando un programma assai intenso ed impegnativo.

La prima parte del concerto è stata dedicata interamente a Chopin, del quale la pianista ha eseguito variegate composizioni abbracciando le molteplici sfumature del grande polacco: notturni, mazurke, ballata, preludio, scherzo, polacca, insomma quasi tutti i principali generi musicali affrontati da Chopin. La Avdeeva ha iniziato con Il delicato e struggente “Notturno” in Do diesis minore, op. posth., reso celebre anche dal film di Polansky “Il pianista”, il cui titolo originale non è “Notturno” bensì “Lento con gran espressione”. Ha fatto seguito un altro “Notturno”, quello in Fa, op. 15 n. 1, che si caratterizza per la parte centrale “Con fuoco” fortemente impetuosa, in contrasto con le parti iniziale e finale, di carattere lirico. Ecco poi il primo grande capolavoro: La “Ballata”, op. 47 in la bem. maggiore. Le Ballate sono brani caratterizzati da molti elementi in comune, che insieme costituiscono un nuovo genus musicale, (la Ballata) praticamente inventato da Chopin. Le Ballate chopiniane si caratterizzano dall’alternarsi di temi dolci e malinconici ad altri violenti e appassionati, dalla scrittura pianistica complessa ed elaborata, densa di pathos, con temi ora quasi selvaggi, ora dolcissimi, fra i più belli e famosi usciti dalla penna del polacco.

L’op. 47, la terza delle quattro composte da Chopin, si distingue per la sua deliziosa cantabilità, della quale fu scritto in una recensione dell’epoca “È poesia tradotta – superlativamente tradotta – in suoni”. Dopo l’esecuzione del “Preludio” in do diesis op. 45 – un brano pubblicato da solo, non facente parte dei celebri 24 preludi op.28 – nel quale Chopin è impegnato nello sviluppo di nuove sonorità, anticipando con evidenza la musica di Debussy, la pianista ha affrontato l’assai impegnativo “Scherzo” No. 3 in Do diesis minore, op 39, strutturato in due temi, uno violento e selvaggio, l’altro ieratico, a carattere di corale, temi che Chopin riesce a fondere in maniera straordinariamente moderna. Un momento di relativa distensione con l’esecuzione delle tre mazurke Op. 59 ha preceduto l’altro grande capolavoro che ha concluso la prima parte: la Polacca in Fa diesis minore, op. 44. Il brano presenta sia l’aspetto travolgente della polacca chopiniana, che da danza folkloristica diventa potente mezzo espressivo per celebrare la sua patria, sia l’aspetto di profonda malinconia – nel Trio inserito a metà del capolavoro – preceduto a sua volta da un tema marziale che ricorda una cavalcata.

Splendide e indimenticabili le battute conclusive, uno spegnersi desolato e lacerante. La pianista ha dimostrato di essere completamente a suo agio nell’interpretare Chopin, attenta a far risaltare i contrasti fra piano e forte, tecnicamente padrona assoluta della tastiera, attraverso un pianismo sobrio, non spettacolare, ma straordinariamente efficace e naturale, e soprattutto di grande precisione. Eccezionale in particolare l’esecuzione del difficile Scherzo n. 3, che ha strappato ovazioni da parte del pubblico.

La seconda parte del concerto è stata dedicata a due brani fondamentali del pianismo romantico. La Avdeeva ha iniziato con gli otto Fantasiestucke (Pezzi fantastici) op. 12, uno dei più riusciti capolavori di Robert Schumann, in cui ritroviamo un compendio di tutti gli aspetti poetici del compositore tedesco, ora appassionati e impetuosi, anche tragici, ora dolci, sognanti e malinconici, ove talora la musica raggiunge vette di altissima poesia, a partire dal primo brano Des Abends (La sera), dalla leggiadra atmosfera crepuscolare, ove non c’è traccia di virtuosismo e la malinconica melodia si fonde in simbiosi con l’accompagnamento. Ricordiamo anche il celebre “Aufschwung” (Slancio), così appassionato, e l’inquieto e angosciante “In der Nacht” (Nella notte).

La pianista ha concluso in bellezza con un altro celebre e famoso capolavoro: la “Wanderer Fantasy” in C major, D760 di Franz Schubert. Talmente difficile che neanche lo stesso Schubert pare riuscisse ad eseguirla correttamente, questo brano complesso si struttura in quattro parti, senza soluzione di continuità, delle quali la seconda, un “Adagio con variazioni”, cita il tema del lied di Schubert “Der Wanderer” (il viandante) dal quale l’opera prende il nome. Questo capolavoro contiene fra i temi più lirici e indimenticabili tipicamente schubertiani, accanto ad altri impetuosi, brillanti, che si fondono mirabilmente.

La Adveeva, si è dimostrata perfetta anche in Schumann e Schubert, la cui Wanderer, brano che presenta notevoli difficoltà tecniche, è stata eseguita senza alcuna esitazione, con grande padronanza e naturalezza rendendo meravigliosamente l’unitarietà del brano, strutturato in vari movimenti con caratteri e tonalità differenti, e strappando entusiasti applausi. Prezioso il bis di cui la Avdeeva ci ha fatto dono: ancora Schubert, con il suo delizioso e famosissimo Movimento musicale n. 3, tratto dai sei Momenti musicali D 780, una breve aria russa a ritmo di marcetta, di un’incantevole perfezione.

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