Parco Romani, prescrizione per l'ex presidente della Regione Calabria Olivo

Parco Romani, prescrizione per l’ex presidente della Regione Calabria Olivo

Redazione

Parco Romani, prescrizione per l’ex presidente della Regione Calabria Olivo

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mercoledì 07 Aprile 2021 - 10:28

All'epoca, era sindaco di Catanzaro. Non luogo a procedere anche per l'ex dirigente Cantisani, assoluzione per l'ex presidente dell'Urbanistica Elia

Un’assoluzione e due non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Questa la sentenza emessa dal Tribunale di Catanzaro al termine del processo su presunti illeciti commessi nel corso della realizzazione del parco commerciale “Romani”.
È stato assolto l’allora presidente della commissione Urbanistica del Comune Giulio Elia, difeso dall’avvocato Antonio Lomonaco, unico tra gli imputati ad avere rinunciato alla prescrizione per il quale il pm aveva chiesto 2 anni e 8 mesi di reclusione. Non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dell’ex sindaco di Catanzaro Rosario Olivo (già presidente della Giunta regionale calabrese nel periodo 1987-1991, compirà 81 anni il prossimo 18 aprile) e di Biagio Cantisani, ex dirigente del Comune, difesi dagli avvocati Carlo Petitto e Nicola Cantafora.

Rosario Olivo, ex sindaco di Catanzaro

Le accuse a vario titolo contestate agli imputati erano truffa, abuso d’ufficio e falso per presunti illeciti relativi alla realizzazione del parco commerciale Romani e dell’Ente Fiera che prevedeva un finanziamento statale di cinque milioni di euro al Comune di Catanzaro.
L’inchiesta sul parco commerciale Romani è stata avviata nel 2012 dalla Guardia di finanza di Catanzaro e verteva sulla realizzazione di un centro fieristico (che doveva sorgere nel Parco Romani) con un finanziamento statale di cinque milioni di euro al Comune di Catanzaro. In particolare, la società Argento, di cui era socio l’imprenditore Gaetano Romani (scomparso di recente e che era imputato nel processo ordinario), aveva fatto una permuta con il Comune di Catanzaro, che acquisì due immobili di proprietà degli imprenditori Giuseppe Gatto e Giuseppe Speziali (entrambi assolti in appello a dicembre 2016).
Secondo l’accusa, la permuta doveva servire a compensare un debito di oltre tre milioni di euro che Romani doveva al Comune.

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