"Diversità nel lavoro". Al via il progetto a favore di rom e sinti

“Diversità nel lavoro”. Al via il progetto a favore di rom e sinti

Giovanni Cianciafara

“Diversità nel lavoro”. Al via il progetto a favore di rom e sinti

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mercoledì 13 Agosto 2014 - 07:54

Orientamento e tirocini formativi finanziati in favore di 15 disoccupati di lungo periodo, appartenenti a Comunità di Rom, Sinti, Caminanti. Adesione di soggetti ospitanti entro il 23 agosto

Diversity on the Job. È questo il nome del progetto con cui si avvia la sperimentazione di reti territoriali integrate di supporto all’inclusione socio lavorativa in favore di target specifici di soggetti vittime di marginalizzazione sociale e lavorativa, anche per fenomeni di discriminazione multipla (immigrati, minoranze etniche, persone discriminate per motivi di orientamento sessuale ed identità di gene, disabili etc.).

L’iniziativa è realizzata da Italia Lavoro spa, agenzia tecnica del Ministero del lavoro, ed attuata dall’agenzia per il lavoro Promimprese, specializzata nella realizzazione di politiche attive del lavoro, e di tirocini formativi in particolare, in partenariato con il Circolo Arci Thomas Sankara di Messina, storicamente impegnato nella promozione dei diritti e della parità di trattamento delle persone e nella prevenzione e contrasto dei fenomeni di discriminazione nei confronti di rom, migranti e richiedenti asilo.

Nell’ambito del progetto si prevede la realizzazione – in provincia di Messina – di percorsi individuali di politica attiva del lavoro in favore di 15 disoccupati di lungo periodo, prevalentemente donne e giovani, appartenenti a Comunità di Rom, Sinti, Caminanti, a rischio di esclusione sociale.

In particolare saranno realizzati percorsi individuali di orientamento (40 ore) di accoglienza e presa in carico (selezione dei destinatari; bilancio delle competenze; definizione del Piano di Azione Individuale) e di orientamento al lavoro (coaching; orientamento e formazione alla ricerca attiva del lavoro; scouting aziendale e ricerca del lavoro).

Al completamento di questa prima fase di orientamento i 15 destinatari saranno inseriti in altrettanti percorsi di tirocinio formativo presso soggetti ospitanti, operanti in loco preferibilmente nei settori dell’inclusione socio-lavorativa, dell’artigianato, dell’agricoltura, dei servizi (per esempio pulizie) e altri settori assimilati.

I destinatari tirocinanti riceveranno un contributo economico di 1.650 Euro, a titolo di Borsa lavoro trimestrale, con pagamento a cadenza mensile di 550 Euro al mese. Ai soggetti ospitanti che avranno aderito all’iniziativa sarà riconosciuto un contributo economico di 600 Euro, a titolo di contributo di tutoraggio trimestrale, per ogni tirocinio formativo trimestrale realizzato.

Gli enti (ditte, associazioni, enti no-profit e cooperative sociali di inserimento lavorativo dell’hinterland messinese) che vorranno aderire all’iniziativa progettuale e accedere alle facilitazioni economiche dovranno compilare l’apposito form di adesione disponibile sul sito www.promimprese.it/attivalavoro ed inviarlo entro e non oltre il prossimo 23 agosto a mezzo mail progetto.dj@promimprese.it ovvero via fax 0906413730.

Il progetto, promosso dal Dipartimento Pari Opportunità – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), è finanziato con fondi a valere sul PON “Governance e Azioni di Sistema” 2007-2013 per le regioni Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).

10 commenti

  1. Giusto, e per la gente che onestamente paga le tasse e rispetta il prossimo, un bel casco di banane da mangiare nei momenti di fame nervosa!

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  2. Giusto, e per la gente che onestamente paga le tasse e rispetta il prossimo, un bel casco di banane da mangiare nei momenti di fame nervosa!

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  3. Alessandro Grussu 13 Agosto 2014 12:43

    Vuole fare cambio per una settimana a vivere assieme ai rom?

    Poi vediamo se le viene ancora voglia di fare commenti del genere.

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  4. Alessandro Grussu 13 Agosto 2014 12:43

    Vuole fare cambio per una settimana a vivere assieme ai rom?

    Poi vediamo se le viene ancora voglia di fare commenti del genere.

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  5. Caro mio, fare il rom è una scelta di vita, non un obbligo imposto nè dallo Stato nè dalla “società civile”.
    Più e più volte lo Stato italiano ha provato a dare degna sistemazione ai Rom ottenendo una sola risposta: PICCHE!

    Piuttosto si è mai chiesto come fanno i rom a vivere? ad avere mezzi di trasporto (ovviamente non assicurati e senza pagare bollo)? A mantenere la prole?

    In vita mia non ne ho mai visto uno lavorare, solo accattonaggio, furti e scippi.
    Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, qualche mosca bianca c’è sempre MA è indiscutibile che non vogliono integrarsi nella società civile sicuramente non per scelta mia o dello Stato.

    Ha altre domande demagogiche e/o falsamente perbeniste da porre?
    Posso risponderle subito io oppure basta che faccia un giro per le strade e parla col primo passante che incontra.

    Saluti.

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  6. Caro mio, fare il rom è una scelta di vita, non un obbligo imposto nè dallo Stato nè dalla “società civile”.
    Più e più volte lo Stato italiano ha provato a dare degna sistemazione ai Rom ottenendo una sola risposta: PICCHE!

    Piuttosto si è mai chiesto come fanno i rom a vivere? ad avere mezzi di trasporto (ovviamente non assicurati e senza pagare bollo)? A mantenere la prole?

    In vita mia non ne ho mai visto uno lavorare, solo accattonaggio, furti e scippi.
    Certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, qualche mosca bianca c’è sempre MA è indiscutibile che non vogliono integrarsi nella società civile sicuramente non per scelta mia o dello Stato.

    Ha altre domande demagogiche e/o falsamente perbeniste da porre?
    Posso risponderle subito io oppure basta che faccia un giro per le strade e parla col primo passante che incontra.

    Saluti.

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  7. Alessandro Grussu 14 Agosto 2014 09:58

    Sig. Massimo, il mio discorso non nasce dal perbenismo ma dall’esperienza diretta. Lei ha mai avuto a che fare personalmente coi rom? Intendo, stare seduti fianco a fianco a discutere, a dialogare di convivenza, pregiudizi e stereotipi, condizioni di vita ecc., o condividere momenti di esistenza?

    Io l’ho fatto e l’impressione che ne ho ricavato è che c’è “gente buona” e “meno buona” tra i rom così come tra i messinesi. Lei inizialmente riconosce questo, ma subito dopo scade nel vecchio pregiudizio del “non ne ho mai visto uno…”. Sempre così, quando si guarda dall’esterno.

    Lei invece guardi dall’interno e scoprirà che non è bello vivere con uno stigma sociale cucito addosso. I rom tradizionalmente facevano lavori come stagnaio, calderaio, fabbbro ecc., che con il progresso sono sempre più venuti meno. Oggi vivono per lo più di sussistenza, ma per scelta loro, perché – qui sta il punto – non desiderano rinunciare alle loro tradizioni, per “strane” o poco “convenienti” che ci possano sembrare. Così come quelli che scelgono di vivere per la strada (anche di queste persone ho esperienza diretta) per propria convinzione personale.

    Anche il sottoscritto, per fare un esempio, ha dei dubbi sul ruolo della donna in tale società. Ma questo non ci autorizza a imporre loro stili di vita di qualsiasi genere. A parti opposte: lei accetterebbe che lo Stato italiano le chieda con le buone o con le cattive di lasciare il posto dove vive? Ricordiamo che i rom, almeno a Messina, vivono qui da più di vent’anni, arrivati in fuga dalla guerra nella ex Jugoslavia. Molti di essi dicono che si sentono messinesi e non vogliono essere considerati “nomadi”!

    Per quanto riguarda i mezzi senza bollo e non assicurati, i messinesi non hanno certo da insegnare qualcosa agli altri, visto che ne circolano a iosa sulle nostre strade…

    Un saluto.

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  8. Alessandro Grussu 14 Agosto 2014 09:58

    Sig. Massimo, il mio discorso non nasce dal perbenismo ma dall’esperienza diretta. Lei ha mai avuto a che fare personalmente coi rom? Intendo, stare seduti fianco a fianco a discutere, a dialogare di convivenza, pregiudizi e stereotipi, condizioni di vita ecc., o condividere momenti di esistenza?

    Io l’ho fatto e l’impressione che ne ho ricavato è che c’è “gente buona” e “meno buona” tra i rom così come tra i messinesi. Lei inizialmente riconosce questo, ma subito dopo scade nel vecchio pregiudizio del “non ne ho mai visto uno…”. Sempre così, quando si guarda dall’esterno.

    Lei invece guardi dall’interno e scoprirà che non è bello vivere con uno stigma sociale cucito addosso. I rom tradizionalmente facevano lavori come stagnaio, calderaio, fabbbro ecc., che con il progresso sono sempre più venuti meno. Oggi vivono per lo più di sussistenza, ma per scelta loro, perché – qui sta il punto – non desiderano rinunciare alle loro tradizioni, per “strane” o poco “convenienti” che ci possano sembrare. Così come quelli che scelgono di vivere per la strada (anche di queste persone ho esperienza diretta) per propria convinzione personale.

    Anche il sottoscritto, per fare un esempio, ha dei dubbi sul ruolo della donna in tale società. Ma questo non ci autorizza a imporre loro stili di vita di qualsiasi genere. A parti opposte: lei accetterebbe che lo Stato italiano le chieda con le buone o con le cattive di lasciare il posto dove vive? Ricordiamo che i rom, almeno a Messina, vivono qui da più di vent’anni, arrivati in fuga dalla guerra nella ex Jugoslavia. Molti di essi dicono che si sentono messinesi e non vogliono essere considerati “nomadi”!

    Per quanto riguarda i mezzi senza bollo e non assicurati, i messinesi non hanno certo da insegnare qualcosa agli altri, visto che ne circolano a iosa sulle nostre strade…

    Un saluto.

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  9. Capisco perfettamente cosa intende dire, me ne guarderei bene dall’essere o dall’apparire razzista, ma rimane il fatto che, secondo me, se un membro della comunità Rom si ritiene estraneo alle attività criminali che pregiudicano i Rom stessi all’occhio sociale,dovrebbe almeno allontanarsi dal gruppo e farsi la propria vita in un ambiente diverso: se so che nel mio quartiere il 99% è mafioso, cambio quartiere per non passare per mafioso anch’io.
    Ho avuto stretto contatto, per oltre due anni, anch’io con un ragazzo Rom che “abitava” a San Ranieri, ai miei occhi era un bravissimo ragazzo, più e più volte mi ha invitato al campo a prendere un caffè turco (diceva che lo facessero bene), in verità non ci andai mai per ovvie ragioni d’igiene (forse una mia fissazione)… bene, dopo anni di ottima conoscenza un giorno lo vidi sulla Gazzetta del Sud perchè in pieno giorno aveva aggredito, malmenato e scippato una ragazza incinta… purtroppo in quell’istante mi resi conto che era stato per molto tempo un buon attore e che nell’animo aveva una cattiveria innata. Adesso capisce perchè PER ME i Rom non meritano NULLA???

    Non che i messinesi siano santi ma ritengo che vi siano, in percentuale, più brave persone messinesi che tra le comunità nomadi.

    Le esperienze, spesso, causano pregiudizi, nel mio caso è stato così.
    Un saluto
    Massimo.

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  10. Capisco perfettamente cosa intende dire, me ne guarderei bene dall’essere o dall’apparire razzista, ma rimane il fatto che, secondo me, se un membro della comunità Rom si ritiene estraneo alle attività criminali che pregiudicano i Rom stessi all’occhio sociale,dovrebbe almeno allontanarsi dal gruppo e farsi la propria vita in un ambiente diverso: se so che nel mio quartiere il 99% è mafioso, cambio quartiere per non passare per mafioso anch’io.
    Ho avuto stretto contatto, per oltre due anni, anch’io con un ragazzo Rom che “abitava” a San Ranieri, ai miei occhi era un bravissimo ragazzo, più e più volte mi ha invitato al campo a prendere un caffè turco (diceva che lo facessero bene), in verità non ci andai mai per ovvie ragioni d’igiene (forse una mia fissazione)… bene, dopo anni di ottima conoscenza un giorno lo vidi sulla Gazzetta del Sud perchè in pieno giorno aveva aggredito, malmenato e scippato una ragazza incinta… purtroppo in quell’istante mi resi conto che era stato per molto tempo un buon attore e che nell’animo aveva una cattiveria innata. Adesso capisce perchè PER ME i Rom non meritano NULLA???

    Non che i messinesi siano santi ma ritengo che vi siano, in percentuale, più brave persone messinesi che tra le comunità nomadi.

    Le esperienze, spesso, causano pregiudizi, nel mio caso è stato così.
    Un saluto
    Massimo.

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