L'ex assessore Nino Beninati: "Sul dissesto c'è una delibera del 2009. E sull'Alcantara...."

L’ex assessore Nino Beninati: “Sul dissesto c’è una delibera del 2009. E sull’Alcantara….”

Rosaria Brancato

L’ex assessore Nino Beninati: “Sul dissesto c’è una delibera del 2009. E sull’Alcantara….”

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venerdì 06 Novembre 2015 - 23:02

Piano rischi regionale, Autorità di bacino, concessione dell'Alcantara. Sono i temi che abbiamo affrontato con l'ex assessore regionale Nino Beninati che nel 2009 varò in giunta una delibera sullo strumento che avrebbe risolto i problemi di competenza e che sulla vicenda Alcantara presentò un altro ddl rimasto lettera morta. Ed oggi dice....

C’è un atto ufficiale dal quale partire se si vuol affrontare il problema del dissesto del territorio e ci sono anche atti ufficiali anche relativamente alla vicenda Alcantara. Infine, proprio con riferimento a questo caso, c’è da accertare se Siciliacque abbia ottenuto o meno la concessione. Fino al 2011 non l’aveva.

Queste ed altre riflessioni, comprese quelle su una gestione tecnico-operativa da parte dell’Amam a dir poco imbarazzante, le fa Nino Beninati, ex assessore regionale ai lavori pubblici che sia della vicenda Alcantara, che del problema di dissesto si è occupato anche come deputato regionale (tra l’altro è anche ingegnere idraulico e queste tematiche le conosce bene). Il suo non è affatto un: “l’avevo detto io”, quanto piuttosto un mettere a disposizione delle Istituzioni un contributo concreto ed una traccia di percorso già avviato.

“Negli anni scorsi ho più volte invitato gli assessori regionali a tener conto di quella delibera di giunta, quella della sera del 3 ottobre 2009 a pochi giorni dall’alluvione di Giampilieri, ma nessuno mi ha ascoltato- spiega Nino Beninati- Adesso lo ripeto, c’è un atto ufficiale, quindi una strada si può continuare da lì. Da un lato c’è il problema del dissesto del territorio che dobbiamo saper affrontare e dall’altro la vicenda dell’emergenza idrica di questi giorni che ha riportato alla luce il paradosso dell’Alcantara, sul quale avrei tanto da dire….compreso il fatto che secondo me Siciliacque non ha ancora la concessione. Sono due capitoli distinti ma collegati. All’origine di tutto non possiamo sottovalutare una situazione che, sotto il profilo delle capacità d’intervento,ha avuto inizio con il progressivo svuotamento di competenze ed esautoramento dei Geni civili, anche in seguito all’applicazione di una normativa. A fare il resto ci ha pensato l’ex assessore Lo Giudice che passando dalla delega ai lavori pubblici a quella del territorio si è portato le competenze che spettavano appunto ai lavori pubblici e agli uffici del Genio civile. Ma questa è un’altra storia, così come il fatto che la Sicilia non ha ancora l’Autorità di bacino nonché il Piano rischi regionale, che sono i due pilastri sui quali si può fondare una politica del territorio che dà risposte e non si limita a mettere e pezze”.

Dividiamo quindi la chiacchierata con l’ex assessore regionale Beninati in due parti.

IL PIANO RISCHI REGIONALE

La storia di questa delibera della giunta Lombardo ha due radici, la prima, la più importante, è legata all’alluvione di Giampilieri, (ed infatti è un provvedimento preso per far fronte alla tragedia pensando anche alle fasi successive, ovvero come evitarne nuove) e dall’altro, la necessità di intervenire in maniera organica senza le continue divisioni di competenze e dispersione di risorse.

“Ricordo che in quei mesi, come assessore regionale ai lavori pubblici i Geni civili dipendevano da me ma gli avevano tolto le competenze. In capitolo avevo solo 6 milioni di euro a fronte di 32 milioni solo di perizie per opere di consolidamento e varie. Io mi sono rifiutato. Ho detto, non posso scegliere tra le situazioni pericolose, perché se poi succede qualcosa in un luogo a rischio al quale non ho potuto destinare risorse la responsabilità è mia. Allora o mi date le risorse per fronteggiare il dissesto invece di lasciarle all’assessorato al territorio, o creiamo l’Autorità di bacino e realizziamo un Piano rischi regionale per operare concretamente. Peraltro capitava spesso che i singoli Comuni ottenevano le somme per le opere di consolidamento ma poi le destinavano al rifacimento delle piazze, che sotto il profilo del consenso aiuta ma non giova alla sicurezza”.

L’ultima lite in giunta per le risorse fu il 30 settembre 2009, poche ore prima dell’alluvione. Il 3 ottobre 2009, la giunta Lombardo varò il provvedimento per Giampilieri, la delibera n°415 che tra i vari punti comprendeva anche quello relativo al Piano rischi.

“delibera di: prevedere un fondo regionale dove poter usare in maniera sinergica ed integrata le risorse dei dipartimenti regionali interessati, per la messa in sicurezza e consolidamento del territorio secondo la previsione di un Piano rischi regionale, e di elaborare un Piano rischi regionale tenendo conto di tutti gli studi e piani di settore di cui l’amministrazione regionale dispone affidando il coordinamento all’assessore regionale ai lavori pubblici,in raccordo con l’assessore regionale al territorio ed ambiente e con il delegato alla Protezione civile”. La stessa norma prevedeva l’istituzione dell’Autorità di bacino, per la quale poi nel 2011 sempre Beninati presenterà un disegno di legge (per creare un’istituzione in grado di predisporre una pianificazione unitaria e controllare e coordinare le attività dei tantissimi enti che si occupano di acqua e suolo) che rimase poi lettera morta perché un anno dopo vi furono le regionali di ottobre 2012 e il deputato Pdl non si candidò.

Quanto alla delibera sul Piano rischi, il 5 ottobre 2009 vi fu la prima riunione presso il Genio civile di Messina alla presenza degli assessori regionali e dei direttori generali dei dipartimenti. Nelle settimane successive i singoli Geni civili predisposero le schede per le mappature e si avviarono incontri con Anas, Cas,Fs e Province, per determinare le priorità del Piano. Nel dicembre del 2009 però Beninati uscì dal governo regionale e da quel momento sul Piano rischi non se ne seppe più nulla nonostante le sue sollecitazioni agli assessori che presero il suo posto.

“Si può ripartire da quella delibera-spiega- e predisporre in pochi mesi un Piano che individui le infrastrutture più esposte a rischi idrogeologici, costoni, scarpate a ridosso dei centri urbani, torrenti, sottopassi Anas o delle Ferrovie o del Cas. L’assessorato ai trasporti può fornire tutti i dati relativi alle criticità e ci sono ancora i fondi non spesi del Cipe o i fondi del ministero per l’ambiente. Oggi più che mai inoltre serve l’Autorità di bacino. Pensiamo agli scontri di competenza per chi deve svuotare i torrenti o anche solo a quanto stiamo assistendo per la vicenda di Fiumefreddo e dell’Alcantara. Manca una regia unica, altrimenti tutti intervengono ma poi serve un’autorità che decide”.

CASO ALCANTARA

Un altro capitolo è quello relativo alla vicenda Alcantara. “Intanto la gestione pubblica dell’acqua è cosa ben diversa dall’uso dell’acqua pubblica. Quanto all’Alcantara dobbiamo parlare di un vero e proprio scippo da parte dell’Eas, un pachiderma regionale. Ma negli anni successivi allo scippo s’innescò anche un contenzioso tra Ato e Siciliacque che è finito all’attenzione del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dal quale sono emersi fatti che ancora non sono stati chiariti e dei quali mi occupai da deputato regionale. Primo fra tutti il trasferimento ad Ancipa della parte destinata a Messina e poi il mistero della concessione che stando alla sentenza del Consiglio superiore la società ancora non aveva nel 2011 e quindi ritengo non abbia tuttora”.

Nel marzo del 2012 Beninati portò all’attenzione della Commissione Ars la necessità che Messina tornasse ad approvvigionarsi dall’Alcantara (leggi qui) e insieme ai colleghi Panarello e Buzzanca predispose un ddl affinchè in Finanziaria venisse inserito a carico della Regione il contributo necessario a pagare la differenza tra il canone medio e quello di 69 centesimi richiesto da Siciliacque. In quell’occasione Beninati propose la realizzazione di un collegamento tra Alcantara e Fiumefreddo destinato a Messina da utilizzare per i casi di emergenza “fate il by pass e lo tenete chiuso, per aprirlo all’occorrenza”. Poi però a luglio Lombardo si dimise, ci furono le elezioni, Beninati non si ripresentò e la vicenda finì nel dimenticatoio. Quel che oggi preme al deputato ricordare è però un fatto emerso in sede di Commissione.

Il contenzioso tra l’Ato e Siciliacque per l’acqua dell’Alcantara in merito all’utilizzo dell’acqua è infatti finito all’attenzione del Consiglio superiore dei lavori pubblici che nel giugno 2009 emise una decisione trasmessa alla Regione un anno dopo e finita all’attenzione dell’Ato e della Commissione Ars addirittura 2 anni dopo. L’Ato, nel 2004 aveva presentato istanza di concessione di derivazione acqua ad uso idropotabile dal sistema acquedotti stico Alcantara. L’intervento del CSLP arriva all’Ato nel 2011 esattamente 7 anni dopo l’istanza. E non è neanche risolutivo. Nel frattempo Siciliacque nel 2008 stante “la diminuzione del fabbisogno idrico di Messina dall’Alcantara” ha chiesto l’autorizzazione per dirottare la portata idrica verso l’Ancipa. Dalla sentenza del Consiglio superiore si scopre che il procedimento per l’istanza di concessione inizia nel 1954 con una domanda presentata dall’ex Cassa per il mezzogiorno ma che ottenne, un anno dopo, solo l’autorizzazione a costruire in via provvisoria. Dalla Cassa del Mezzogiorno la palla poi passò all’Eas (ente acquedotti sicilia) che ereditò la richiesta di concessione, reiterata nel 2002. Dall’Eas l’istanza è poi passata a Siciliacque che l’ha presentata nel 2004.

“La situazione si è venuta a determinare a seguito di una successione di modifiche normative quali il trasferimento delle competenze da quelle iniziali della ex Cassa per il Mezzogiorno-scrive il CSLP- Successione di eventi che si è sviluppata in un arco di oltre 50 anni. Il trasferimento della titolarità dell’istanza di concessione iniziale deve essere chiarito alla luce della Convenzione stipulata nel 2004 tra Regione e Siciliacque”.

Il documento è del 2009, ed è arrivato all’attenzione dell’Ato nel 2011. In teoria la situazione non dovrebbe essere mutata e il tema della concessione potrebbe non essere stato ancora chiarito.

Rosaria Brancato

10 commenti

  1. Ma come si fa a non “perdere il filo” leggendo le vicende di quest’articolo?
    La burocrazia andrebbe semplificata con il machete: queste sono le riforme da fare.
    Che speranza abbiamo di avere una situazione semplicemente gestibile se non si conosce nemmeno di chi è la responsabilità di protezione del territorio e di gestione di un maledettissimo acquedotto???

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  2. Ma come si fa a non “perdere il filo” leggendo le vicende di quest’articolo?
    La burocrazia andrebbe semplificata con il machete: queste sono le riforme da fare.
    Che speranza abbiamo di avere una situazione semplicemente gestibile se non si conosce nemmeno di chi è la responsabilità di protezione del territorio e di gestione di un maledettissimo acquedotto???

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  3. A sentire l’esercito degli “ex” sembrerebbe che ci abbiano lasciato tutto funzionante o al limite pronto alla soluzione.
    Un mea culpa mai.

    Salvatore

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    Un mea culpa mai.

    Salvatore

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  5. Cara Rosaria, il suo articolo mette il dito in una delle tante piaghe di questa nostra disastrata città. Perché non prova ad andare oltre, magari interessando la redazione di Report. Hai visto mai che dopo lo scandalo formazione, Messina non riesca a scardinare un altro tassello di questo mostruoso sistema di loschi interessi politico-affaristici che hanno come unico interesse lo sfruttamento della città. So che ne sarà CAPACE!

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  6. Cara Rosaria, il suo articolo mette il dito in una delle tante piaghe di questa nostra disastrata città. Perché non prova ad andare oltre, magari interessando la redazione di Report. Hai visto mai che dopo lo scandalo formazione, Messina non riesca a scardinare un altro tassello di questo mostruoso sistema di loschi interessi politico-affaristici che hanno come unico interesse lo sfruttamento della città. So che ne sarà CAPACE!

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  7. Belle parole ma al momento con queste non ci possiamo lavare!Che la politica e gli interessi ad essi legati era cosa nota già lo si sapeva! In realtà bisogna ringraziare tutta la classe politica messinese seduta i quei scranni che nel passato ma anche oggi non è riuscita a tutelare gli interessi della città se non i propri come sempre! ricordiamo dell alle prossime elezioni cortesemente!!

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  8. Belle parole ma al momento con queste non ci possiamo lavare!Che la politica e gli interessi ad essi legati era cosa nota già lo si sapeva! In realtà bisogna ringraziare tutta la classe politica messinese seduta i quei scranni che nel passato ma anche oggi non è riuscita a tutelare gli interessi della città se non i propri come sempre! ricordiamo dell alle prossime elezioni cortesemente!!

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  9. Cara ROSARIA, finalmente da Nino BENINATI un commento politico scevro dal pregiudizio, quasi razzistico, contro RENATO ACCORINTI, come quelli letti in questi difficili giorni. Una disamina puntuale della vicenda, a cui aggiungo il nome di chi nel 2009 è stato il principale protagonista, un certo TOTO’ CUFFARO, detto vasa vasa, un Presidente di Regione, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato alla MAFIA, regalato dal CENTRODESTRA ai siciliani.

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  10. Cara ROSARIA, finalmente da Nino BENINATI un commento politico scevro dal pregiudizio, quasi razzistico, contro RENATO ACCORINTI, come quelli letti in questi difficili giorni. Una disamina puntuale della vicenda, a cui aggiungo il nome di chi nel 2009 è stato il principale protagonista, un certo TOTO’ CUFFARO, detto vasa vasa, un Presidente di Regione, condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato alla MAFIA, regalato dal CENTRODESTRA ai siciliani.

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