Pino Currò: Noi e il Covid. Come sta cambiando la nostra vita

Pino Currò: Noi e il Covid. Come sta cambiando la nostra vita

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Pino Currò: Noi e il Covid. Come sta cambiando la nostra vita

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venerdì 12 Febbraio 2021 - 08:12

La riflessione di Pino Currò, coordinatore tavolo per l'autismo

Mentre il nostro tempo oramai passa scandito da un cronometro la cui esistenza era assolutamente sconosciuta fino ad un anno fa. Mentre tale ritmo ci fa sperimentare esperienze sconvolgenti. Mentre il persistente clima di incertezza ci costringe a ricercare nuovi equilibri. Si ripropongono vecchi e nuovi interrogativi. Per tanti, come coloro che all’interno di una famiglia continuano a ricercare soluzioni fino ad oggi mai trovate, l’interrogativo diventa più drammatico. Poiché le variabili di cui oggi si deve tener conto richiamano nuove responsabilità, sia individuali che collettive.

Pertanto parlare di soluzioni rispetto a problematiche ormai ataviche che si ripresentano regolarmente da sempre, che richiedono la convergenza di tante volontà, diventa pleonastico. E’ come leggere e rileggere le previsioni del tempo in inverno in alta montagna nella speranza che il cielo offra un generoso quadratino di spazio sereno sotto il quale rifugiarti, dopo essere uscito dalla baita, anche per una semplice passeggiata. Certo, se non si va in alta montagna non si corre il rischio di rimanere bloccati dentro. Con lo stesso intento l’assassino ritorna talvolta sul luogo del delitto, anche sotto mentite spoglie, poiché non può sfuggire all’attrazione fatale.

Noi genitori siamo come tanti sciatori od assassini, i quali pur sapendo che è molto difficile raggiungere lo scopo prefissato, intraprendiamo lo stesso il percorso che ci dovrebbe portare a destinazione. Il problema principale con cui dopo facciamo i conti, è se ci rimaniamo male ! Ma non sembra essere determinante, visto che ormai lo schema si ripete.  Come un sogno ricorrente. Come un deja vu. Anche i quesiti drammatici si rinnovano stancamente.

Su quali argomenti e su quali interlocutori credibili possiamo riporre realisticamente

le aspettative ?  Il quesito di ieri e la mancata risposta di oggi ci fa apparire estranei a noi stessi. Con una calma apparente che però è pronta ad esplodere. Non si sa in quale direzione. Non si sa quando. E non tanto per il fatto che spesso siamo spettatori di eventi molto più grandi di noi ed imprevedibili, ma soprattutto perché abbiamo smarrito la capacità di definire gli eventi, di distinguere le persone con cui abbiamo a che fare. Insomma di dare un senso alle scelte che siamo costretti ad intraprendere. Lo stato d’animo ricorrente è quello del disorientamento e della sfiducia, mentre la condizione familiare va verso il peggio.

Ogni giorno ci si presentano opzioni diverse. Subentra la paura di non farcela. Intanto il tempo passa e nessuno fra coloro che in passato avevamo interpellato sa prospettarci le soluzioni giuste. Lo stesso ambiente sociale che avrebbe dovuto in qualche modo assicurare la necessaria solidarietà non sembra accorgersi che esistono condizioni di vita veramente emergenziali. La conseguenza principale è quella di essere condannati alla solitudine. La Pandemia ha ulteriormente acuito tale stato di cose. La presenza delle Istituzioni in tale frangente è apparsa subito insufficiente e tardiva nonostante le Famiglie si siano affannate ad evidenziare subito bisogni ben precisi. Ma la differenza di oggi, rispetto ad ieri, è che ogni nuovo tentativo di produrre una vera speranza, si deve poter confrontare con gli stati d’animo emergenti delle gente. Non sono tanto “le cose” realizzate o da realizzare a fare la differenza, bensì la necessità di dovere fare i conti con una varietà di emozioni nuove, di non facile definizione. Gli effetti della Pandemia ha rimesso in moto psicologi, educatori, sociologi e anche psichiatri e scrutatori dell’anima. Abbiamo la sensazione netta di non essere più quelli di prima ; che ci manca qualcosa. E ci mancherà ancora per un bel pò.

Il Tempo è nostro nemico. Capire dove siamo arrivati e preventivare in qualche modo cosa ci aspetta non è cosa di poco conto. Stanno emergendo ancora di più le differenze tra di noi genitori, pur avendo tanti obiettivi in comune. Spesso ci accorgiamo di parlare lingue diverse e di non prestare reciprocamente ascolto a quello che diciamo. Tutto appare scontato, ma non lo è. Siamo in posizione di difesa. L’incertezza regna sovrana. Prevale l’arroccamento dentro il tanto ricercato equilibrio familiare.  La precarietà di oggi può essere un elemento di novità rispetto a quella di ieri, poiché ha connotazioni diverse.

E apre un nuovo fronte di confronto, poiché stanno cambiando gli scenari. Il contesto Scuola, fino a poco tempo fa scontato, ben conosciuto, poiché ritmato da riti pluridecennali, che hanno infuso sicurezza e continuità a tutti, oggi non appare più tale. Diventa comunque centrale e ridisegna la mappa delle future relazioni, rimettendo sempre di più tutto in discussione. Quanto tempo i nostri figli passeranno dentro le mura scolastiche e quante fuori in una alternanza in cui interagiscono altri contesti e altre figure sociali ? La metafora della Scuola ripropone un altro modo di concepire il “dentro” e il “fuori”. Si confronta con la tematica dell’inclusione e del rapporto con differenti ambienti di apprendimento e lavorativi, sia per gli operatori scolastici che per i destinatari del Servizio. L’interscambio sarà certamente più vivace e impegnativo, come lo saranno tutte le altre realtà che ruotano attorno alla Scuola, o Scuole, o altro ancora da definire.

Ma confrontando l’approssimarsi di questo nuovo scenario, con le nuove condizioni di vita dense di drammaticità, cui facevo riferimento prima, diventa fondamentale capire se andiamo incontro a situazioni nelle quali saremo sempre più disperati, oppure la ricerca della felicità diventa un obiettivo fondamentale, da perseguire a tutti i costi.

Ribaltando, così facendo, antichi schemi, pregiudizi, grandezza di valori. Ma appare fondamentale definire la postazione dalla quale partire. Come si fa a ritornare ad essere uniti restando distaccati o addirittura lontani  ?    Una risposta può venire da un Video clip che fa la pubblicità alla Campagna dei Vaccini, che appare ultimamente in TV. Si vedono una anziana nonna ospite in una Residenza per anziani che riceve la visita della giovane nipote. Ambedue con la mascherina, si abbracciano divise e protette da un enorme telone di plastica trasparente. L’aria è tesa. Sono certamente afflitte, ma non appaiono disperate.  Al momento del distacco la nonna, ormai senza maschera, accompagna la nipote, con un sorriso rassicurante, quasi gridandole dietro : “Devi avere fiducia in te stessa !”. Lei conferma, rassicurante, ormai lontana, con un cenno del capo.    Ecco !  Noi genitori abbiamo una grande responsabilità : dobbiamo fare di tutto per tranquillizzare i nostri figli, anche nelle situazioni più drammatiche, ricordando loro chi sono veramente. Farci vedere quanto più, sereni e ben disposti. Anche quando siamo in contesti diversi, con gli altri e magari abbassiamo la guardia. Il pessimismo la fa da padrone, man mano che il tempo passa e l’isolamento è palpabile. La nostra solitudine può diventare un elemento di forza se riflettiamo su tutte le conquiste che abbiamo realizzato assieme, in condizioni di enormi difficoltà, stando da soli con loro. Così ci viene facile ricordare che ci siamo conquistati il sorriso dei nostri cari. E fra questi, quelli dei nonni sono speciali.

Pino Currò            

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