Atm. Dopo i deputati è il turno di Conte e dei sindacalisti

Atm. Dopo i deputati è il turno di Conte e dei sindacalisti

Redazione

Atm. Dopo i deputati è il turno di Conte e dei sindacalisti

martedì 02 Dicembre 2008 - 13:50

Il Direttore Generale parla della situazione economica e del possibile piano di rilancio. Ma si attendono i fatti dell'amministrazione e della politica

Dopo la “passerella- dei deputati nazionali e regionali ieri, il consiglio comunale è tornato oggi a parlare in seduta aperta del momento delicato dell’Atm. Assenti i big della politica, la parola è andata al Direttore Generale Claudio Conte e ai rappresentanti dei sindacati. Ad aprire la seduta è però il consigliere Salvatore Ticonosco, che prova ad esprimere la propria opinione ma finisce, per la maggior parte del suo intervento, a scontrarsi con Elio Sauta sulle responsabilità dell’attuale o della passata amministrazione. Il presidente Pippo Previti sospende i lavori per cinque minuti, che riprenderanno con l’intervento di Conte. Il Direttore Generale articola il suo intervento in tre parti: una difesa del suo operato, un quadro complessivo dal punto di visto economico dell’azienda e la fotografia di un piano di rilancio per il futuro prossimo. La quarta parte, quella che probabilmente avrebbe potuto aggiungere quel quid in più al dibattito, relativa alle risposte rispetto alla questione della -cogestione politico-sindacale- sollevata ieri dal consigliere Carreri, è stata purtroppo interrotta sul nascere. Motivi di tempo, nonostante ieri di tempo se ne sia perso fin troppo.

«Molte decisioni dell’Atm, sia positive che negative, vengono attribuite a me – spiega Conte – ma la mia firma dà esecutività ad una scelta. Lo statuto all’art.20 lettera V parla chiaro: il direttore esegue le deliberazioni del consiglio d’Amministrazione. Qualcuno dice che ho eseguito delibere nei confronti delle quali forse non avrei dovuto adeguarmi. Ma ci sono stati dei presidenti, che hanno tra i compiti quello di vigilare sul mio lavoro, che hanno espresso stima rispetto al mio lavoro». Sull’azienda è stato invece ribadito che le risorse messe a disposizione non bastano per coprire un’intera annualità per i lavoratori. Le difficoltà? Come detto in questi mesi hanno radici ben lontane. Conte parla di piani tariffari poco adeguati: quello del 2002, che con l’aumento del prezzo ha fatto registrare un calo degli incassi e quello del 2007, che porta una quota troppo bassa nelle casse per tenere in vita l’Atm. Tutto ciò mentre le spese sono lievitate notevolmente, spese in alcuni casi definibili come sprechi. Sottolineata anche la totale mancanza negli anni di investimenti per il rinnovo della flotta e l’importanza di un vero problema nel problema: il Tram».

Molto interessante il passaggio sul piano industriale. Il Dg ha fatto capire che pochi sono i collaboratori subordinati sui quali può fare effettivamente affidamento. «Per questo mi riguarda è necessaria una riorganizzazione della macchina amministrativa. C’è la necessità di nominare un esperto esterno, magari non della città, in modo da incidere senza approcci clientelari. Dissento da qualche intervento di ieri, non è vero che non c’è mai stato un piano industriale. Sarebbe importante che il Consiglio d’Amministrazione, fino ad oggi sempre di matrice politica, fosse di stampo tecnico anche se di provenienza politica». Tra i vari passaggi definiti necessari la ridefinizione dei rapporti tra Comune e Atm, il mantenimento dei valori occupazionali, la revisione degli accordi aziendali di secondo livello, premiare la meritocrazia attraverso un documento che valorizzi l’impegno e la qualità del lavoro, la ristrutturazione di tutti i processi produttivi, il completamento delle risorse umane necessarie».

Replica velocemente il consigliere del Pdl Melazzo: «Il comune si troverà 63 milioni di euro di debiti dell’Atm nel bilancio. Appurata la responsabilità della politica bisogna voltare pagina, nominando funzionari competenti per le partecipate e trovando il coraggio o di investire sulla tranvia o di fare una scelta coraggiosa, abolire la linea tranviaria e utilizzare la stessa linea per il servizio gommato». La parola spetterebbe a Capurro che non interviene per lasciare spazio ai rappresentanti sindacali, “borbottanti- già da un po’ per non avere ancora detto la propria. David, che attraverso una mozione d’ordine voleva anch’esso esprimere l’intenzione di dare spazio ai sindacati, non ottiene l’autorizzazione sollevando una piccola polemica con il presidente Previti, che sospende nuovamente la seduta per qualche minuto.

Si torna in aula con gli interventi dei sindacalisti. Esordisce Pino Foti della Filt Cgil, che si dice soddisfatto per la due giorni di confronto, pur recriminando per le modalità di confronto. «Non c’è stato confronto con i deputati. Per noi importante è non spacchettare il servizio, sarebbe un regalo ai privati. Le trasformazioni in Spa sono necessarie per competere nei bandi di gara. Ma il problema più grande sono i bilanci mai risanati». Silvio Lasagni (Uil) torna sulla presunta cogestione politico-sindacale: «Mi ritengo offeso perché suppongo di avere fatto il mio dovere in questi anni. Fino ad ora abbiamo sentito diversi numeri, le difficoltà sono così evidenti che gli autisti non possono permettersi neanche la divisa. Attendiamo la politica del fare». Francesco Alizzi dell’Ugl suddivide le colpe del fallimento in due tronconi: scelte operate dalla politica, e quelle operate dall’organizzazione interna dell’azienda, sulle quali ugualmente ci sarebbe sempre la mano della politica.

Non le ha mandate a dire Mariano Massaro dell’Orsa, secondo il quale è solo grazie alle forme di protesta estreme dei lavoratori che la vertenza è stata trasferita alla Regione ed è stato investito Raffaele Lombardo della questione: «Il problema non sono gli esuberi, basta con la -scusa- dello stipendificio. Bisogna vedere che tipo di servizio si vuole offrire a Messina. La città ha bisogno dei lavoratori, bisogna riprogrammare per renderli produttivi. L’azienda può essere efficiente come Spa pubblica, ma prima di parlare di meritocrazia bisogna fare una pulizia con -l’acido muriatico-». L’intervento un po’ “politico- di Massaro, che chiede scusa al consiglio per gli insulti piovuti qualche giorno fa, ma poi attende le “controscuse- per la richiesta di identificazione dei lavoratori, provoca le reazioni accese della maggioranza, che abbandona l’aula in protesta con il presidente Previti, reo di aver dato spiegazioni sull’atteggiamento dei consiglieri. Previti che poco dopo convocherà una riunione dei capigruppo: seduta terminata.

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