Un carrozzone inutile chiamato Ente Porto. L’ex consigliere Santalco: «Che obiettivi ha raggiunto?»

Un carrozzone inutile chiamato Ente Porto. L’ex consigliere Santalco: «Che obiettivi ha raggiunto?»

Un carrozzone inutile chiamato Ente Porto. L’ex consigliere Santalco: «Che obiettivi ha raggiunto?»

venerdì 10 Aprile 2009 - 08:44

Si torna a parlare dell’ente che nacque per la realizzazione del punto franco. Il deputato regionale Panarello (Pd): «L’assessore dia corso alla delibera di scioglimento»

Oltre cinquant’anni di vita, diciassette fra consiglieri d’amministrazione e sindaci, due soli dipendenti (di cui uno prossimo alla pensione), qualche consulente pagato a peso d’oro e un obiettivo, la realizzazione del punto franco, che non ha più ragione di esistere in quanto la legge che lo istituiva, datata 1951, è divenuta inapplicabile. Questo è, in sintesi, l’Ente Porto, che qualcuno definisce “il carrozzone dei carrozzoni”, e considerata la cifra annuale di cui si parla, 225mila euro, è difficile non essere d’accordo. Un carrozzone che, però, perde pezzi e che a Palermo potrebbe avere i giorni contati.

Perde pezzi perché anche i più convinti sostenitori cominciano a “ravvedersi”. Nei giorni scorsi è toccato a Mariano Massaro, uno dei consiglieri storici dell’ente, lasciare il Cda, seppur attraverso una «decisione sofferta». Il precursore è però Benito Santalco, il quale lasciò l’Ente Porto quasi due anni fa, dopo nemmeno due mesi di permanenza: «Mi accorsi subito – ci dice oggi – che l’obiettivo del punto franco era irraggiungibile, e che i consigli d’amministrazione servivano più che altro a dirimere liti attraverso gli avvocati, a nominare nuovi legali o a risolvere i vari problemi che si ponevano con questa o quella azienda. Fin quando non c’era l’Autorità portuale posso anche capire che l’ente potesse avere una sua utilità, dopo è divenuto un doppione, uno sperpero di denaro, un carrozzone inutile da eliminare».

Quando andò via si disse che le dimissioni di Santalco fossero dovute alla mancata nomina a vicepresidente: «Parlare di presidenza o di vicepresidenza aveva senso solo in presenza di un punto franco, senza no. E’ dal 1951 che si tira avanti con questa storia, anche sulla possibilità di realizzarlo nella valle del Mela non c’è chiarezza, alcuni sindaci lo vogliono, altri no. Non si può andare avanti così, spendendo più di 200mila euro l’anno». L’ex consigliere lancia anche una provocazione: «Ai miei amici che sono rimasti chiederei di relazionare sull’attività che hanno svolto e sugli obiettivi che sono stati raggiunti dall’ente».

Non c’è dubbio, però, che la partita decisiva sul futuro dell’Ente Porto si gioca a Palermo. «I deputati regionali si assumano le proprie responsabilità – afferma Santalco – e seguano una linea univoca». Effettivamente già nel luglio scorso la giunta regionale aveva dato mandato all’assessore all’Industria, Pippo Gianni, di attivare le procedure di scioglimento dell’ente, e quest’ultimo a marzo, una volta individuata la procedura amministrativa da utilizzare, ha richiesto una ulteriore deliberazione alla giunta. Oggi a sollecitare un’accelerazione dell’iter è Filippo Panarello, deputato regionale del Pd, il quale attraverso un’interrogazione chiede «quali ostacoli si frappongono alla tempestiva attuazione della deliberazione» e «se non si ritenga necessario procedere rapidamente all’attivazione delle procedure di scioglimento e messa in liquidazione dell’Ente Autonomo Portuale di Messina, ponendo fine ad una situazione di accertata impossibilità di adempiere ai compiti istitutivi che si traduce in un incomprensibile ed inaccettabile, soprattutto in un contesto di grave crisi economica e finanziaria, spreco di fondi pubblici».

(foto Dino Sturiale)

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