Cooperative e Ato3, ancora veleni a Palazzo Zanca

Cooperative e Ato3, ancora veleni a Palazzo Zanca

Cooperative e Ato3, ancora veleni a Palazzo Zanca

mercoledì 24 Giugno 2009 - 08:30

Capurro (Pdl): «Il vero problema è la pianta organica del Comune. Il Pd? Si ricordi delle 28 assunzioni del 2007». Calabrò (Pd): «La mia era una provocazione politica. Se il clientelismo c’era allora, c’è anche oggi». Cilento (Udc): «Rientriamo nei confini della politica»

Accuse reciproche, “vendette” trasversali, verbali in Procura. E’ pesante il clima a Palazzo Zanca, dove l’armonia all’interno del consiglio comunale è ai minimi storici. Tutti effetti dell’infuocata seduta di venerdì scorso della commissione Bilancio, nel corso della quale sono volate parole grosse, del tipo «qualcuno si è venduto il voto sui revisori dei conti e si è comprato un affidamento dell’Ato3» (Calabrò docet). Il riferimento è ai dodici “servizi aggiuntivi” affidati recentemente dall’Ato3 a otto cooperative sociali che, dicono i bene informati, hanno precisi legami politici.

A qualche giorno di distanza, la polemica ancora non si placa. «Il collega Calabrò – attaccava ieri il capogruppo del Pdl Pippo Capurro – dovrebbe denunciare anche la votazione controllata concordata davanti a una pizza in occasione della prima elezione dei revisori, oppure certi scambi di voti che vengono attribuiti al partito di cui fa parte in alcuni quartieri della città, o ancora dovrebbe ricordarsi delle 28 assunzioni all’Ato3 che fecero scalpore durante l’amministrazione Genovese, senza contare che a quel tempo furono 36, non 8, gli affidamenti a cooperative. Se ha dei problemi all’interno del suo partito, faccia una verifica al suo interno. E va ricordato che è stato il prefetto a chiedere al sindaco di procedere all’affidamento dei servizi, per rendere più pulita la città». Per Capurro quello delle coop «è un falso problema», mentre si rischia di «perdere di vista quello vero: il Comune paga 2300 stipendi al mese, ci sono 77 unità in esubero a Messinambiente, l’Atm è sovradimensionata per almeno 400 unità, all’Amam, invece, rispetto alla pianta organica mancano più di 60 persone». Capurro propone: «Rivediamo la pianta organica, mettiamo ogni lavoratore al proprio posto, e mi riferisco a giardinieri, uscieri, operai manutentori, autisti. E non facciamo in modo che fatti personali diventino generali».

Abbiamo provveduto noi a ricordare le cose elencate da Capurro a Felice Calabrò, esponente del Pd e capogruppo di “Genovese sindaco”: «Ricordo benissimo, e ricordo che allora la città era pulita, la gente della periferia non era costretta a recarsi ogni giorno all’ospedale per le punture di zecca, e ricordo pure il caso sollevato dal centrodestra per le assunzioni all’Ato3. E dico che se c’era clientelismo allora, c’è anche oggi». Calabrò spiega che le sue affermazioni in commissione vanno lette come «una provocazione prettamente politica. In occasione dell’elezione dei revisori ci sono stati diversi consiglieri che a noi del centrosinistra e ai pochi del centrodestra col quale eravamo in sintonia manifestavano l’impossibilità di ottenere certi numeri, in quanto “l’amministrazione aveva ben operato”, con tanto di riferimenti proprio agli affidamenti alle cooperative, ma anche a certe piazzette e contentini politici di vario genere. Attenzione – ci tiene a sottolineare Calabrò – non ho mai detto che ci fossero questioni penalmente rilevanti, per me sono fatti di carattere strettamente politico. Purtroppo mi rendo conto solo ora che involontariamente ho contribuito anch’io ad un’azione di strumentalizzazione che ha lo scopo di chiudere gli occhi di fronte a cose ben più serie inerenti il bilancio».

Calabrò risponde anche al sindaco Buzzanca, che alla “Gazzetta” ha dichiarato che «mi auguro che chi ha detto certe cose possa dimostrarle, altrimenti viene delegittimato il consiglio comunale». «Che vengano da lui certe parole – afferma il consigliere – mi fa specie. Il sindaco dimentica che finora ogni suo comportamento è servito a delegittimare il consiglio e a mostrare scarso rispetto per esso».

Prova a gettare acqua sul fuoco Bruno Cilento, capogruppo del “Centro con D’Alia”: «E’ una polemica eccessiva che sta andando oltre gli schemi della politica. Non possiamo continuare a lanciare accuse, fermiamoci un attimo e facciamo una pausa di riflessione. In Procura bisogna andare ogni qual volta si riscontrano fatti irregolari o sospetti, per carità, ma adesso sarebbe bene – conclude – rientrare tutti nei confini della politica».

(nelle foto di Dino Sturiale: una seduta della commissione Bilancio; Pippo Capurro; Felice Calabrò)

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