La Corte dei Conti sgancia la bomba su Palazzo Zanca

La Corte dei Conti sgancia la bomba su Palazzo Zanca

Redazione

La Corte dei Conti sgancia la bomba su Palazzo Zanca

mercoledì 03 Dicembre 2008 - 14:55

La pesante relazione resa nota oggi in Consiglio comunale: «Si impongono immediati provvedimenti». I debiti fuori bilancio ammontano a 40 milioni, stipulati contratti di finanza derivata per 200 miloni

«La gravità della situazione finanziaria dell’Ente impone l’immediata adozione di provvedimenti idonei a ripristinare gli equilibri di bilancio». Firmato, la Corte dei Conti. La deliberazione adottata dalla sezione di controllo riunitasi il 19 novembre scorso a Palermo è piombata oggi in consiglio comunale pesante come un macigno, certificando la crisi del Comune di Messina, ormai sotto gli occhi di tutti, e disponendo che entro 90 giorni vengano comunicate le «necessarie misure correttive» che Palazzo Zanca dovrà adottare.

La Corte rileva «profili di criticità tali da poter incidere sugli equilibri di bilancio, il riferimento, in particolare, è all’elevato ammontare dei debiti fuori bilancio, al risultato negativo della gestione corrente previsto per il 2008, alle anticipazioni di tesoreria per importi rilevanti nel periodo 2005-2008 e ai persistenti disavanzi degli organismi pubblici». Ulteriori criticità sono «collegate al ricorso a strumenti finanziari derivati».

Nella relazione viene sottolineato che «l’amministrazione ha confermato la gravità della situazione in cui versa l’ente», in particolare sono stati ascoltati il segretario generale Filippo Ribaudo, il ragioniere generale Ferdinando Coglitore e il dirigente del dipartimento Rapporti con le partecipate Antonino Cama. I numeri, come sempre, dicono tutto: 40 milioni i debiti fuori bilancio censiti dall’Area economico-finanziaria, di cui ne risultano finanziati 7,5 milioni (per quelli da investimenti è stato previsto il ricorso all’indebitamento con la Cassa depositi e prestiti). E ancora, il previsto piano di dismissione degli immobili «non risulta allo stato ancora attivato», mentre l’Area economico-finanziaria ha fatto presente di «non essere in grado di predisporre la manovra di assestamento generale del bilancio 2008, date le difficoltà di reperimento delle risorse necessarie».

Capitolo particolarmente spinoso quello relativo alla finanza derivata. Il presidente della I commissione Giuseppe Melazzo rivela che sono stati sottoscritti contratti per 200 milioni di euro. La Corte dei Conti certifica che in merito il Comune «ha affidato l’incarico ad un advisor “di suggerire le opportune soluzioni a tutela-».

E poi ci sono le partecipate, classico tallone d’Achille di Palazzo Zanca. L’amministrazione ha fatto presente alla Corte dei Conti che «è stato avviato un monitoraggio ed una ricognizione di tutte le società partecipate e stanno per essere avviate le procedure per la redazione dei nuovi contratti di servizio».

Preso atto di tutto ciò, la Corte dei Conti fa delle osservazioni. «Si segnala l’esigenza di contenere al massimo gli impegni di spesa, accelerare la riscossione delle entrate e reperire le risorse finanziarie necessarie a copertura dei debiti fuori bilancio, anche attraverso la prevista dismissione degli immobili». In merito alle partecipate, viene chiesto di «adottare le necessarie determinazioni in ordine al mantenimento delle partecipazioni, segnalando che, indipendentemente dai previsti obblighi normativi, la mancata adozione dei relativi provvedimenti, specie con riferimento agli organismi che hanno fatto registrare risultati negativi negli ultimi esercizi, potrebbe cagionare l’assorbimento di rilevanti risorse finanziarie e pregiudicare ulteriormente il mantenimento degli equilibri di bilancio».

Fari puntati, in particolare, su Messinambiente, società della quale la Corte dei Conti «sottolinea la grave situazione finanziaria (un passivo, nel 2006, di 2,7 milioni di euro), al fine dell’adozione delle necessarie misure consequenziali». Sulla finanza derivata emerge, secondo la Corte, che «siffatte operazioni non comportano alcuna riduzione di rischi, ma anzi espongono l’Ente al pericolo dell’incremento degli oneri del servizio del debito».

La bomba della Corte dei Conti impone una decisa frenata sulla votazione dei debiti fuori bilancio, prevista per oggi. «Sono necessari dei chiarimenti – evidenzia Melazzo – perché entra in gioco la responsabilità di ciascuno dei consiglieri comunali». Così la seduta viene prima sospesa per la riunione dei capigruppo e poi aggiornata a martedì per l’assenza dell’assessore Gianfranco Scoglio, chiamato da un emendamento specifico a prendere parte ai lavori in presenza di debiti fuori bilancio provenienti dalla sua area di pertinenza.

Tra questi la delibera n. 12, l’unica discussa oggi (ma non approvata): la cosiddetta pratica Ruggeri, il cui importo da 456mila euro, informa il consigliere Pippo Trischitta, è superiore al dovuto perché mentre nella motivazione della sentenza si specifica che gli interessi andavano calcolati su capitale devalutato al 1992, essi sono stati calcolati senza la devalutazione. Un errore, evidentemente, che pregiudica la delibera, che si aggiunge così alla pratica Mallandrino, anch’essa proveniente da Scoglio e anch’essa respinta dal consiglio perché il procedimento è ancora in corso. Per fortuna i consiglieri non hanno seguito il consiglio dello stesso Scoglio di attenersi solo ed esclusivamente ai pareri tecnici e contabili. Piccola nota a margine, rilevante solo dal punto di vista politico: nella cosiddetta maggioranza mancavano all’appello due interi gruppi, il Centro con D’Alia (ma anche nell’Udc, al momento dell’unica votazione di giornata, era presente solo Muscolino) e gli Autonomisti dell’Mpa, rappresentati dal solo Cantello anche oggi assente. Un dato che ha creato non pochi malumori negli esponenti del centrodestra presenti in aula e che potrebbe essere riportato nelle “stanze dei bottoni-.

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