Il Papa riconosce la territorialità dello stato palestinese

Il Papa riconosce la territorialità dello stato palestinese

Giuseppe Maio

Il Papa riconosce la territorialità dello stato palestinese

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domenica 17 Maggio 2015 - 23:06

Riconoscendo la sovranità della Palestina, Papa Francesco mette pressione su Israele e fornisce una lezione diplomatica da non trascurare

Papa Francesco ha annunciato, lo scorso 13 maggio, la conclusione delle trattative iniziate nel 2000 tra Santa Sede e Stato di Palestina, riconoscendo ufficialmente la sovranità dello stato palestinese. Il Papa decide dunque, con una mossa diplomatica senza precedenti, di porre pressione sul governo di Israele, il governo dei “fratelli maggiori” della fede, come spesso gli ebrei vengono definiti dalla chiesa cattolica. Riconoscendo il diritto dello Stato di Palestina alla sovranità sui propri territori, il Papa si oppone infatti indirettamente alla politica espansionistica israeliana.

Come precedentemente sottolineato su TempoStretto.it, sono per l’appunto molteplici e di notevoli dimensioni gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Tali insediamenti rappresentano una chiara minaccia alla territorialità Palestinese. Prima del Vaticano, Svezia, Inghilterra, Spagna, Francia, etc. avevano riconosciuto la territorialità dello Stato di Palestina; l’Italia, tuttavia, non ha ancora espresso ufficialmente il suo supporto alla sovranità palestinese (Il Manifesto 2015).

Come era prevedibile, Israele non ha apprezzato il gesto di Papa Francesco, esprimendo ira e delusione riguardo all’esito delle trattative della Santa Sede (Il Messaggero 2015). L’attuale primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, subito dopo essere stato rieletto nel Marzo di quest’anno, aveva rifiutato categoricamente una soluzione a doppio stato, in cui Israele avrebbe riconosciuto la sovranità territoriale Palestinese (The Independent 2015).

La mossa di papa Francesco, benchè da molti considerata legalmente irrilevante (Foreign Policy 2015), rappresenta una vera e propria lezione di diplomazia per due ragioni. In primo luogo, un’eventuale pace tra Israeliani e Palestinesi sarebbe raggiungibile solo ed esclusivamente attraverso il riconoscimento della sovranità dello Stato di Palestina. Il Papa ha fatto ciò, allineandosi agli altri paesi europei che prima del Vaticano hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. In secondo luogo, il Papa, all’interno di una logica di dialogo religioso tra Ebrei e Cattolici, ha chiaramente scisso religione e politica, opponendosi ai piani espansionistici Israeliani, in un contesto di pace e armonia religiosa caratterizzante Cristianesimo e Ebraismo. La necessità di una separazione tra religione e politica nel valutare la delicata questione Israeliano-Palestinese è l’altra conditio sine qua non, assolutamente essenziale per il raggiungimento di una pace duratura. Abu Mazen stesso ha più volte sottolineato i pericoli legati agli ultimi sviluppi del conflitto che ha recentemente assunto un carattere marcatamente religioso, come gli omicidi nelle sinagoghe e nelle moschee dimostrano. Tali sviluppi potrebbero rendere le ostilità ancora più durature e una soluzione pacifica molto più improbabile. E’ fondamentale dunque tenere religione e politica separate per tentare di porre fine alle violenze, come Abu Mazen stesso ha affermato. Il conflitto è di natura politica e non religiosa. La condotta del Papa e la sua presa di posizione su basi puramente politiche, sebbene egli sia, in quanto capo della chiesa cattolica, l’ uomo di fede per eccellenza, sembra dunque fungere da esempio e indicare la via verso una pace estremamente difficile, ma non impossibile da raggiungere.

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