Uno dei lavoratori, Giacomo Casale: «Lo scorso luglio si negava la speculazione edilizia. Ecco la verità»

Uno dei lavoratori, Giacomo Casale: «Lo scorso luglio si negava la speculazione edilizia. Ecco la verità»

Uno dei lavoratori, Giacomo Casale: «Lo scorso luglio si negava la speculazione edilizia. Ecco la verità»

venerdì 17 Aprile 2009 - 11:43

Il punto di vista di coloro che hanno pagato in prima persona la chiusura di una delle aziende storiche della nostra città. Senza lavoro, al momento è bloccata anche la possibilità di costituire una cooperativa per la ripresa della produzione

Mentre la vicenda legata alla destinazione d’uso dell’immobile che ospitava l’attività della Molini Gazzi si fa sempre più complessa, coloro che continuano a pagare sulla propria pelle le scelte imprenditoriali e politiche sono sempre i lavoratori, che si ritrovano senza occupazione e assistono inermi agli scenari che vanno aprendosi e che adesso portano indubbiamente nella direzione dell’ennesima “speculazione edilizia”.

«Pulejo lo scorso luglio dichiarava di non avere alcuna intenzione di speculare – dichiara uno degli ex dipendenti, Giacomo Casale. Le ultime notizie emerse rendono lampante la verità. Adesso viene da chiedersi se magari qualcosa poteva andare diversamente, se il cambio di destinazione d’uso dell’area fosse stato fatto a suo tempo, quando noi la sollecitavamo. Forse la proprietà ci avrebbe pensato più volte prima di chiudere battenti e magari oggi saremo ancora a lavoro. Adesso apprendiamo l’interesse dell’assessore Corvaja, forse ha seguito la nostra vicenda. Speriamo che non diventi una questione politica».

Una situazione complessa quella dei lavoratori che fino allo scorso anno lavoravano in una delle aziende messinesi storiche: al momento il concordato è bloccato, per le similari vicende che legano la proprietà al Pastificio Puglisi, altra realtà importante delle nostra provincia che ha chiuso la propria attività. Sospesa attualmente anche la pista che portava alla nascita di una cooperativa per la ripresa della produzione. Sono stati i costi imponenti a frenarne la nascita, nonostante l’impegno della Provincia e la disponibilità dell’Asi a mettere a disposizione un’area in provincia: “La spesa sarebbe stata troppo alta considerando il trasporto dalla zona di Milazzo al capoluogo – spiega Casale. Attendere che uno spazio possa essere liberato su Messina è possibile, ma nel frattempo si perde il mercato”. Altri costi importanti, fondamentali, per i macchinari: «Secondo il business plan da noi stilato ci sarebbe voluto un milione e duecentomila euro circa. Avevamo chiesto quelle macchine sulle quali abbiamo lavorato per anni, ma anche in questo caso abbiamo ottenuto una risposta negativa dalla Molini Gazzi». L’unica possibilità poteva essere rappresentata da un finanziamento, circa due milioni per gettare le basi e partire con un nuovo progetto.

«Abbiamo scadenze da pagare e mancano gli stipendi – conclude Casale. Molti di noi ci pensano due volte prima di andare a rischiare grosse somme in una fase così difficile. Di mezzo ci sono le nostre famiglie, non possiamo giocare».Per questo è stato chiesto aiuto agli Enti e alle Istituzioni, vista l’assenza totale di iniziativa privata.

(Nella foto una delle riunioni tra i lavoratori, rappresentanti della Provincia e dell’Asi)

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