Lettera aperta del Movimento Cristiano Lavoratori di Sicilia e di Calabria

Lettera aperta del Movimento Cristiano Lavoratori di Sicilia e di Calabria

Redazione

Lettera aperta del Movimento Cristiano Lavoratori di Sicilia e di Calabria

venerdì 05 Ottobre 2007 - 15:50

-Soppressa la Società Stretto di Messina: soppresso il sogno di un futuro per siciliani e calabresi-

Riceviamo e pubblica un lettera scritta a quattro mani dai presidenti del Movimento Cristiano Lavoratori di Sicilia e Calabria, l’ingenere Fortunato Romano l’avvocato Vincenzo Massara.

-La notizia che la Finanziaria 2008 contenga la soppressione della “Società Stretto di Messina- viene giudicata dal MCL di Sicilia e Calabria con sentimenti di indignazione e ribellione. Dopo aver deciso che “il Ponte di Messina non era una priorità-, dopo l’annullamento degli atti del precedente, dopo la distrazione delle somme già stanziate, dal Governo Prodi i Siciliani e Calabresi non potevano aspettare nient’altro che l’affossamento definitivo di ogni speranza di costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e di ogni disegno strategico di infrastrutturazione che si collochi in un concreto sistema di trasporti integrato. Quotidianamente leggiamo di scioperi e di proteste dei lavoratori di R.F.I. per i tagli operati sulle navi impiegate nell’attraversamento dello Stretto di Messina, e contemporaneamente leggiamo proclami, appelli e invettive contro le dismissioni ed il disimpegno di Trenitalia su tutta la rete siciliana. Come se non si sapesse che queste sarebbero state le conseguenze dell’incredibile scippo del Ponte fatto dal Governo con la correità dei politici siciliani e calabresi verdi, bianchi e rossi, con i loro corrispettivi nazionali – Bianchi – Di Liberto – Pecoraro Scanio- Di Pietro – Bertinotti – D’Alema e prima di tutti dell’ineffabile Prodi che disinvoltamente dichiara che “Il Ponte serve a congiungere il nulla col nulla-, tra l’altro, manifestando in quale considerazione tiene i 5 milioni di Siciliani e i 2 milioni e mezzo di Calabresi. Ora, per rispetto all’intelligenza di tutti, “i coccodrilli smettano di piangere- di fronte a singoli provvedimenti penalizzanti e riconoscano che è stato un vero e proprio inganno dire che il Ponte non era una priorità o di continuare a raccontare frottole come quella che prima bisogna fare le opere compensative e poi si potrà pensare alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Il M.C.L. ha sempre sostenuto che, senza il Ponte, le città e le Regioni di Sicilia e Calabria sarebbero rimaste isolate, che sarebbe stato modificato il tracciato del corridoio 1 Berlino-Palermo, che sarebbe stato compromesso il loro ruolo come testa di ponte dell’Europa nel Mediterraneo. Questa è la verità, e almeno si ponga fine a tutte le pantomime! Questa decisione spinge Messina e Reggio Calabria nella china del sottosviluppo, e chiude Siciliani e Calabresi nella loro perifericità. Bisogna capire che l’Azienda Ferrovie, chiamata a risanare un pauroso deficit di bilancio, non ha più interesse ad investire a Messina e in Sicilia e che la riduzione delle tabelle d’armamento sulle navi traghetto, l’abbandono del servizio di attraversamento veloce dello Stretto, la soppressione dei treni a lunga percorrenza, sono la manifestazione della volontà della R.T.I. di abbandonare l’Isola, o quantomeno di restare solo con servizi di trasporto di treni locali regionali. Quanto prima, la Regione Sicilia sarà chiamata a stipulare la convenzione per la regionalizzazione. Così come è già avvenuto in Sardegna! In questa situazione, è evidente che non serve a nessuno spingere la popolazione a fare una battaglia contro la soppressione dei treni a lunga percorrenza, contro la riduzione dalle stazioni ferroviarie e, al limite, neppure contro il trasbordo a piedi da Messina a Reggio Calabria. Sarebbe una battaglia contro i mulini a vento! Bisogna, invece, portare la lotta sul piano politico, impegnando i parlamentari siciliani e calabresi a contrastare la disposizione che sopprime la “Società Stretto di Messina-, e perfino a contrastare il provvedimento del Governo, fino al voto contrario la Finanziaria. Inoltre, bisogna rimodulare la “Vertenza Messina- su due precise rivendicazioni:

1) obbligare le Ferrovie a liberare tutto il territorio fronte mare;

2) finanziare le opere progettate per liberare la Città dalla servitù di passaggio e quelle programmate per la valorizzazione del suo immenso patrimonio naturale.

Questo comporta che le forze politiche e sociali realizzino un intervento politico unitario che metta le città di Messina e di Reggio sulla via dello sviluppo e del progresso. Si volti finalmente pagina! Questa è l’occasione perché la classe dirigente siciliana e calabrese pratichi una svolta che interrompa la spirale dell’apatia, del lamento, del clientelismo e dell’ascarismo, che portano solo povertà e sottosviluppo.

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