Molini Gazzi, la speculazione edilizia c'è. E Pulejo diffida il Comune

Molini Gazzi, la speculazione edilizia c’è. E Pulejo diffida il Comune

Molini Gazzi, la speculazione edilizia c’è. E Pulejo diffida il Comune

venerdì 17 Aprile 2009 - 06:17

Pronto il progetto per realizzare palazzine di sette piani al posto dello stabilimento: è stato presentato più di quattro mesi fa dall'ing. Taranto. Ma una delibera proposta da Corvaja potrebbe fermare tutto, e una lettera dell'avv. Catalioto avverte: quell'area deve rimanere edificabile

L’area in cui ricade lo stabilimento dei Molini Gazzi risulta, da piano regolatore vigente, edificabile con la massima cubatura consentita: B1, buono per edifici a sette piani fuori terra. Una cubatura che secondo un progetto presentato al dipartimento Urbanistica del Comune più di quattro mesi fa verrà sfruttata per intero per tirar su palazzine e appartamenti, laddove fino a pochi mesi fa si lavorava il grano e si dava da mangiare agli operai oggi disoccupati dei Molini Gazzi. La speculazione edilizia tanto sussurrata da quando l’azienda di via Bonino ha deciso di chiudere battenti esiste davvero, dunque, e soprattutto è pronta a partire. Il progetto porta la firma dell’ing. Luciano Taranto, ex presidente dell’Ato3, professionista notoriamente vicino all’Udc e al senatore D’Alia, e l’istanza di concessione edilizia è stata presentata a dicembre, con tanto di responsabile del procedimento, l’ing. Raffaele Cucinotta.

Secondo l’articolo 2 della legge regionale n. 17 del 1994, «la domanda di concessione edilizia si intende accolta qualora entro centoventi giorni dal ricevimento dell’istanza non venga comunicato all’interessato il provvedimento motivato di diniego». I centoventi giorni, quattro mesi, sarebbero trascorsi da quasi una settimana, ma gli uffici avrebbero provveduto ad interrompere i termini. Questo perché una delibera proposta dall’assessore all’Urbanistica Giuseppe Corvaja e finita all’attenzione della II commissione consiliare di Palazzo Zanca che, però, da un paio di settimane si chiude regolarmente deserta, rischia di mandare tutto a monte, tanto da rendere necessaria una diffida inviata al Comune proprio dal liquidatore della Molini Gazzi, Francesco Pulejo, per mano del legale che lo rappresenta, Antonio Catalioto, ironia della sorte ex assessore all’Urbanistica nel periodo della breve amministrazione Genovese.

Della delibera di Corvaja abbiamo già parlato nelle settimane scorse. Alla base c’è quello che l’assessore definisce un -errore materiale- del Prg: l’area era considerata B1, dunque edificabile, in quanto ricadente all’interno della zona Borzì, quando in realtà si trova all’esterno della zona stessa. Dunque Corvaja propone di adottare una variante al Prg mantenendo come B4c, zone edificabili di completamento, le aree residenziali esistenti e di trasformare in zona D1, dunque a destinazione prevalentemente commerciale, industriale ed artigianale, l’area dello stabilimento di Molini Gazzi. Una proposta di delibera istruita dal capo area del dipartimento Urbanistica Manlio Minutoli, che ha incassato il parere favorevole del Genio Civile ma non quello della Soprintendenza ai Beni culturali. La quale, anzi, ha sottolineato come «all’interno di zone caratterizzate da una edilizia di tipo mista non sia opportuno far ricadere aree produttive, soprattutto se le attività di questo tipo preesistenti sul sito risultano già dismesse (…); pertanto è necessario che tutta l’area sia riconfermata come zona B all’interno dello strumento urbanistico».

La proposta di delibera, inoltre, ha fatto saltare sulla sedia Pulejo, che ha inviato tramite l’avv. Catalioto una lettera di diffida. Qui si sostiene che secondo il certificato storico di destinazione urbanistica l’area è sempre stata edificabile, fin dal Prg del 1978, è che quindi «è veramente singolare e paradossale che, dopo quasi 20 anni, ci si ponga il problema di riqualificare l’area per attribuirle una destinazione industriale solo dopo la dismissione dell’attività aziendale». Secondo Pulejo e Catalioto, che ovviamente citano a proprio favore il parere della Soprintendenza, «l’amministrazione ha omesso sia di specificare e rappresentare le ragioni dell’interesse pubblico sotteso all’adozione della variante sia di effettuare un’equa comparazione tra tale interesse e quello della società che, avendo conseguito la concessione edilizia, in conformità all’attuale previsione urbanistica, si accinge a dare inizio ai lavori». Una deliberazione, quella proposta da Corvaja, che influirebbe, secondo Pulejo, «nel procedimento di concordato pendente dinnanzi al Tribunale fallimentare dove, tra i valori patrimoniali della società, l’immobile in questione è quello di maggiore pregio e la sua stima, in conformità all’attuale destinazione urbanistica, consentirebbe di soddisfare al 100% i creditori».

Con la lettera giunta al Comune il 14 aprile scorso Pulejo diffida il dipartimento Urbanistica, e dunque il dirigente Minutoli, il Rup Cucinotta e l’assessore Corvaja, «a porre in essere ogni atto necessario ed utile affinché venga immediatamente revocata la proposta di delibera», invitando il presidente del consiglio comunale Previti e il presidente della II commissione consiliare Guerrera a «soprassedere nell’esame della proposta disponendone la restituzione all’Ufficio proponente per evidente illegittimità», avvertendo al tempo stesso che in caso contrario «saranno esperite tutte le azioni giudiziarie necessarie alla salvaguardia degli interessi e diritti della società».

(foto Dino Sturiale)

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