Lo stop alle concessioni edilizie “vacilla”: i costruttori del Green Park portano il Comune in tribunale

Lo stop alle concessioni edilizie “vacilla”: i costruttori del Green Park portano il Comune in tribunale

Lo stop alle concessioni edilizie “vacilla”: i costruttori del Green Park portano il Comune in tribunale

giovedì 14 Ottobre 2010 - 08:06

Al cantiere del complesso edilizio del torrente Trapani, già bloccato per oltre due anni a causa dell’inchiesta “Oro Grigio”, non è stata prorogata la concessione. Ma oggi la ditta “Samm” chiede conto e presenta ricorso al Tar

Nel calderone della raffica di sospensioni delle concessioni edilizie decise dal duo Pippo CorvajaCarmelo Famà (rispettivamente assessore e dirigente dell’Urbanistica) c’è finito pure il “famoso” Green Park del torrente Trapani. Ossia il complesso edilizio salito agli onori della cronaca per la roboante inchiesta giudiziaria “Oro Grigio”. E sarà di nuovo un tribunale, presto, a decidere se quel progetto dovrà andare avanti oppure no. La Samm Costruzioni srl, di cui è amministratore Giovanni Magazzù, ha infatti presentato ricorso al Tar contro la decisione del Comune di non rilasciare la proroga di concessione edilizia richiesta. Un rifiuto degli uffici comunali «nelle more dell’esecuzione dei lavori e dell’ottenimento dell’autorizzazione del Genio civile, fatti salvi eventuali provvedimenti, da parte di altri organi preposti alla tutela del territorio e della pubblica e privata incolumità». Nel provvedimento contestato, il Comune diffida anche la ditta «dall’eseguire i lavori di cui alla concessione edilizia».

La ditta aveva ottenuto la concessione edilizia il 23 marzo 2006 per la realizzazione di un complesso di otto corpi di fabbrica. Ma quando erano già stati completati i rustici dei primi quattro edifici e sottoscritti ben 26 contratti preliminari di compravendita, il 16 maggio 2007 arrivava il sequestro del cantiere da parte della Procura, nel bel mezzo della bufera “Oro Grigio”, che costrinse in manette nomi eccellenti anche della politica cittadina. A sequestro già avvenuto, quasi un mese dopo, il 14 giugno, il Genio civile diffidava l’impresa ad eseguire «con urgenza le opere previste in progetto, o altre tipologie, per il contenimento dei fronti di scavo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità». Ma, come spiega nel ricorso presentato al Tar il legale della ditta, l’ex vicesindaco Antonio Saitta, «in ragione delle misure cautelari, reali e personali, tali lavori non potevano avere esecuzione». Così il 24 settembre 2007 il Genio civile finiva per revocare l’efficacia del deposito dell’ex art. 32, una sorta di “silenzio assenso” traslato alle competenze del Genio civile.

Nel frattempo proseguiva un contenzioso avviato dalla Samm stessa: la ditta sosteneva, in sostanza, che l’iter da essa seguita per l’esecuzione dei lavori nulla aveva a che vedere con i reati oggetto del processo “Oro Grigio”. E il 28 gennaio 2010, dopo un lunghissimo via vai tra i tribunali della città e quelli romani, la Corte di Cassazione disponeva il dissequestro del cantiere, riconoscendo che la concessione edilizia era stata rilasciata «in conformità» agli strumenti urbanistici vigenti. Sancendo, di fatto, un principio che è assoluto per Messina: il problema non è adesso, quando si concede di costruire, ma è stato ieri, quando si è pianificato il territorio, col Prg, la variante e i cosiddetti “francobolli”, consentendo che venisse “violentato”. L’8 febbraio scorso la Samm, dunque, avanzava richiesta di proroga di concessione edilizia e la reiterava il 21 aprile. Ma il Comune si opponeva. E chiedeva di presentare un’altra domanda per eseguire i lavori di messa in sicurezza. Previsti, però, già nel progetto iniziale, spiega Saitta. «Come si possono eseguire i lavori se non è stata concessa la proroga? E perché onerare la ditta dell’obbligo di presentare una nuova ed autonoma richiesta d’autorizzazione?». Questi i quesiti della ditta. Le risposte le darà il giudice.

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