A Messina e provincia ogni anno si spendono 150 milioni, la Cisl mette a punto la sua ricetta

A Messina e provincia ogni anno si spendono 150 milioni, la Cisl mette a punto la sua ricetta

A Messina e provincia ogni anno si spendono 150 milioni, la Cisl mette a punto la sua ricetta

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venerdì 11 Dicembre 2015 - 17:17

Tonino Genovese all’incontro della Cabina di Regia della Cisl Messina: «Serve coordinamento sinergico per rispondere ai bisogni reali del territorio ed evitare duplicazioni costose e inutili»

Una provincia depressa, con condizioni socio-economiche fortemente a rischio, con una condizione dequalificata soprattutto nell'area metropolitana dove ancora insistono le baraccopoli e una classe giovanile demotivata e sfiduciata. Si inserisce in questo contesto la spesa per il sociale che supera i 150 milioni di euro. Fondi provenienti da diverse fonti di finanziamento come Regione, Asp, Pac, ex Provincia, a volte con sovrapposizioni e duplicazioni di servizi. Un sistema che resta sempre precario e limitato a pochi mesi, a volte con proroghe e perdita di posti di lavoro.

Su questi temi si è riunita questa mattina la Cabina di Regia sulle Politiche Sociali della Cisl di Messina, alla presenza del segretario generale Tonino Genovese e della segretaria regionale della Usr Cisl Sicilia, Rosanna La Placa. La Cisl, infatti, ha inteso decentrare su tutto il territorio siciliano i temi approfonditi dal coordinamento regionale delle Politiche Sociali perché ritiene ci sia la necessità di «ricondurre a sistema la contrattazione sociale di prossimità, per socializzare le buone prassi esistenti nella regione, per dare slancio alla contrattazione sociale di prossimità».

A più livelli, in tutti questi anni, la Cisl di Messina, è stata incalzante nel denunciare ritardi, inadempienze ed omissioni, oltre l’utilizzo distorto delle risorse disponibili o il loro spreco.

«La mancanza di una seria programmazione, coerente con i reali bisogni dei cittadini – ha detto il segretario generale Tonino Genovese – ci ha spinto a rivendicare con forza e determinazione il nostro ruolo sociale, rappresentativo delle persone da assistere o dei lavoratori da garantire sotto il profilo occupazionale o retributivo. Abbiamo offerto soluzioni, individuato percorsi strutturali non legati all’emergenza sociale, per l’erogazione dei servizi con la finalità di eliminare le contrapposizioni, i duplicati e anche i favoritismi e le clientele convinti che l’integrazione tra assistenza socio-sanitaria e socio- assistenziale fosse necessaria ed urgente, oltre che legislativamente corretta, per contenere l’espansione della domanda e i vincoli delle risorse imposte dalla spending review».

Per la Cisl il welfare rappresenta una delle principali leve da utilizzare in funzione anticiclica per ridurre gli effetti sociali ed economici causati dalla disoccupazione, inoccupazione, povertà, disagio e per rilanciare una crescita “intelligente, sostenibile ed inclusiva”.

La Cisl intende svolgere un ruolo di prima linea nel confronto politico-istituzionale «ponendo un’attenzione mirata alle dinamiche sociali e facendoci interpreti delle nuove domande di protezione». Per il sindacato vanno individuati nuovi modelli organizzativi del sistema di interventi e servizi che pongano al centro della revisione complessiva delle politiche sociali la promozione della tutela attiva della persona. «Serve – ha detto Genovese – una progettazione seria, per qualificare e quantificare le prestazioni socio-assistenziali erogate dai Distretti a completamento dell’assistenza domiciliare integrata erogata dall’Asp. È tempo di stringere accordi di Contrattazione Sociale, di politiche socio-familiari, politiche fiscali, tariffarie e prezzi. Servono un welfare occupazionale per accompagnare le crisi aziendali e supportare i lavoratori divenuti vulnerabili ed azioni in tema di politiche socio-sanitarie».

La Cisl ritiene necessario promuovere politiche socio familiari e socio sanitarie qualificando l’offerta dei servizi, i criteri di accesso e compartecipazione per le famiglie in condizioni di fragilità e con carichi di cura (anziani, non autosufficienti e disabili, bambini), attivare interventi di contrasto alla povertà e di inclusione socio lavorativa, anche attraverso la costituzione di fondi di solidarietà o anticrisi.

«Non possiamo immaginare che si sperperano oltre 150 milioni di euro per i servizi sociali senza un coordinamento sinergico tra le istituzioni e l'utilizzo delle risorse ragionate – ha affermato Genovese – Bisogna entrare nelle stanze della programmazione di ciascun ente per conoscere e proporre come, quando, perché e in che modo vengono utilizzate le risorse di bilancio. Da qui si parte e su questo percorso sarà improntato il modus operandi della Cisl di Messina nei prossimi anni».

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