Tentiamo di capire a cosa mirano Genovese e D'Alia

Tentiamo di capire a cosa mirano Genovese e D’Alia

Tentiamo di capire a cosa mirano Genovese e D’Alia

venerdì 02 Dicembre 2011 - 14:21

Le motivazioni che spingono Genovese e D'Alia a bloccare la realizzazione del Ponte sullo Stretto e a liquidare la società concessionaria, non appaiono ai più perfettamente chiare. Avanziamo alcune ipotesi, nella speranza che i due illustri parlamentari messinesi chiariscano le queste perplessità e, soprattutto, come immaginano lo sviluppo della loro città, con o senza Ponte

Sono un Messinese pieno di dubbi sul modo in cui procede l’iter di costruzione del Ponte sullo Stretto. Leggo dell’impegno del senatore D’Alia e dell’on. Genovese nel bloccarlo e di liquidarne la società concessionaria.
Forse, più che di impegno dovrei parlare di missione, in quanto mi sembra di intravvedere nelle loro molteplici iniziative una sorta di ossessione.
Infatti, non analizzano né contestano mai i possibili benefici dell’opera, ma li negano apoditticamente, il che mi appare quantomeno sospetto, considerato che ogni area del mondo, nella quale sono state spese somme infinitamente minori, qualche vantaggio l’ha sempre ottenuto.
Questo, certo, i due parlamentari messinesi lo sanno bene, ciononostante sembrano convinti che, senza Ponte, Messina risorgerà più bella e più superba che pria.
Nel dubbio, mi chiedo quindi, come possano tentare di impedire che vengano spesi, sul territorio che li ha eletti, dieci miliardi di euro – dello Stato o di privati, la sostanza non cambia –, senza degnarsi di darne una spiegazione appena plausibile.

Somme che tanti altri deputati e senatori della Repubblica vorrebbero spostare nelle loro regioni, sottraendole all’Area dello Stretto dove, sostengono, sarebbero un dono alla mafia o, nella migliore delle ipotesi, un inutile sperpero di preziose risorse.
Sono queste ultime le motivazioni che spingono Gianpiero e Francantonio?
Spero proprio di no.
Così come sono certamente false le insinuazioni di chi fa derivare la loro strenua lotta contro il Ponte da ragioni strettamente personali, facilmente individuabili soprattutto per il secondo.
Al contrario, non è certamente campata in aria la tesi dei sostenitori della grande opera secondo la quale l’attraversamento stabile è l’ultima speranza di crescita per un territorio ormai irrimediabilmente devastato dalla speculazione edilizia, con un tasso di disoccupazione giovanile da cimitero delle speranze nel futuro, con un tessuto industriale praticamente inesistente, terra di conquista di affaristi e imprenditori calabro-catanesi e in via di progressiva emarginazione da ogni itinerario commerciale.
Scartata, quindi, l’ipotesi che D’Alia e Genovese vogliano mantenere staccata la Sicilia dal continente europeo, in nome di un isolazionismo suicida e dissipata l’illusione che vogliano costringere lo Stato (non parliamo dei privati per carità di patria, vista la storia dei collegamenti marittimi nello Stretto) a intensificare servizi di traghettamento inquinanti e pericolosi – in tutto il mondo nessuno si azzarda più a far viaggiare centinaia di persone/topi imprigionati dentro vagoni/trappola, a loro volta chiusi dentro navi/gabbie -, a costi ormai insostenibili, resta poco spazio per indovinare le ragioni di un No così categorico.
E’ infatti da escludere che, da persone intelligenti ed esperte quali sono, per bloccare l’iter progettuale, confidino realmente in una fragile mozione fondata sulla contestazione della caratura tecnica del progetto.
Cioè che mettano realmente in dubbio la qualità del progetto definitivo presentato dal General contractor e approvato dal Comitato scientifico della Stretto di Messina. Non bastano poche righe scritte in buon italiano – pur se raccatteranno certamente il sostegno entusiasta della Lega – per demolire centinaia di migliaia di pagine, dense di mappe, disegni e formule, approvate da scienziati e tecnici di fama mondiale.
Escluse motivazioni malevole, velleità isolazioniste, alti ideali politici e deboli obiezioni tecniche, resta solo una opzione: che Gianpiero e Francantonio non condividano il modo in cui è stata condotta l’operazione Ponte.
Se fosse questa la motivazione – soprattutto quella di Gianpiero -, si aprono ampi spazi per un confronto sereno con chi, invece, ha compiuto le scelte e proposto le soluzioni fino ad oggi adottate.
Evidentemente, in queste scelte e soluzioni c’è qualcosa che non ha funzionato in maniera ottimale, quantomeno nei rapporti con le forze che operano sul territorio, se due persone che hanno il dovere di promuovere la qualità della vita e la crescita socioeconomica dei cittadini che li hanno mandati a Roma danno l’impressione di credere che il Ponte sia la più grande jattura che incombe sulla nostra città.

11 commenti

  1. leggendo mi viene da ridere.proprio come ridolini.Ma con i tempi che corrono dove li pigliano 10 miliardi di euro?nella fantasia di chi scrive.Ma non sarebbe meglio con molto di meno,ripristinare la viabilità di Messina,rifare le autostrade in sicilia,mettere in sicurezza il territorio perchè ad ogni pioggia la gente muore,poi e molto poi quando i fondi ci saranno faremo il ponte per il transito di milioni e milioni di veicoli.Intanto liquidiamo la società ponte e mandiamo a lavorare i 52 dipendenti…

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  2. approvo incondizionatamente, bravo

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  3. Per Ridolini
    Basta fare quattro conti (a chi li sa fare) per capire che la quota di soldi pubblici che spetterebbe a Messina, se si dedicassero le risorse del Ponte ai comuni dissestati, non basterebbe a fare un ricovero per cazzari. Nel mondo circolano ogni giorno soldi per fare 1.000.000 di ponti sullo Stretto. Basti pensare che la Danimarca (5,5 milioni di abitanti) si paga da sola il tunnel sotto il Fehmarn (5,2 miliardi di euro) senza polemiche né contestazioni di incompetenti, convinta che sia autofinanziabile. Finiamola di dire sciocchezze, si può essere contrari al Ponte senza dirne, ma se il motivo principale per cui ci si oppone è la mancanza di risorse oppure che c’è la faglia o che cadrà, vuol dire essere fuori dal mondo. Così si dà ragione ai leghisti che dicono che siamo ignoranti e accattoni

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  4. bonanno giuseppe 3 Dicembre 2011 16:01

    MIRANO a non farci PRENDERE PER IL CULO DA CIUCCI E TUTTI QUELLI CHE FANNO LE NOZZE CON I FICHI SECCHI. NON CI SONO SOLDI E NON TROVANO CHI LI METTE, E NON VOGLIONO CHE I RACCOMANDATI CHE LAVORANO ALLA STRETTO DI MESSINA CHE GRAVANO SUI NOSTRI SOLDI , CONTINUINO A FARE POESIA.
    IN OGNI CASO PRIMA (LE STRADE, LA MESSA IN SICUREZZA DELLE NOSTRR COLLINE; DEI NOSTRI TORRENTI, LA RIPRESA DELLE FERROVIE (Palermo – Messina 4 ore) Catania Agrigento o Palermo altrettanto) IL COMPLETAMENTO E MESSA IN SICUREZZA DELKLE AUTOSTRADE. CARO TERMPOSTRETTO QUESTE SONO LE PRIORITA

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  5. bonanno giuseppe 3 Dicembre 2011 16:03

    MA DOVE VIVI ????

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  6. CONCORDO CON QUANTO SCRITTO NELL’ARTICOLO. A MIO MODESTO PARERE GATTA CI COVA!!!!!!!!

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  7. Ribadisco la mia sensazione. Odo in lontananza la dolce musica di una colonna di ruspe e caterpillar che si avvicinano alla zona di torre faro.

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  8. E che fanno arrivati lì?

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  9. E dagli con l’accattonaggio! Ma non riusciremo mai a superare la cultura dell’assistenzialismo, a smettere di chiedere quello che dovremmo farci da soli. Non abbiamo ancora capito che quell’epoca è finita? Le nostre colline e i nostri torrenti dobbiamo metterli in sicurezza noi, la gestione delle nostre autostrade è passiva perché abbiamo il maggior numero di addetti per km. e poi aspettiamo che i nostri debiti li paghino gli altri. Sempre lì, col cappello in mano a chiedere soldi. Convinti che dobbiamo essere noi a stabilire le priorità del Paese. Siamo ormai i patetici buffoni di tutto il Paese.

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  10. Prova a convincere tu Moretti, l’ad delle Ferrovie dello Stato, a venire a sistemare la nostra rete ferroviaria. Ti risponderà che le FFSS sono una SpA che deve guadagnare soldi e non perderli costruendo tratte in perdita. Da un lato c’è il mondo delle nostre illusioni e delle nostre pretese, dall’altro quello della realtà. Però continuiamo a insistere e a piangerci addosso. Sveglia!

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  11. NON CERCATE NOBILI MOTIVAZIONI.
    Le motivazioni che spingono i politici nostrani hanno a che fare con la propria cutra.Genovese e D’alia sono portatori di grandi e legittimi interessi fondiari e immobiliari,che cozzano con l’interesse generale dei messinesi.Interessi che saranno vanificati dal progetto PONTE con le sue opere connesse e dai vari piani regolatori che presto vedranno la luce,in particolare il nuovo PRG,che le linee guida di Corvaja lasciano intravedere,insieme ai piani del Porto e della zona Falcata.

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