Una cooperativa sociale a “Villa Alfano”. Biancuzzo: “Può avere solo uso abitativo”

Una cooperativa sociale a “Villa Alfano”. Biancuzzo: “Può avere solo uso abitativo”

Una cooperativa sociale a “Villa Alfano”. Biancuzzo: “Può avere solo uso abitativo”

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mercoledì 05 Marzo 2014 - 10:44

Per il consigliere della VI circoscrizione, l’assegnazione del bene confiscato alla mafia, a Marmora, è illegittima. Non sarebbe ammissibile il cambio della destinazione d’uso e comunque non sarebbe sicuro un uso diverso dai fini abitativi

Il bene, confiscato al patrimonio del boss Michelangelo Alfano, è stato acquisito dal Comune il 14 marzo del 2011. Si tratta di una villa residenziale unifamiliare, a due piani più la parte esterna, situata a Marmora, all’interno dei un complesso abitativo realizzato in più stralci, in vari anni, in prossimità della strada statale 113 dir, al km 29,600. La villa si trova in cattivo stato di manutenzione a causa del suo inutilizzo e per la sua vicinanza alla battigia. L’erosione costiera ha già danneggiato in più punti il muro di recinzione.

Il Comune di Messina, in considerazione della pubblicazione di appositi bandi ministeriali finalizzati alla valorizzazione di beni pubblici, rivolti ad associazioni e cooperative, per facilitare la loro fruizione da parte della collettività, inclusi i beni confiscati alla mafia, ha ritenuto necessario ed urgente provvedere all’avvio delle procedure per l'assegnazione dello stesso bene, con la delibera numero 981 del 17 dicembre 2012 avente per oggetto “approvazione schema di bando di assegnazione bene confiscato alla mafia sito in contrada Marmora villaggio Rodia appartenente al patrimonio comunale”. Nel bando, si legge che si tratta di una “Selezione aperta al territorio per l’individuazione degli Enti e o Associazioni che svolgono attività e progetti che promuovono ‘interventi tesi alla valorizzazione di beni confiscati alla mafia al fine di facilitare l'accessibilità e la fruizione da parte della collettività e favorire la promozione di imprenditoria turistica e occupazione sociale giovanile’”.

Vincitrice è risultata la coooperativa sociale Ecosmed e, con delibera numero 468 del 29 maggio 2013, è stato autorizzato il dirigente preposto a stipulare l’atto di concessione.

Secondo il consigliere della VI circoscrizione, Mario Biancuzzo, l’assegnazione è potuta avvenire “solo a causa del mancato approfondimento della situazione reale dei luoghi. Villa Alfano – scrive – è una residenza unifamiliare che non prospetta, non confina e non è raggiungibile da strade pubbliche. Si trova all’interno del complesso edilizio Marmora 78, esclusivamente residenziale e costituito per la quasi totalità da ville unifamiliari e bifamiliari, prive di parti comuni. A tutte le unità, si accede solo con servitù di passaggio attraverso la stradella privata che parte dalla 113 dir, in prossimità del km 29,600, e termina a valle in spiaggia. Non esistono spazi di relazione, spazi attrezzati né luoghi di uso pubblico. In tale contesto, qualsiasi destinazione diversa da quella espressamente abitativa strettamente familiare, non può ovviamente definirsi compatibile”.

Per Biancuzzo, quindi, l’assenza di spazi comuni e la mancanza di servizi e collegamenti con le strade cittadine “rendono la scelta del tutto incomprensibile e priva dei requisiti minimi obbligatori per permettere l’inserimento sociale di soggetti disagiati, tralasciando gli eventuali problemi di sicurezza legati, specialmente nel periodo estivo, ai tanti adolescenti e bambini che vivono il complesso in tutte le ore del giorno e della notte”. Tra l’altro, “l’utilizzo a fini ricreativi e ricettivi non è ammissibile con la destinazione d’uso attuale e non vi sono le condizioni normative, regolamentari e di sicurezza per modificarla, sia per quanto riguarda gli standard urbanistico edilizi, sia per le limitate dimensioni della stradella privata di accesso, che è già inidonea allo stato attuale, e quindi insufficiente ad accogliere qualsiasi ulteriore incremento, anche minimo, di carico urbanistico”.

Il consigliere si rivolge al sindaco, al prefetto e alla Protezione Civile, per chiedere di rivedere la scelta, “nel rispetto delle condizioni minime di sicurezza, sia per gli attuali residenti che per i futuri ipotetici fruitori”.

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