Omayma, cittadinanza italiana per le 4 figlie? E i nonni materni pronti ad averne cura qui

Omayma, cittadinanza italiana per le 4 figlie? E i nonni materni pronti ad averne cura qui

Rosaria Brancato

Omayma, cittadinanza italiana per le 4 figlie? E i nonni materni pronti ad averne cura qui

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venerdì 09 Ottobre 2015 - 22:02

Una raccolta fondi per le 4 figlie di Omayma. La cittadinanza italiana per le piccole donne rimaste sole dopo l'omicidio della madre. Ed ancora la richiesta da parte dei nonni materni di poter crescere le nipotine qui, in affido. Tutto questo è stata la manifestazione promossa da Donne in rete e Cirs.

La speranza ha gli occhi umidi della mamma di Omayma e la voce della mediatrice culturale quando a fine incontro chiede, a nome dei genitori della 33enne massacrata dal marito, che siano affidate a loro le 4 bimbe rimaste sole. E affidate qui, dove la loro mamma ha sognato diventassero donne. La speranza ha la voce di Aura Notarianni che propone la cittadinanza italiana per le figlie di Omayma, perché lei è morta perché crescessero da italiane. La speranza ha il sorriso di Maria Celeste Celi che nel concludere la manifestazione al Palacultura ripete l’Iban per la raccolta fondi destinata alle Borse di studio per le piccole donne che sono ospiti di un Istituto a Saponara.

Non era facile riuscire a ricordare Omayma Benghaloum, tre volte vittima, vittima perché donna, vittima perché tunisina, quindi migrante, vittima infine perché donna migrante. Eppure, grazie a quante hanno in queste settimane operato sotto traccia, la rete delle donne, il Cirs, il Cug dell’Ateneo, la questura, il Cedav, le singole donne che con impegno costruiscono una Messina diversa, una Sicilia diversa, un’Italia diversa, per lasciarla diversa alle figlie, alle nipoti. Non era facile ma l’iniziativa del tavolo permanente Donne in rete e del Cirs con la borsa di studio “Rosa Speranza”, al Palacultura, coordinato e presentato da Gisella Cicciò, ha colto nel segno, affrontando tutte le sfaccettature che stanno dietro, sotto, dentro il femminicidio e la violenza alle donne.

Nel raccontare la storia di Omayma, tunisina di 33 anni con 4 figlie dai 12 ai 3 anni, lontana dalla sua terra natale ma realizzata in questa nuova terra, chi l’ha conosciuta, chi l’ha vista lavorare come mediatrice culturale, ha raccontato la storia di una donna ma soprattutto la storia di una donna migrante. Già, perché non c’è solo la realtà di chi arriva qui con gli sbarchi, ma c’è soprattutto la realtà dolorosa dei minori e delle donne. Ed ancora le sofferenze e le umiliazioni di quelle donne, filippine, srilankesi, marocchine, indiane, albanesi, che lavorano nelle nostre case e spesso neanche le consideriamo uguali a noi, donne come noi. Nel raccontare poi la morte di Omayma, uccisa a bastonate dal marito perché non voleva rientrare in Tunisia, si è raccontata la violenza subita dalle donne, e nel contempo la difficoltà di una società a cambiare i costumi e di uno Stato a fermare la strage. E infine, nel raccontare gli sforzi che si compiono, in Tunisia come a Messina, per creare un mondo diverso, si è squarciato il velo ed è apparsa quella Rosa speranza che è molto di più delle Borse di studio che consentiranno alle bimbe di Omayma di studiare qui.

Al microfono si sono alternati, ognuno con la sua competenza ed uno spaccato di realtà, il console tunisin Farhat Ben Souissi, il presidente del centro islamico di Messina Mohamed Refaat, la co-presidente regionale Anolf Cisl Nadine Abdia, la dirigente dell’ufficio immigrazione della questura Adalgisa Di Brisco, il direttore dell’ufficio diocesano Migrantes Santino Tornesi, l’esperta in matrimoni misti Paola Magaudda, la responsabile di genere all’Al Hayat Center Costanza Matafù, il responsabile del coordinamento nazionale immigrati Cgil Elshafie Idriss.

Ognuno ha messo un tassello nel mosaico complesso che ha portato alla morte di Omayma, la difficile realtà di chi vive oggi la condizione di extracomunitario, ma anche di chi proviene da un contesto ed una cultura diversa ma che con un impegno straordinario ed una forza d’animo immensa, ha provato a crearsi un destino diverso da quello immaginato alla nascita.

Il questore Cucchiara si è soffermato sul femminicidio come problema sociale che non può e non deve essere affrontato come un omicidio senza genere, ma deve essere punito tenendo conto proprio della sua specificità. Cucchiara ha ricordato come in un tempo non troppo lontano persino i casi di stalking non si riuscivano a punire adeguatamente se non rubricandoli come violenza privata. Del resto il nostro è il Paese nel quale il delitto d’onore non è preistoria eppure ci permettiamo di considerarci superiori ad altre realtà. Carmen Currò ha annunciato che il Cedav si costituirà parte civile. La professoressa Cocchiara ha spiegato che il Cug ha voluto Borse di studio per le 4 bambine, accantonando ogni anno una somma destinata ai loro studi, ma sottolineando il valore della “rete” tra le donne. Del resto se al Palacultura un giovedì pomeriggio si sono incontrate donne con esperienze diverse, storie diverse, posizioni diverse, è il segnale che la rete si può fare. Aura Notarianni, del gruppo di studio Progetto Lampedusa scuola superiore dell’avvocatura ha proposto la cittadinanza italiana per le figlie di Omayma “lei voleva crescerle qui, le voleva italiane, è un regalo che possiamo farle”, così come ha proposto di scegliere come giorno della memoria il compleanno della tunisina. Tra le poltrone dei relatori c’era quella di Omayma, il Posto occupato che Maria Andaloro ha portato all’attenzione del Paese ed oltre per ricordare le migliaia di donne che non potranno più occupare alcuna sedia, casa, ruolo, momento di vita. A mancare, purtroppo, era l'amministrazione comunale, perchè non c'era nessuno in rappresentanza. A chiudere gli interventi, tutti di altissimo spessore perché palpitanti di storie vere, come quelli degli avvocati Matafù e Magaudda, è stata la madre di Omayma, le cui parole sono state tradotte dalla mediatrice che non ha nascosto la rabbia e l’amarezza nel rivolgersi al questore. I nonni materni infatti hanno solo un permesso “turistico” e vorrebbero prendersi cura delle nipotine qui, come voleva la figlia, ma non hanno mezzi né permessi di soggiorno. La famiglia del marito assassino vive proprio di fronte a quella della vittima. Il sogno di riunire nonni e nipotine dipende solo dalla possibilità che si trasferiscano qui. I fratelli di Omayma si son detti pronti a contribuire da lontano. L’appello è stato lanciato. Ma Rosa Speranza è stato un appello anche al cuore di chi potrà, con un semplice gesto, contribuire a questo sogno.

IBAN: IT61MO200816519000103945239 Banca Unicredit ag.3 Viale S.Martino.

Perché la speranza può avere anche gli occhi di chi sta leggendo quest’articolo.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. ANDIAMO MOLTO CAUTI CON LA CD CITTADINANZA. E’ MEGLIO TENERLA LONTANA, ANZI MAI. PER MOLTISSIMI MOTIVI, CHE NON SONO CD RAZZISTA. MA MOLTO, MA MOLTO PIU’ SERI DI SPARATE DI ALCUNI ONOREVOLI CHE HANNO IL CHIODO FISSO DI DISTRUGGERE ANCHE LA VOSTRA NAZIONE. STATE ATTENTI. IL SOGNO DI CRAXI E MARTELLI ABBRACCIATO DALLA SINISTRA E’ MOLTO MA MOLTO PERICOLOSO. DEL RESTO NEANCHE LORO VOGLIO LA NOSTRA CITTADINANZA, MA LA LORO I LORO USI E COSTUMI. PER CETRO LO DICO MA QUALE CITTADINANZA

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  2. ANDIAMO MOLTO CAUTI CON LA CD CITTADINANZA. E’ MEGLIO TENERLA LONTANA, ANZI MAI. PER MOLTISSIMI MOTIVI, CHE NON SONO CD RAZZISTA. MA MOLTO, MA MOLTO PIU’ SERI DI SPARATE DI ALCUNI ONOREVOLI CHE HANNO IL CHIODO FISSO DI DISTRUGGERE ANCHE LA VOSTRA NAZIONE. STATE ATTENTI. IL SOGNO DI CRAXI E MARTELLI ABBRACCIATO DALLA SINISTRA E’ MOLTO MA MOLTO PERICOLOSO. DEL RESTO NEANCHE LORO VOGLIO LA NOSTRA CITTADINANZA, MA LA LORO I LORO USI E COSTUMI. PER CETRO LO DICO MA QUALE CITTADINANZA

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  3. Hombre de barro 11 Ottobre 2015 07:53

    Lodevole iniziativa, peccato che nessuno fa niente per le nostre tragedie! Ci dirigiamo verso il razzismo al contrario… immigranti accolti con tanti sforzi, mentre tanti Messinesi muoiono dimenticati.

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  4. Hombre de barro 11 Ottobre 2015 07:53

    Lodevole iniziativa, peccato che nessuno fa niente per le nostre tragedie! Ci dirigiamo verso il razzismo al contrario… immigranti accolti con tanti sforzi, mentre tanti Messinesi muoiono dimenticati.

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