Quando gli spagnoli spogliarono i Peloritani, favorendo le grandi alluvioni fra '700 e '800

Quando gli spagnoli spogliarono i Peloritani, favorendo le grandi alluvioni fra ‘700 e ‘800

Daniele Ingemi

Quando gli spagnoli spogliarono i Peloritani, favorendo le grandi alluvioni fra ‘700 e ‘800

Tag:

giovedì 05 Giugno 2025 - 11:00

Il legame tra disboscamenti e dissesto idrogeologico in un viaggio storico nel Messinese. E il grande intervento nel Novecento

Durante il Medioevo, i Monti Peloritani erano ricoperti da estese foreste che rappresentavano una risorsa fondamentale per le comunità locali. La vegetazione era dominata da boschi misti, tipici della macchia mediterranea e delle foreste montane, adattati al clima caldo e umido della regione. Le fonti storiche, come quelle riportate da studi sulla silvicoltura medievale in Italia, indicano che i Peloritani ospitavano specie arboree autoctone come querce (soprattutto Quercus ilex e Quercus pubescens), castagni, lecci, frassini, e abeti in alcune aree montane, sopra i 1000 metri, dove il clima si presenta più freddo. La presenza del castagno, in particolare, era significativa, poiché, come documentato in studi sull’Italia medievale, questo albero conobbe una vera e propria “rivoluzione” tra il XII e il XIII secolo per la sua importanza alimentare e per il legname. Questi boschi non solo fornivano legna da ardere e materiali da costruzione, ma erano anche essenziali per l’economia agropastorale, offrendo pascoli e protezione per il bestiame.

Le foreste dei Peloritani erano attraversate da antichi sentieri, come la “Dorsale peloritana”, nota in passato come “Strada militare” o “Reggia Trazzera”, utilizzata fin dall’epoca romana e medievale per scopi strategici e comunicativi. La vegetazione, densa e rigogliosa, contribuiva a stabilizzare i versanti montuosi, trattenendo il suolo e regolando il deflusso delle acque piovane. Le numerose fiumare, corsi d’acqua tipici della regione, erano alimentate da queste foreste che agivano come “spugne naturali”, riducendo il rischio di erosione, di frane e alluvioni.

I disboscamenti spagnoli e il dissesto idrogeologico

Con l’arrivo del dominio spagnolo in Sicilia (XV-XVIII secolo), il paesaggio forestale dei Peloritani subì profonde trasformazioni. La crescente domanda di legname per la costruzione navale, l’espansione agricola e l’intensificazione delle attività economiche portarono a disboscamenti su larga scala. Le fonti storiche indicano che, a partire dal XVI secolo, le foreste autoctone furono progressivamente abbattute per fare spazio a colture agricole, pascoli e per soddisfare il fabbisogno di legna delle città, in particolare di Messina, un importante porto commerciale del Mediterraneo.

Durante il periodo spagnolo, la rivolta antispagnola di Messina (1674-1678) esacerbò la pressione sulle risorse naturali. Fiumedinisi, un centro strategico nei Peloritani, rimase fedele alla corona spagnola, ma fu devastato da attacchi e successive ricostruzioni, che richiesero ulteriori quantità di legname. L’abbattimento indiscriminato di alberi, senza adeguate pratiche di gestione forestale, compromise la capacità dei boschi di trattenere il suolo sui versanti ripidi. Questo fenomeno, noto come “disboscamento selvaggio”, è documentato in studi sull’Italia moderna, che evidenziano come tali pratiche abbiano avuto conseguenze devastanti sull’equilibrio idrogeologico.

Il dissesto idrogeologico si manifestò in modo drammatico nella città di Messina e nei suoi dintorni. La rimozione della copertura boschiva aumentò il ruscellamento delle acque piovane, causando frane e smottamenti lungo le fiumare. Le abbondanti precipitazioni, tipiche della regione per la vicinanza dei Peloritani e dei Nebrodi e per l’influenza dei due mari (Ionio e Tirreno), aggravarono il problema, portando a frequenti alluvioni. Eventi come l’alluvione di Fiumedinisi del 1855, che distrusse gran parte del paese, sono un esempio delle conseguenze di lungo termine di questi disboscamenti. La perdita di vegetazione contribuì anche all’erosione del suolo, rendendo i versanti più vulnerabili e compromettendo la stabilità delle colline attorno a Messina.

Il grande intervento della forestale nel ‘900

A partire dal Novecento, l’Italia iniziò a riconoscere l’importanza della riforestazione per contrastare il dissesto idrogeologico. In Sicilia, e in particolare nei Peloritani, furono avviati interventi significativi sotto la gestione dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali. Dopo secoli di degrado, i colli di Messina, come i Colli San Rizzo, furono oggetto di progetti di rimboschimento mirati a ripristinare la copertura vegetale e a stabilizzare i versanti.

Questi interventi si concentrarono sull’impianto di specie a crescita rapida, come pini (Pinus pinea e Pinus halepensis), eucalipti e altre essenze adatte al clima mediterraneo. Sebbene queste specie non fossero sempre autoctone, contribuirono a ridurre l’erosione e a migliorare la capacità di drenaggio dei suoli. Le aree attrezzate, come quelle di Colli Sarrizzo, Madunnuzza di Camaro e Piano Margi, furono create per favorire l’accesso pubblico e la sensibilizzazione ambientale, trasformando i Peloritani in un’importante meta per il turismo naturalistico. Messina fu una delle prime realtà in Italia a sperimentare queste grandi opere di ingegneria naturalistica, un esempio per tutti.

A livello nazionale, la riforestazione in Italia vide un incremento significativo a partire dagli anni ’50, con un aumento della superficie boschiva da 4 a 11 milioni di ettari in circa 70 anni. Nei Peloritani, questi sforzi hanno permesso di ricostituire parte del manto forestale, anche se la composizione attuale dei boschi, dominata da specie impiantate dall’uomo, differisce da quella originaria del Medioevo. Oggi, i sentieri naturalistici e le aree protette, come la Riserva Naturale di Monte Scuderi e Fiumedinisi, testimoniano l’impegno per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale dei Peloritani.

Un commento

  1. Per cui cari messinesi, me compreso, cerchiamo di avere rispetto e cura di questi luoghi unici e bellissimi.

    8
    0

Rispondi a Domenico Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED