Perché sì: l’acqua non può essere piegata alle logiche del profitto

Perché sì: l’acqua non può essere piegata alle logiche del profitto

Perché sì: l’acqua non può essere piegata alle logiche del profitto

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lunedì 06 Giugno 2011 - 21:58

Il Comitato del “SI”: «Un’accelerazione verso i privati imposta dal Governo». Il Wwf: «E’ un bene indispensabile alla vita, manager di multinazionali non possono sostituire i rappresentanti eletti dal popolo»

Il comitato promotore del “SI” di Italia dei Valori chiarisce perché va abrogata la legge che prevede la privatizzazione dell’acqua: «È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 Ato (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. Abrogare questa norma – spiega ancora Idv – significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese». Secondo il Wwf Italia «la gestione privatistica comporta la trasformazione dell’acqua da bene comune a bene economico: l’acqua entra così nel mercato e diventa un bene commerciale su cui fare profitti. E per fare profitti si cerca di venderne sempre di più (a scapito della tutela della risorsa), si diminuiscono controlli, manutenzioni ed investimenti, si riduce il personale ed il costo del lavoro, si aumentano le tariffe per i cittadini. Ma la privatizzazione fa anche perdere qualsiasi possibilità di controllo da parte della collettività su un bene indispensabile alla vita perché ai rappresentanti eletti dal popolo, si sostituiscono manager scelti da amministratori di multinazionali, magari con sedi all’estero».

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