Lidia Menapace, nata nel 1924 a Novara ma abitante di Bolzano, staffetta partigiana, senatrice, pacifista e femminista militante, ha raccontato la sua esperienza nella resistenza. Ancora oggi continua a combattere
Nel corso dell'incontro, organizzato a Palazzo Zanca dall'Anpi di Messina e dal comitato messinese per il no alle riforme costituzionali, la partigiana ha spiegato le ragioni per cui si deve votare no al referendum previsto per il 4 dicembre. Lidia Menapace, nata nel 1924 a Novara ma abitante di Bolzano, staffetta partigiana, senatrice della Repubblica italiana, pacifista e femminista militante, ha raccontato la sua esperienza nella resistenza attraverso i grandi eventi storici e gli episodi di eroismo personale e collettivo.
Ha parlato delle donne piemontesi che salvarono, nascondendoli in casa, migliaia di soldati sbandati dopo l'8 settembre dell 1943, spartendo con loro i pochi viveri presenti in casa. Il contributo dei giovani meridionali e siciliani alla resistenza, dei militari internati in Germania ( 720.000), fra cui suo padre, che rifiutarono di aderire alle forze armate della Repubblica Sociale Italiana di Salò, per cui più di 70.000 militari italiani morirono di stenti e di fame per non chinare la testa.
Ancora oggi, la bolazanina 92enne, continua a combattere e oggi lotta per far sì che si voti no al referendum costituzionale. Non è stata rispettata nessuna procedura costituzionalmente corretta – spiega Lidia Menapace -. I" contenuti di questa riforma sono sgradevoli e al tempo stesso inutili. Quello che si chiede alle urne è la cancellazione totale della costituzione, il patto più importante che tiene unito il popolo all'interno di una nazione. La sovranità citata nell'articolo 2 della costituzione e che appartiene al popolo che la esericta, se vince il sì verrà violata. Un fatto questo, del tutto incostituzionale".
L'integrità morale degli elettori è la premessa indispensabile per un buon funzionamento delle istituzioni, dai Consigli al Parlamento al Governo. i cui rappresentanti sono scelti proprio dal popolo. "Il sì, infatti, non è vero che abolisce il senato ma impedisce di votarlo e per le leggi di iniziativa del cittadini si passa da 50.000 a 150.000 firme".