Reggio Calabria. ‘Ndrangheta: indagate 19 persone, tra cui noti imprenditori e funzionari

Reggio Calabria. ‘Ndrangheta: indagate 19 persone, tra cui noti imprenditori e funzionari

Dario Rondinella

Reggio Calabria. ‘Ndrangheta: indagate 19 persone, tra cui noti imprenditori e funzionari

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domenica 17 Maggio 2020 - 09:03

Nell’operazione sono coinvolti noti imprenditori contigui alla cosca “Condello” e funzionari pubblici infedeli.

I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno notificato il provvedimento di “Avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone indagate, a vario titolo, per i delitti, tra l’altro, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, nonché intestazione fittizia – aggravati dal metodo mafioso – corruzione, reati ambientali e abuso d’ufficio.

I NOMI

Carmelo Giuseppe Cartisano cl. ‘72, Girolamo Ottavio Cartisano cl. ‘57, Walter Davide Cartisano cl. ‘88, Francesca Cutrupi cl. ‘86, Antonio D’Agostino cl. ‘62, Vito Lo Cicero cl. ‘46, William Sergio Liborio Lo Cicero cl. ‘49, Domenico Alessandro Macri’ cl. ‘65, Giovanni Mangiola cl. ‘70, Domenico Marciano’cl. ‘83, Domenico Musolino cl. ‘76, Antonio Napolitano cl. ‘61, Riccardo Napolitano cl. ‘62, Giovanni Pontari cl. ‘59, Antonio Russo cl. ‘83, Maria Scaramuzzino cl. ‘80, Fortunato Stellittano cl. ‘70, Giovanni Tripodi cl. ‘82 e Andrea Carmelo Vazzana cl. ’69.

I FATTI

L’operazione , denominata “Rupes” , si fonda sulle risultanze delle indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, nei confronti di imprenditori “collusi” con esponenti delle cosche cittadine e pubblici ufficiali corrotti che, associandosi tra loro, hanno determinato favorevolmente – tra il 2009 e il 2013 – per imprese riconducibili a soggetti contigui alle famiglie “Condello”, “Libri”, “Tegano”, nonché “Paviglianiti” di San Lorenzo (RC) e “Iamonte” di Melito di Porto Salvo (RC), gli esiti di diverse gare per lavori pubblici.

Le risultanze investigative giunte alle conclusione, hanno confermato come, nel quartiere nord di Reggio Calabria, la cosca “Condello” svolgesse un ruolo egemone nel condizionamento dell’economia locale, assicurandosi il controllo del territorio “di competenza” e delle attività economiche e produttive che ivi si svolgono, attraverso lo scambio di reciproci vantaggi con avviati imprenditori, l’utilizzo di qualificati “prestanomi” e la compiacenza di funzionari pubblici.

Coinvolti nelle indagini, e destinatari del 415 bis c.p.p., sono gli imprenditori Vito Lo Cicero cl. ’46 – amministratore dell’impresa “Impianti e Costruzioni s.r.l.”, indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso – e Carmelo Giuseppe Cartisano cl. ’72, ritenuto referente della cosca “Chirico”, federata alla cosca “Condello” egemone sul territorio di Gallico Marina, attualmente detenuto e imputato per il reato di associazione di tipo mafioso nel procedimento “Gotha” .

Secondo l’ipotesi accusatoria Vito Lo Cicero, avrebbe stretto un accordo di biunivoco interesse con Carmelo Giuseppe Cartisano, il quale, grazie alla forza del vincolo associativo ‘ndranghetistico con la cosca “Chirico”, assicurava la risoluzione delle problematiche di natura intimidatoria e/o estorsiva quali – tra le altre – il danneggiamento di un escavatore e la “protezione” mafiosa rispetto al cantiere di Bova Marina, collocato in un diverso contesto territoriale di ‘ndrangheta.

In cambio, Vito Lo Cicero riservava le forniture di materie prime, l’estrazione e i trasporti di materiali, nonché l’assunzione delle maestranze, ad imprese individuate direttamente dal Carmelo Giuseppe Cartisano, in funzione della contiguità – per talune – a cosche ‘ndranghetistiche, quali la ditta individuale Pietro Morena, la M.C. s.a.s. di Domenico Marcianò &C., la “Decori e Colori di Vincenza Chirico Lucia Cinzia”, nonché Carmelo Natale Cartisano (cugino dello stesso Carmelo Giuseppe Cartisano) e la EDIL CALABRA di Maria Scaramuzzino (per la cava di estrazione, di fatto riconducibile al coniuge Fortunato Stellittano e al socio Giovanni Mangiola, indagati per intestazione fittizia).

Ancora, risultano contestate, allo stato, nell’avviso ex art. 415 bis notificato, le seguenti ipotesi di reato: alcune turbative d’asta aggravate dall’agevolazione della ‘ndrangheta, poste in essere dal citato Vito Lo Cicero e da Francesca Cutrupi, amministratori delle rispettive imprese “Impianti e Costruzioni s.r.l.” e “FFC Costruzioni S.r.l.”; le predette società, una volta aggiudicatesi le individuate commesse pubbliche, subappaltavano l’esecuzione dei lavori ad imprese ritenute contigue alle cosche cittadine dei “Condello”,

“Libri” e “Tegano”, nonché dei “Paviglianiti” di San Lorenzo (RC) e “Iamonte” di Melito di Porto Salvo (RC) – geneticamente prive dei requisiti per poter contrattare con la Pubblica Amministrazione – tra cui la “Trasporti e Movimento Terra di Russo Antonio”, la “EDIL MOVIT di Vazzana Andrea Carmelo”, la “FRA.VE.SA. S.r.l.” (di Giovanni Tripodi), la “Ditta individuale Musolino Domenico” e la “M.C. s.a.s. di Domenico Marcianò &C.”; la corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio di diversi funzionari in posizioni pubbliche strategiche per l’attività svolta dal Lo Cicero Vito e dal Cartisano Carmelo Giuseppe.

Oltre all’Architetto Macri’ Domenico Alessandro dell’Ufficio Urbanistica, altri pubblici ufficiali sono rimasti coinvolti nelle indagini e ritenuti a “disposizione” del Lo Cicero in cambio di utilità personali diverse dal denaro (esecuzioni di lavori e/o forniture di materiali edili per le abitazioni private), e, in particolare, il di lui fratello Lo Cicero William Sergio Liborio, Napolitano Riccardo e Napolitano Antonio, tutti alle dipendenze del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sicilia e della Calabria, nonché da Pontari Giovanni, capo struttura del Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione della Regione Calabria;

l’intestazione fittizia del noto bar pizzeria “Naos” sito a Gallico; in tale contesto, veniva accertato che Cartisano Carmelo Giuseppe, proprietario di fatto e Cartisano Girolamo Ottavio quale gestore del locale, attribuivano fittiziamente la titolarità del citato esercizio commerciale a Cartisano Walter Davide al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali;

l’illecita concorrenza con minaccia o violenza ad opera di Cartisano Carmelo Giuseppe il quale sarebbe intervenuto nell’interesse di D’Agostino Antonio al fine di dissuadere un imprenditore dal far proseguire i lavori di ristrutturazione di un locale commerciale ad altra ditta ingaggiata, in sostituzione dell’impresa del D’Agostino, a seguito di inadempienze nei lavori.

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