Reggio Calabria. ‘Ndrangheta, Operazione “Pedigree”. Gli ordini arrivavano dal carcere. IL VIDEO

Reggio Calabria. ‘Ndrangheta, Operazione “Pedigree”. Gli ordini arrivavano dal carcere. IL VIDEO

Dario Rondinella

Reggio Calabria. ‘Ndrangheta, Operazione “Pedigree”. Gli ordini arrivavano dal carcere. IL VIDEO

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giovedì 09 Luglio 2020 - 11:00

Le disposizioni date dal carcere attraverso i colloqui, la corrispondenza epistolare e l’utilizzo abusivo di apparecchi telefonici cellulari. L’uso del linguaggio criptico.

Maurizio Cortese è riuscito a gestire dal carcere gli affari illeciti della cosca attraverso i colloqui con la moglie Stefania Pitasi e le comunicazioni epistolari con altri affiliati, nonché con l’utilizzo di apparecchi telefonici cellulari introdotti abusivamente all’interno della struttura carceraria. Pur essendo detenuto, il Cortese ha continuato a svolgere le sue funzioni di capo cosca, impartendo direttive dal carcere per eseguire estorsioni, per ordinare danneggiamenti di esercizi commerciali, per imporre la fornitura di beni e per pianificare intestazioni fittizie di attività commerciali.

Dall’indagine sono emersi diversi elementi che dimostrano come il capo cosca avesse a disposizione in carcere un telefono cellulare – rinvenuto il 9 aprile 2019 dalla Polizia Penitenziaria – con il quale riusciva a comunicare riservatamente con l’esterno e ad impartire disposizioni alla moglie la quale si prestava a fare da postina e ad altri sodali, con l’uso di un linguaggio criptico ma attinente alle dinamiche e alle attività delittuose della cosca di cui continuava a tenere le redini nonostante lo stato di restrizione.

Arrestati elementi di vertice, luogotenenti e nuove leve della cosca Serraino. Determinanti le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia.

Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i poliziotti della Squadra Mobile del capoluogo reggino, hanno arrestato elementi di vertice della cosca Serraino e Libri, Fra essi figurano Maurizio Cortese boss di San Sperato; il suocero Paolo Pitasi, già principale collaboratore di Francesco Serraino, noto come il “boss della montagna”, assassinato durante la seconda guerra di ‘Ndrangheta; Domenico Sconti genero del predetto Francesco Serraino; Sebastiano Morabito elemento di vertice della cosca Libri nella frazione Gallina.

Arrestata anche Stefania Pitasi, moglie di Maurizio Cortese e figlia di Paolo Pitasi. Le indagini sono state condotte con l’irrinunciabile ricorso alle intercettazioni grazie alle quali è stato possibile individuare le dinamiche criminali, segnatamente quelle di carattere estorsivo, che hanno determinato il graduale rafforzamento della cosca Serraino e in particolare dell’articolazione di San Sperato diretta da Maurizio Cortese. Determinanti anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di Giustizia.

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