Reggio Calabria. Sul: chiediamo società in house per i servizi essenziali

Reggio Calabria. Sul: chiediamo società in house per i servizi essenziali

Redazione

Reggio Calabria. Sul: chiediamo società in house per i servizi essenziali

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giovedì 22 Aprile 2021 - 08:11

Il nostro parere è chiaro: rifiuti, acqua, servizi alle categorie deboli e disagiate devono tornare alla gestione pubblica.

“Abbiamo avanzato la proposta di internalizzazione dei servizi essenziali tramite l’utilizzazione di strumenti pubblici quali le società in house (purché di intera proprietà pubblica) o le aziende speciali”. Lo rende noto in un comunicato stampa Aldo Libri, Segretario Generale Sul Calabria.

Una gestione più seria

Abbiamo mandato questa proposta a diversi interlocutori della Giunta Comunale reggina e della Città Metropolitana, speranzosi nel passaggio operativo di quanto ripetuto in campagna elettorale, cioè che si debbano riportare al pubblico i servizi in appalto – in primis quelli di raccolta e gestione dei rifiuti – per una gestione più seria, meno legata al profitto aziendale e sciolta da vincoli di redditività, ma orientata a rispondere alle esigenze dei cittadini.” – continua.

Basta appalti

“In questo quadro abbiamo chiesto che si cominciasse a ragionare sulla internalizzazione del servizio di assistenza alla autonomia ed alla comunicazione che circa 500 professionisti (che seguono circa altrettanti alunni fortemente disagiati fisicamente o psichicamente) rendono nelle scuole di questa provincia nella quale ci sono situazioni disparatissime: il Comune di Reggio Calabria ed altri Comuni della Provincia danno in appalto a cooperative ed aziende mentre l’Area Metropolitana gestisce il servizio tramite le scuole che, a loro volta, a volte derogano alle linee guida redatte dall’Istituzione pubblica.” – chiarisce.

Nessuna risposta

Ed abbiamo proposto una stabilizzazione a costo zero, ossia impegnando le somme che i bilanci comunali e provinciale mettono già a disposizione, oltre alle provvidenze regionali e ministeriali o agli specifici progetti nazionali ed europei. Abbiamo volutamente evitato di avanzare proposte che avrebbero comportato un aggravio di spesa per evitare di aggravare le condizioni, già precarissime, dei bilanci degli Enti Locali subregionali.
Ad oggi non abbiamo neanche ricevuto risposta, salvo apprendere per vie amicali e assolutamente ufficiose, che non si affronterà la questione perché deve essere risolta dal MIUR.
” – continua.

Responsabilità a rimpallo

Questa posizione è il classico scaricabarile. Ognuno sa che il MIUR non provvederà all’assunzione di questi professionisti a meno di rivoluzioni copernicane non previste all’atto. La stessa discussione parlamentare che si sta svolgendo è partita dalla richiesta di assunzione al MIUR per approdare all’implementazione dei fondi destinati agli Enti Locali, in particolare ai Comuni. I professionisti ASACOM vivono condizioni di disagio comprovato per i ritardi nei pagamenti, per l’esiguità del loro stipendio e per l’incertezza che governa il settore che, ricordiamolo, è previsto da una importante legge nazionale (l. 104/1992), ma questa è una legge quadro che nulla prevede sui trattamenti degli operatori.”

Nuovi strumenti

“Analogamente e non casualmente i dipendenti delle cooperative che gestiscono l’assistenza domiciliare ai disabili non percepiscono lo stipendio (molto magro, in verità e senza alcun rimborso spese). Allora la domanda è se vogliamo prestare servizi ai più svantaggiati e, nel contempo, fare in modo che gli operatori non debbano subire precarietà e sottosalario, per giunta in costante ritardo. Perciò riteniamo che, ora che l’argomento si discute nelle sedi parlamentari, la nostra Provincia e la nostra Regione si debbano
dotare di linee programmatiche e di strumenti che garantiscano gli utenti nella continuità e nella qualità del servizio e garantiscano gli operatori dando loro certezza della collocazione e dignità della retribuzione.”

Ritorno alla gestione pubblica

Il nostro parere è chiaro: rifiuti, acqua, servizi alle categorie deboli e disagiate devono tornare alla gestione pubblica. Chi non è d’accordo con questo assunto lo dica sia in campagna elettorale che nella gestione amministrativa corrente. Altrimenti entriamo in una babele di lingue.” -conclude.

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