Fogna sul torrente S. Agata. Proteste per le voragini delle strade e i lampioni dimenticati accesi in centro

Fogna sul torrente S. Agata. Proteste per le voragini delle strade e i lampioni dimenticati accesi in centro

Sara Faraci

Fogna sul torrente S. Agata. Proteste per le voragini delle strade e i lampioni dimenticati accesi in centro

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mercoledì 19 Febbraio 2014 - 15:19

Una pioggia di segnalazioni dai nostri lettori che prospettano la drammatica situazione della conduttura fognaria di S. Agata ormai al collasso, la moria delle palme sul Lago Grande e l'occupazione abusiva delle spiagge ad opera di nomadi. Preoccupano in centro le buche nel manto stradale e il sistema di pubblica illuminazione tenuto acceso ben oltre il sorgere dell'alba

Una lingua di liquami fognari si allunga sulla spiaggia. E' il torrente del villaggio S. Agata che si gonfia e tracima a seguito degli eventi meteorici. Uno stato dei fatti che per quanto "episodico e circoscritto" – come dichiarato dai tecnici dell'AMAM – e da porre in relazione alle precipitazioni più abbondanti, costituisce comunque una realtà con cui la zona nord di Messina è costretta a convivere da anni.

Irta di tecnicismi e laboriose spiegazioni le riflessioni fornite dall'Azienda Meridionale delle Acque di Messina. Il vero problema sarebbe da ricercare nel particolare sito delle tubature fognarie che tracciano per tutta la sua lunghezza l'alveo torrentizio, essendo destinate all'inevitabile collasso in presenza di piogge e temporali che incrementano a dismisura la portata delle acque canalizzate dal letto.

Sabbia, detriti e perfino carta igienica danno l'ultima pennellata a uno scorcio di "paesaggio quotidiano" già di per sé drammatico. Sono gli stessi materiali dalla natura indefinita che consuetamente congestionano la tubazione predisposta nei pressi del tratto finale del torrente stesso e fino alla foce che sbocca – con tutto il suo improbabile flusso – direttamente in spiaggia.

Un cumularsi periodico di acque fognarie e detriti, irrispettoso dei più elementari canoni di vivibilità e dei più basilari parametri di sicurezza igienico – sanitaria, che fa bella mostra di sé in riva al mare, spezzando la bellezza di uno dei panorami costieri più invidiati, reiterando quell'usanza tutta messinese di alternare l'orrido al meraviglioso. Situazione aberrante che reclamerà ancor maggiore attenzione in previsione del doppio agglomerato abitativo che sta per sorgere proprio a monte del sito e che andrà ad allacciare le proprie condotte alla rete fognaria già collassata.

Ma la vicenda del torrente di S. Agata non è l'unica ragione di malcontento e allarme tra i residenti della zona. Reiterata la protesta di un cittadino concessionario di un passo per varo e alaggio di imbarcazioni in prossimità della zona di Fiumara Guardia, che continua ad accusare la presenza a pochi metri di distanza dalle barche ricoverate, di gruppi nomadi e rom che abusivamente campeggiano sul suolo demaniale, ostacolando un pronto esercizio dell'attività in questione e trasformando l'area in un accampamento approssimativo. L'impronta poco attenta della presenza di una piccola comunità non autorizzata a sostarvi che sporca e bivacca. Il frutto di uno dei tanti rimpalli di una consolidata politica dello scaricabarile che vede coinvolti in questa circostanza, Capitaneria e Forze dell'Ordine.

Qualche passo più in là ed ecco aprirsi l'inquietante scenario delle palme falcidiate dal famigerato punteruolo rosso. Tutt'attorno al Lago Grande – segnalano i lettori – è una moria di piante che tra arbusti secchi e immondizia affastellata ai lati del marciapiede, non risparmia l'allarme per il possibile contagio di nuovi esemplari, chiedendo a gran voce un pronto intervento di rimozione delle palme colpite e maggiore cura alla pulizia dell'intera area.

Nota positiva, invece, il ringraziamento espresso dal dirigente del plesso scolastico "Città di Firenze", Cosimo D'Agostino. Sprovvisto dei fondi necessari a restituirlo al precedente decoro, l'Istituto si è affidato all'interesse solerte di alcuni genitori che hanno deciso di porre mano ai propri portafogli per sopperire definitivamente alle carenze dei locali, provvedendo non soltanto alla pulizia degli spazi esterni ma anche alla tinteggiatura delle aule. Esempio nobile e apprezzato del vero attaccamento alle strutture della propria città che tuttavia non ha mancato, anche stavolta, di portare con sé i consueti attacchi alle scelte amministrative dei vertici di Palazzo Zanca, creando polemica sui fondi erogati a finanziamento della notte della cultura e non più razionalmente investiti, invece, nella rinascita dei punti nodali di cultura ed educazione: "un uomo nudo che pensa solo a comprarsi una bella cravatta" – come coloritamente ha affermato lo stesso dirigente.

Ma attacchi all'amministrazione Accorinti giungono anche dal centro città. Tra le segnalazioni che registrano buche e avvallamenti del manto asfaltato di quella strada militare che dalla via S. Marta porta a Bisconte e quelle che si appuntano sulle improvvide dimenticanze dei gestori dell'illuminazione pubblica, colpevoli di indulgere a un non gradito spreco economico mantenendo accesi i lampioni sul viale Regina Margherita ben oltre il sorgere dell'alba, c'è anche chi si lamenta dei suoi stessi concittadini irrispettosi della quiete pubblica.

Un residente di via Lepanto che registra decibel di musica ben al di sopra della norma, provenienti dai vicini esercizi commerciali, oltre alla presenza dei soliti vandali che si dilettano a trascorrere intere nottate tra cori di voci ubriache e puerili citofonate nel cuore della notte, con tanto di tiro del giavellotto – laddove il giavellotto sono i resti del loro bivacco – all'imprudente cittadino che si affacci alla finestra col proposito di redarguirli.

Infine, la delusione per il modus operandi poco ambientalista, a dispetto dei proclami e delle battaglie da sempre sostenute dal professore in sandali alla guida del Comune. Scarifica e bitumazione di via Felice Bisazza sono oggi l'emblema di un lavoro malfatto e scadente – incalza il nostro lettore – le aiuole invase dal catrame, i tombini del tutto seppelliti dalla nuova colata di bitume, il dislivello tra strada e marciapiede del tutto appianato dall'opera sbrigativa e poco accorta. Una frecciata ironica a quello stesso primo cittadino che pochi mesi prima di salire i gradini di Palazzo Zanca, si adoperava per rimuovere l'asfalto in eccesso dalle aiuole di Corso Cavour. (Sara Faraci)

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