L'ineleggibilità di Donatella Sindoni approda in Tribunale. Udienza il 2 dicembre

L’ineleggibilità di Donatella Sindoni approda in Tribunale. Udienza il 2 dicembre

Rosaria Brancato

L’ineleggibilità di Donatella Sindoni approda in Tribunale. Udienza il 2 dicembre

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martedì 29 Novembre 2016 - 07:04

Giuseppe Siracusano ed altri esponenti Pd si sono rivolti al giudice dopo il no del Consiglio comunale all' ineleggibilità: "La composizione dell'Aula è illegittima". A sostenere la piena eleggibilità di Donatella Sindoni è l'avvocato Catalioto, pronto a chiedere l'eccezione d'incostituzionalità.

La vicenda dell’ineleggibilità della consigliera comunale Donatella Sindoni non si è conclusa con il no dell’Aula lo scorso 2 agosto e da Palazzo Zanca il caso è approdato in Tribunale.

Un gruppo di esponenti Pd infatti, dopo il voto del Consiglio comunale che ad agosto ha bocciato la delibera del segretario generale Le Donne, ha presentato ricorso elettorale, aggiungendo un nuovo capitolo alla telenovela.

Venerdì 2 dicembre davanti al presidente della II sezione civile del Tribunale Giuseppe Minutoli si terrà l’udienza per il ricorso elettorale relativo all’ineleggibilità della Sindoni ed alla surroga di Giuseppe Siracusano, attualmente primo dei non eletti per scorrimento della lista.

Quasi due anni di missive, note, pareri, polemiche, non sono bastati a dipanare una questione complicatissima che, comunque vada, rischia di concludersi a fine mandato, quando i messinesi dovranno tornare alle urne.

Il 2 agosto l’Aula boccia la delibera predisposta dal segretario generale Le Donne e che prevede l’ineleggibilità di Donatella Sindoni in base all’art. 9, comma 1 della legge regionale n°31 dell’86 e la surroga con Giuppi Siracusano, divenuto primo dei non eletti nella lista in seguito alle varie vicende giudiziarie che hanno coinvolto i componenti della lista Pd. II Consiglio ha bocciato la delibera con 8 voti favorevoli, 20 astenuti e 1 contrario. Ma la bocciatura non ha messo la parola fine alla querelle. Ad ottobre infatti lo stesso Giuseppe Siracusano, affiancato da esponenti del Pd come Alessandro Russo, Francesco Barbalace, Gioacchino Silvestro, Massimo Parisi, ed inoltre Giovanni Marino e Maria Trimarchi hanno presentato ricorso attraverso gli avvocati Antonio Saitta e Maurizio Parisi.

A sostenere le tesi di Donatella Sindoni è invece l’avvocato Antonio Catalioto, che dal 2015 ad oggi ha difeso la regolare eleggibilità della consigliera nelle fasi che si sono svolte tra il Comune e la Regione. La querelle è sempre la stessa, cambiano gli interlocutori, perché da Palazzo Zanca il caso si è spostato al Palazzo di Giustizia.

Rispetto alle precedenti puntate le novità sono che per i ricorrenti (ex compagni di partito della Sindoni, adesso transitata dal Pd al Grande Sud) in seguito alla bocciatura della delibera la “composizione consiliare è palesemente illegittima poiché perdura la causa d’ineleggibilità”.

La novità invece dal fronte dell’avvocato Catalioto è che oltre a resistere in giudizio, è pronto a sollevare l’eccezione d’incostituzionalità della norma applicata, giacchè, a distanza di 30 anni dalla sua emanazione, crea in Sicilia una disparità di trattamento tra diverse cause di ineleggibilità. Il caso quindi rischia di finire davanti alla Corte Costituzionale e di vedere la parola fine tra un paio d’anni.

Complicato sintetizzare la telenovela, iniziata il 24 giugno 2015 quando l’allora primo dei non eletti nella lista Pd Giovanni Cocivera contestò l’ineleggibilità della Sindoni in base all’art.9 della legge 31 dell’86 che considera tali i “legali rappresentanti ed i dirigenti delle strutture convenzionate con l’Usl (unità sanitaria locale”. Donatella Sindoni al momento dell’elezione nel 2013 risultava Rappresentante legale dello Studio diagnostico Sindoni. Il segretario generale avviò ad ottobre l’iter al quale replicò l’avvocato Catalioto facendo notare che, 30 anni dopo la legge, non solo non esiste più l’Usl, divenuta Asp ma le aziende sanitarie non dipendono più dal Comune ma dalla Regione. Se nell’86, al momento della norma era il Consiglio comunale a nominare il Comitato di gestione dell’Usl (da qui quindi la causa d’ineleggibilità per i rappresentanti delle strutture convenzionate) da molti anni le nomine dei vertici sono di competenza della Regione. Non esiste più il sistema di convenzione ma l’accreditamento, direttamente con la Regione.

Sulla questione era intervenuto anche l’assessorato regionale alla sanità con due circolari, nel 2008 e nel 2014 che ritenevano non più applicabili, perché superate dai fatti, i commi dell’art.9 della legge dell’86.

Le Donne, non convinto dalle controdeduzioni di Catalioto a fine 2015 ha chiesto lumi all’Ufficio Legale della Regione che il 30 giugno scorso ha risposto con un parere non del tutto netto. Da un lato infatti conferma l’ineleggibilità ribadendo la sussistenza della causa. Dall’altro però, alla luce delle due circolari “invita ad un’iniziativa legislativa e politica per superare le criticità ed emendare il testo”. Quanto all’inattualità di una norma che fa riferimento all’Usl secondo l’Ufficio Legale “ tale termine va inteso come azienda sanitaria”.

Lo scontro tra le tesi legali quindi si gioca tutto sulla trasformazione tra Usl e Asp, che secondo i ricorrenti non avrebbe alcuna conseguenza sull’ineleggibilità, mentre secondo Catalioto la rende del tutto inapplicabile. L’avvocato definisce l’invito dell’Ufficio legale a considerare l’Usl un’azienda sanitaria come “un mero artificio di diritto creativo”.

Tornando alla scorsa estate, dopo il parere dell’Ufficio legale della Regione il segretario generale ha predisposto la delibera d’ineleggibilità e di contestuale surroga con Giuseppe Siracusano. A complicare il quadro anche la questione dello scorrimento della lista. Dopo l’arresto di Paolo David nell’operazione Matassa è subentrato in Aula Gaetano Gennaro, perché il primo dei non eletti, Giovanni Cocivera, era stato arrestato nell’inchiesta sugli aborti clandestini. Da qui l’istanza di Giuseppe Siracusano di subentrare a Cocivera dopo la decadenza della Sindoni. Il Consiglio comunale però, che quando la Sindoni era ancora nel Pd sia pure come ribelle, aveva guardato con simpatia il ricorso di Cocivera, ad agosto blocca tutto con un’astensione di massa. Siracusano passa al contrattacco e si rivolge al Tribunale sostenendo che quel voto non ha sanato l’ineleggibilità ed anzi adesso risulta illegittima la composizione. L’avvocato Catalioto affila le armi ed alle precedenti repliche aggiunge l’eccezione d’incostituzionalità: il cordone ombelicale tra Usl e Comune è stato reciso da 20 anni, nel frattempo la normativa nazionale ha eliminato cause d’ineleggibilità ben più consistenti, come quelle dei primari e dei direttori generali delle aziende pubbliche. Il legislatore siciliano però si è dimenticato di adeguare la norma ponendo di fatto una disparità di trattamento.

Rosaria Brancato

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