Operazione Eco Beach. Rifiuti e tangenti, il ruolo del funzionario della Provincia di Messina

Operazione Eco Beach. Rifiuti e tangenti, il ruolo del funzionario della Provincia di Messina

Alessandra Serio

Operazione Eco Beach. Rifiuti e tangenti, il ruolo del funzionario della Provincia di Messina

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giovedì 17 Dicembre 2020 - 07:59

Un funzionario della Provincia di Messina accusato di mazzette per coprire le irregolarità nel sito di stoccaggio rifiuti di Giardini Naxos. Le intercettazioni

I rifiuti interrati anziché smaltiti, il percolato che finiva direttamente nell’alveo del torrente anziché nelle vasche, le doppie autorizzazioni, irregolari, l’aggiustamento dei formulari, l’assoluta mancanza di una valutazione di impatto ambientale – la così detta certificazione VIA.

Sono queste le irregolarità che i Carabinieri del Noe di Catania e del Comando provinciale di Messina contestano alla società Eco Beach di Nerino Savio nella gestione dell’impianto di smaltimento di Giardini Naxos. Irregolarità contestate per un periodo che vanno dal 2014 a periodi recentissimi.

RIFIUTI E MAZZETTE

Ma c’è di più. Dietro la gestione del sito sul torrente San Giovanni di Giardini, dove l’impianto è stato allocato letteralmente sul greto del torrente, in violazione di tutte le normative a tutela del rischio idro geologico, ci sarebbe anche un giro di mazzette. Ipotesi che gli investigatori hanno mosso sentendo le telefonate e le conversazioni del titolare dell’impresa, dei suoi collaboratori e delle altre società collegate. E che secondo la Procura di Messina e il giudice per le indagini preliminari sono fondate, tanto da aver portato agli arresti anche il funzionario della ex Provincia, Eugenio Faraone.

Era lui che avrebbe dovuto accorgersi e dare conto negli incartamenti– insieme alla collega Concetta Sarlo, anche lei indagata, che il GIP ha interdetto dai pubblici uffici– che le attività al sito non erano regolari. Ma non l’ha fatto. Non per una semplice disattenzione, secondo il procuratore aggiunto Rosa Raffa che ha coordinato l’inchiesta, ma per una precisa volontà di “mettersi a disposizione” dell’impresa, chiudendo più che un occhio, anzi consigliando l’azienda su come bypassare i problemi creati dalle procedure.

LE BOTTIGLIE D’OLIO E I PRANZI

A dimostrazione che Faraone fosse diventato “uomo di Savio”, secondo gli investigatori, sono conversazioni come quelle intercettate durante un’ispezione del dirigente e della Sarlo alla Cartiera del Sole gestita da Romolo Barbini, che avrebbe ottenuto il contatto con Faraone proprio attraverso Savio. “Loro sono qui” dice Barbini a Savio, al quale poi racconterà l’esito del sopralluogo: “c’era quella cosa che si doveva levare…(…) certo la cartiera in produzione è una fabbrica, non è che siamo una gioielleria…(…)ma lui sa bene che in discarica non si è potuti andare no?” In due in sostanza raccontano di una visita durante la quale comunque i due funzionari avevano mosso dei rilievi. “No…no…poi ne puttamma a manciari…ci arrialammu na para i buttigghi d’ogghiu…va…”. Delle criticità cui fanno cenno Savio e Barbini però, spiegano i carabinieri, nel verbale firmato dalla Sarlo e da Faraone non c’è traccia.

GLI ACCONTI SUL FATTURATO

Secondo i Carabinieri, quello non fu l’unico pranzo e le bottiglie d’olio non furono le uniche regalìe degli imprenditori al funzionario della ex Provincia, che contestano a Barbini una “mazzetta” da mille euro, basandosi ancora una volta sulle telefonate tra lui e Nerino Savio. Due giorni dopo l’episodio, infatti, Savio spiega a Barbini che “un suo amico” sarebbe venuto a Giardini e gli chiedeva se poteva dargli un acconto “su quella fattura”. Barbini cade dalle nuvole, poi però afferra e lo richiama spiegando di avergli già dato 500 euro, altri 500 glieli aveva dati la zia. I due parlano di acconti sul fatturato e non menzionano mai l’amico in questione. Secondo i Carabinieri è proprio Faraone.

QUELLA FISSAZIONE PER LE DITTE CHE GLI PASSANO LE PROVOLE

Altre conversazioni tra loro fanno capire, secondo i Carabinieri, che gli imprenditori conoscono bene Faraone, tanto di conversare di sue abitudini private. Un altro chiaro indizio per gli investigatori sono i commenti sull’operato del funzionario tra i colleghi di Palazzo dei Leoni, che si lamentano del Faraone abbia accentrato a sé tutte le procedure di controllo. Proprio una frase della Sarlo sarebbe indicativa. “Con le ditte! Con le ditte ha una fissazione….come dicono che lui ci passano le provole..perché a lui che gli mancano le prov…le cose che gli passano i cristiani…tutto qua inter nos qualche altra cosa…lui purtroppo è fatto così nel senso che ha continuamente bisogno di soldi.”

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