Bucolo: "Una piazza per Giuseppe Mandanici, vittima di un sistema sbagliato"

Bucolo: “Una piazza per Giuseppe Mandanici, vittima di un sistema sbagliato”

Bucolo: “Una piazza per Giuseppe Mandanici, vittima di un sistema sbagliato”

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venerdì 01 Dicembre 2017 - 06:18

"La diversità è una ricchezza, l'omicidio Mandanici è maturato in un contesto retrogrado ed incapace culturalmente di affrontare le problematiche legate alla questione di genere". La riflessione di Salvatore Bucolo

Mazzarrà Sant’Andrea da 300 lunghi anni è “Città dei vivai” e i suoi abitanti pertanto lavorano la terra e non hanno mai avuto una sensibilità culturale tale da poter accettare un caso di così complessa diversità. Posso parlare di questa tragedia umana non solo come ex sindaco del Comune ma soprattutto come compagno di scuola elementare e media di Gianluca Mandanici, fratello dell’esanime Giuseppe. Io e Gianluca siamo nati lo stesso giorno, mese e anno e cioè il 20 novembre 1978, ho sempre avuto affetto per il mio ex compagno di classe e non posso negare il disagio che, anche quest’ultimo, era costretto a vivere in quanto il fratello maggiore, affetto da un problema di identità di genere, con la sua estrema diversità non poteva non creare grave disagio alla sua famiglia. Erano gli anni 80 quando Giuseppe Mandanici, ex carabiniere e ragazzo di elevata beltà, iniziava a manifestare problematiche di identità di genere e va ricordato che solo da pochi anni (1973) l’American Psychiatric Association (APA) aveva preso atto dell'assenza di prove scientifiche che giustificassero la precedente catalogazione dell'omosessualità come patologia psichiatrica, cancellandola dal suo elenco delle malattie mentali, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. Vi è anche da ricordare che un’ulteriore revisione venne fatta nel 1987: omosessualità “ego-sintonica” ed “ego-distonica”. Nel caso specifico i giornalisti del tempo parlarono dell’omicidio di Giuseppe Mandanici come di quello di un omosessuale che si prostituiva, anche perché il 13 agosto 1993 (data del decesso), ancora molti non avevano le idee chiare sulla quaestio gender, anche se le femministe come Gayle Rubin, già negli anni ’70, avevano approfondito l’analisi relativa alla distinzione tra sesso biologico e costruzione sociale del genere. Un primo articolo scientifico sul transessualismo lo si ebbe nel 1978 tendente a spiegare le diverse condizioni dei transgender e di coloro che, per identità di genere e/o ruolo di genere, non si conformano al sesso assegnato alla nascita:

· FtM: persona di sesso femminile alla nascita che ha assunto, sta assumendo o intende assumere un corpo o un'identità di genere più maschile;

· Gender questioning: individuo in dubbio sulla sua identità di genere;

· Genderqueer: persona la cui identità di genere non corrisponde né a quella maschile né a quella femminile e che possono considerarsi sia maschi che femmine (bigender, pangender, androgini), privi di genere (genderless, gender neutral, neutrois,agender), capaci di transitare da un genere all'altro (genderfluid) o appartenenti al cosiddetto terzo sesso;

· Intersessuale: individuo con una condizione biologica che causa una discordanza tra cromosomi sessuali, organi riproduttivi esterni, organi riproduttivi interni e/o ormoni sessuali;

· MtF: persona di sesso maschile alla nascita che ha assunto, sta assumendo o intende assumere un corpo o un'identità di genere più femminile;

· Transessuale: persona che si sta sottoponendo o si è sottoposta a interventi per conformarsi fisicamente alla sua identità di genere, che è diversa rispetto a quella del sesso assegnato alla nascita;

· Transgenere: termine utilizzato per indicare coloro che presentano una discordanza tra il sesso assegnato alla nascita e la loro identità di genere e/o il loro ruolo di genere.

Il giovane mazzarrese Giuseppe Mandanici aveva scoperto di essere una donna prigioniera di un corpo maschile e ciò lo portava a travestirsi, a non accettarsi come maschio, causando vergogna alla propria famiglia, ignara di problematiche di identità sessuale e nel medesimo tempo sfortunata di trovarsi a vivere in un contesto sociale che, in quegli anni, era sicuramente poco aperto sia a manifestazioni pubbliche di omosessualità che di transgender. Ricordo in modo vivido tanti episodi di discriminazione nei confronti di Giuseppe Mandanici e tante discussioni che venivano fatte per il paese. Per noi adolescenti Giuseppe era uno da evitare, da trattare male, da insultare perché palesava il suo volere essere donna a tutti i costi, mettendo così in crisi la concezione di mascolinità di una intera comunità di popolo siciliano! Quante liti con il proprio padre Vincenzo, un onesto lavoratore, che non riusciva ad accettare la volontà del figlio di mutare il proprio sesso biologico, chiedendogli continuamente di finanziargli l’intervento chirurgico finalizzato a dargli una sessualità biologica conforme a quella psichica. La mancata accettazione da parte dei suoi familiare e l’isolamento della comunità mazzarrese lo portava ad assumere atteggiamenti di ribellione che spesso sfociavano in violenze private e anche pubbliche. Giuseppe Mandanici era diventato un problema, tanto che, in un momento di esasperazione, il padre prese la folle decisione di assumere dei sicari per farlo uccidere e così porre fine a questa tragedia umana che fece sì che si consumassero due vite e cioè quella di Giuseppe e quella del proprio padre successivamente suicidatosi per il grave rimorso di aver ucciso il suo primogenito. Un fatto che ancora scuote l’intera “Città dei vivai” e tutta la famiglia Mandanici e in special modo la povera madre, che ha visto tramontare la vita delle persone che più amava (Giuseppe e Vincenzo). Due vite finite male per colpa di incomprensioni: la prima biologica (quella di Giuseppe) e la seconda socio-culturale (quella di Vincenzo)! Due vittime di un sistema culturale assai sbagliato e retrograde di una terra faticosa che vi invita a solcarla per mutarla in meglio. Possa, su stimolo del massmediologo Klaus Davi, questa travagliata vita di Giuseppe essere un eclatante esempio per tutti noi affinchè possiamo capire che non bisogna mai discriminare nessuno e che la diversità va sempre vista come ricchezza e mai come una vergona da evitare o come un male da eliminare! Ringraziamenti all’Arcigay di Messina, degnamente rappresentata dalla persona del presidente Rosario Duca, nel volere intitolare, assieme al massmediologo Davi, una piazza presso la ridente città di Zancle in memoria di questo nostro fratello caduto per cause socio-culturali e nel volere proporre anche al Comune di appartenenza (Mazzarrà Sant’Andrea), di questa vittima di discriminazione sessuale, la dedicazione di una via a un angelo volato prematuramente in cielo!!!

Salvatore Bucolo

(teologo, catecheta, bioeticista, sessuologo, pedagogista e cognitivista)

www.salvatorebucolo.it

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