Padre Ettore Sentimentale ci ha inviato una riflessione facendo un parallelo tra il nuovo papa Francesco e quanto ha scritto la stampa estera dopo la vittoria di Lionel Messi contro il Milan: "Habemus papam"
Nello stendere queste brevi riflessioni voglio subito premettere che non sono un fanatico di Lionel Messi, né tifoso della squadra nella quale milita.
L’immagine apparsa dopo la vittoria sul Milan, con la scritta “Habemus papam” offre lo spunto per cogliere, attraverso una metafora sportiva, l’avvenimento di cui tutti parliamo in questo periodo, papa Francesco.
In realtà la foto apparsa sui quotidiani sportivi ha una portata profetica. Apparsa al mattino del 13 marzo (quindi prima di conoscere il nome del nuovo vescovo di Roma) mentre alludeva al fatto che il fuoriclasse argentino Messi aveva “matado al diablo” (“sconfitto il diavolo”) con le sue giocate sorprendenti , preannunciava l’ormai prossima elezione del papa… che sarebbe stato un argentino, Jorge Mario Bergoglio. Fra loro due c’è molto rispetto e stima: il papa ama il calcio e Messi gli ha augurato “una profonda illuminazione e una carica di energia positiva per guidare i cattolici”. Una coincidenza particolare….Anche papa Bergoglio attraverso i primi gesti ha “spiazzato” tutti facendosi strumento docile del soffio improvviso dello Spirito Santo.
E durante la prima messa concelebrata con i cardinali nella Cappella Sistina ha dato alcune indicazioni pratiche (da bravo allenatore) come vincere il diavolo: camminare, edificare, confessare…. ”E quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo…”.
I destinatari di queste indicazioni sono gli uomini di buona volontà e, particolarmente coloro che condividono un cammino comune nella Chiesa….Mi piace troppo questa svolta di una rinnovata “collegialità episcopale” a cui il papa ha fatto subito riferimento presentandosi come “vescovo di Roma”. A tanti questo titolo sarà apparso sbagliato o strano, in realtà è quello che più gli si addice.
Torno alla metafora del calcio. La sera del suddetto match campeggiava una bella e gigantesca scritta composta dai tifosi sugli spalti: “som un equip !” (“siamo una squadra!”). La stessa immagine che papa Francesco, attingendo alla sacra scrittura vorrebbe rivedere nella Chiesa: un corpo unito ove ogni membro fa la sua parte, attento a ciò che lo Spirito dice alla comunità odierna, ma sapendo che – a differenza di quanto avviene nel calcio – la vittoria non sarà frutto di investimenti miliardari legati alla compravendita di grandi campioni , ma opera di “spoliazione”.
“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri…” .
Diamo una mano a papa Francesco a operare il passaggio da una “povera Chiesa” a “una Chiesa povera”.
Ettore Sentimentale
Quanti nemici vuoi attirare con la tua riflessione,padre Ettore?Dichiarare o meglio proporre di sposare la povertà economica in questa nostra società spesso bigotta,per troppa gente è peggio che ammettere e confessare un reato.llllllA società ecclesiale non e” dissimile da quella laicale e nessuno si vuole spogliare dei propri beni a maggior ragione per metterli a disposizione dei più poveri.Papa Francesco ha iniziato un percorso di speranza e di carità , molti sicuramente lo seguiranno ma altrettanti resisteranno alle lusinghe della divina provvidenza,ma noi uomini di grande pazienza e illuminata fede sappiamo aspettare che il signore grande e misericordioso illumini il cuore dei molti.