La politica come esibizione

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lunedì 26 Novembre 2018 - 08:37

Da Berlusconi in poi la politica si è trasformata in esibizione, spesso anche esposizione plateale di muscolatura. In Sicilia Musumeci non è esibizionista ma sta dando un'esibizione di impalpabilità....

Parafrasando uno scritto di Alessandro Leogrande, “la politica come semplice esibizione può essere una forma di consumismo”.
Vero, lo scrittore si riferiva ad una delle criticità fondamentali della politica di sinistra negli ultimi anni: come prendersi le responsabilità delle lotte di fronte ad avversari esibizionisti.
E’ assai facile comprendere e affermare come effettivamente la politica dell’Italia, da Berlusconi in poi, sia prevalentemente esibizione che si esprime infine con una esposizione plateale di muscolatura sempre più incolta e deresponsabilizzante rispetto ai doveri che dovrebbero essere principio fondamentale della propria missione.
Il pubblico come nell’arena incita il politico gladiatore o addirittura sciupa femmine, al di là della sua appartenenza ormai indifferente ad una qualsiasi forma di ideologia. Mancano i partiti o le semplici organizzazioni, e di conseguenza la capacità dei partiti e dei movimenti di produrre pensiero e cultura. E del resto come in una normale democrazia, ogni popolo ha i capi che si merita.
La situazione siciliana non è ovviamente differente, piuttosto appare come al solito in pericoloso ritardo, perché non è mai arrivato quel punto di rottura utile a poter ricominciare. E più si prolunga la fine, più si protrae l’agonia, più sarà doloroso il trapasso, più difficile ricostruire. Eppure ci si era illusi che il governo Crocetta potesse rappresentare quel momento magico di reale trasformazione, sogno interrotto prima dell’arrivo della primavera con le deliranti conferenze di Saro da Gela, durante le quali fu evidente l’inconsistenza del progetto e la voglia “sinistra” ma non di sinistra, di distruggere tutto a beneficio di potenti lobbies o senatori oggi invischiate in processi, a dire il vero anche questi alquanto tardivi. Infatti, se il modello mafioso/democristiano lo conoscevano tutti e ne parlavano tutti accettandolo (e in pochi denunciandolo, soprattutto a sinistra), il modello antimafioso/economico/imprenditoriale ed esibizionista era altrettanto riconosciuto, ma forse più temuto perché il dito che indicava il colpevole era più facile da usare – da parte di chi quel dito possedeva – di una volgare lupara che sparava a pallettoni.
Oggi potrebbe sembrare ingiusto, osservando il governatore della Regione Siciliana, parlare di esibizionismo. Nello Musumeci, professionista indiscusso del comizio, non sembra obiettivamente essere un fenomeno da baraccone, sembrerebbe non essere un esibizionista, ma quanto di buono stia facendo non è dato saperlo. Perché prendendo per buono l’impegno e ogni buona intenzione, ciò che appare al massimo è l’esibizione dell’impalpabilità.
Ci ripropone ad ogni incontro il “pizzuto” governatore la tesi secondo la quale è libero di governare perché non dovrà ricandidarsi, ma per portare avanti le sue idee di una Sicilia da far diventare bellissima, deve giornalmente fare i conti con chi il gusto dell’esibizione non lo ha mai perso. Deputati della maggioranza o di supporto alla maggioranza provano a barattare ogni cosa con impavida voglia di apparire, senza nessuna sostanza o ideologia, sindacalisti giudici di qualsiasi azione e su qualsiasi materia per i quali l’unico valore è il consenso da qualsiasi parte provenga (voto non olet), e una spregiudicata quanto maniacale attenzione all’appartenenza ai partiti esercitata in ogni decisione e nomina, finora impediscono al governatore di Militello di esercitare il ruolo con autorevolezza. Il filo diretto con gli elettori, il consenso ideologico, vanno a sbattere sistematicamente contro l’intelaiatura dei poteri reali di chi nell’aula dell’assemblea regionale deve esprimere un voto ogni volta pesantissimo. C’è così una distanza netta tra la politica nelle immediate vicinanze di palazzo d’Orleans e il bisogno reale del mondo esterno.
E’ innegabile d’altro canto come nel mondo esterno ci sia ancora una prevalenza di chi ha voglia di sangue, di furore e quel partito di maggioranza senza colore che raccoglie questa voglia si sta facendo sistema vischioso, sta inglobando tutto, isolando sempre di più chi agogna ancora una rivoluzione culturale prima che politica. Per questo c’è da augurarsi uno scatto di orgoglio che consenta a chi oggi governa di uscire allo scoperto, non con una consumistica esibizione ma con qualche evidente concreta realizzazione che superi la cialtroneria da politicante, l’interesse familiare, il potere fine a se stesso.
Leonardo Sciascia sosteneva che la Sicilia avesse bisogno di un esercito di maestri elementari, oggi sarebbe bello se chi governa conoscesse gli scritti di Sciascia, comprendendone il senso.
F.sco Divino

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