Un insegnante: "L'esodo dei docenti è l'ultimo atto di una serie di cattive leggi. E' accanimento"

Un insegnante: “L’esodo dei docenti è l’ultimo atto di una serie di cattive leggi. E’ accanimento”

Un insegnante: “L’esodo dei docenti è l’ultimo atto di una serie di cattive leggi. E’ accanimento”

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giovedì 18 Agosto 2016 - 22:09

Mercoledì abbiamo pubblicato la lettera di Giacomo Gugliandolo a proposito dell'esodo dei docenti meridionali collegato alla riforma della scuola. A rispondergli oggi è Alfredo Crupi che spiega il suo punto di vista.

Caro Giacomo,

Una delle peggiori colpe di Renzi e del suo governo è quella di avere deliberatamente e scientificamente operato per dividere il mondo delle scuola, creando contrapposizioni tali tra i diversi gruppi da rendere problematica la possibilità di costruire quel fronte comune necessario per fargli rimangiare questa legge assurda. Così facendo hanno anche fornito un buon alibi all’operato quanto meno dubbio di certi sindacati, che hanno giustificato la debolezza della loro opposizione con la necessità di dover tutelare comunque gli interessi di questo o di quello.

Bisogna per correttezza aggiungere che la legge 107/15 è solo l’ultimo atto, sia pure il più rilevante e devastante, di una stratificazione di cattive leggi che hanno reso il mondo della scuola un ginepraio in cui garantire il diritto di qualcuno quasi sempre ti porta a ledere il diritto di qualche altro. Non posso dilungarmi sul tema ma chiunque ne mastichi un poco sa cosa intendo.

Senza mai dimenticare che questo dei trasferimenti è solo uno degli aspetti per cui la 107/15 non va bene, perché è una legge che nel suo insieme assegna in maniera spropositata poteri e risorse ai dirigenti e penalizza chi vuol semplicemente fare il suo lavoro di insegnante.

Ciò premesso, capisco il tuo “risentimento” politico verso chi ha optato per l’accettazione del ruolo piuttosto che tenere la posizione nella Gae, ma occorre ricordare che non era pensabile un esito diverso, nelle condizioni di frantumazione del mondo della scuola, in cui ciascuno si è trovato a dover dare risposte individuali.

“L’offerta” dell’entrata in ruolo si è infatti accompagnata col “ricatto” esplicito della contrazione, o meglio della sparizione, degli incarichi annuali e delle supplenze lunghe. La fine di fatto del meccanismo di entrata in ruolo 50% da concorso e 50% da Gae, i posti di ruolo del potenziamento, i trasferimenti previsti di tutti coloro che erano entrati in ruolo fino al 2014/2015, la condizione di assoluto e ingiustificato privilegio accordata a coloro che erano risultati idonei al concorso del 2012, costituivano infatti un oggettivo restringimento di questi spazi fino a quasi annullarli. Spazi peraltro già esigui per la pratica delle assegnazioni provvisorie riservate a coloro già in ruolo al centro-nord, che anche negli anni scorsi assorbiva quasi tutte le disponibilità: non è un caso che per poter lavorare, come ben sai, tante/i messinesi si erano già da anni dovuti spostare a Catania. Non è un caso, come dici tu, che a “giocarsi la carta” di restare nella Gae siano stati/e probabilmente soprattutto coloro che avevano più punti, e quindi una ragionevole speranza di poter ancora lavorare negli esigui spazi rimasti.

Trovo inappropriato il riferimento a coloro che si erano trasferite/i negli anni precedenti: lì c’era da fare una scelta vera tra una ragionevole e fondata speranza di entrare in ruolo (o almeno avere l’incarico annuale) al Nord o restare precario al Sud, sperando di lavorare e prima o (più probabilmente) poi entrare di ruolo. Chi decideva di spostarsi innanzitutto aveva appunto una scelta vera e non fittizia come quella imposta con la legge 107; in secondo luogo, sceglieva la sede di destinazione verso cui fare domanda; in terzo luogo, sapeva di avere il vincolo triennale per il trasferimento ma di poter contare nel frattempo, a certe condizioni, sull’assegnazione provvisoria; infine, non era sottoposto alla roulette russa della chiamata diretta e della relativa autocandidatura.

Qui il meccanismo è stato profondamente diverso. Dopo un anno di un assurdo corso di formazione, ti hanno obbligato a concorrere per tutte le provincie d’Italia (tranne 6 credo) e l’algoritmo (?) che ha governato tali spostamenti è stato assolutamente cervellotico. Quindi non hai avuto nessuna contezza circa quale provincia ti sarebbe toccata. Vi è poi un fattore anagrafico da considerare: anche io, come decine di migliaia di altre persone, ho fatto in passato un concorso nella P.A. e da Messina sono finito a Varese, da cui ci ho messo 9 anni per tornare, e pensavo non sarei tornato mai più. Quando uno è giovane (e meridionale) e opera un scelta, dover emigrare è nel conto, come milioni prima di noi in condizioni ben peggiori. Ma quando hai fatto una gavetta di oltre venti anni, sei già stato per anni e anni fuori dalla tua provincia e/o hai dovuto viaggiare, hai una famiglia da tenere insieme e genitori anziani da accudire (che stanno male ma magari non hanno fatto nemmeno l’invalidità…), essere di nuovo sballottato per non si sa dove venendo trattato come l’ultima ruota del carro, non è piacevole. Il concetto di deportazione non va preso certo in senso letterale, tuttavia credo che il fatto che decine di migliaia di persone siano state messe di fronte alla scelta o te ne vai o vieni licenziato e perdi quel lavoro che svolgi da tanti anni, e vengono spostate in massa dalle loro terre, ebbene si, che fosse prevedibile o meno, è una forma di deportazione: che ad aspettarti ci siano i leghisti incazzati e non i campi di concentramento è certo una lieta novella, ma nulla toglie alla sostanza.

Il punto è che l’accordo siglato in data 8/4/2016 dai sindacati, in ossequio a quanto previsto dalla legge, riduceva a nulla il valore dell’anzianità e del punteggio e penalizzava pesantemente coloro che provenivano dalla Gae, ponendoli dopo TUTTI coloro che erano stati assunti entro il 2014/2015 e tutti coloro che erano stati assunti perché idonei al concorso 2012 (che nella scuola primaria in Sicilia sono stati tanti). Giova ricordare che i provenienti da Gae avevano superato uno, due o anche più concorsi, e avevano tutti un’esperienza lunghissima di insegnamento, oltre a diversi corsi di specializzazione, mentre i trasferimenti sono stati adottati in deroga al vincolo triennale e gli idonei al concorso 2012 sapevano, perché già previsto nel bando, che sarebbero stati assunti solo i vincitori. Ma poco male. Si poteva concorrere alla pari sulla base del punteggio e delle precedenze, o si poteva pensare a un meccanismo di percentuali: invece no. Prima tutti i trasferiti, poi tutti quelli del 2012, infine quelli della Gae. All’interno di fasi rigidamente compartimentate, al cui interno si competeva unicamente in base alle precedenze (L. 104 e simili) e solo in maniera residuale in base al punteggio (un evidente incentivo a ottenere in qualche modo il riconoscimento della L. 104 per se stessi o per un parente, svilendo in parte questa fondamentale legge di civiltà).

Bene, questa è la legge 107/15, e hai ragione tu: ma com’è che mia moglie è finita nel 75° ambito di scelta, mentre in Sicilia, Calabria e altre regioni da noi messe prima sono finite insegnanti della fase D, e dal Lazio in su, in altri ambiti da noi inseriti prima di quello assegnatoci (in Emilia Romagna), vi sono centinaia e centinaia, forse migliaia, di persone appartenenti alla stessa fascia di mia moglie, senza alcuna precedenza e con punteggi nettamente inferiori? E, tanto per capire che non è una cosa personale, com’è che una ex collega di mia moglie, stessa fascia e situazione ma con più punti di lei, avendo chiesto Palermo è finita a Como che neppure aveva inserito?

Allora io considero che vi è stato un accanimento contro gli appartenenti alla Gae, che i sindacati (in larga parte, non tutti), non hanno saputo e forse non hanno neppure voluto opporsi con la dovuta energia a una legge a mio avviso palesemente incostituzionale o comunque iniqua, né sono riusciti a incidere sul controllo dei trasferimenti: la struttura dell’algoritmo doveva essere concordata prima e inserita come allegato nell’accordo, che altrimenti non andava firmato.

Per il resto credo che, in mancanza di rilievi di illegittimità costituzionale, l’unica labile speranza di avere un poco di giustizia poggi sulla cacciata di Renzi & C. dalle stanze dei bottoni. Anche se sappiamo che non solo questo è difficile, ma anche quando ci riuscissimo e lo sostituissimo con uno che non è peggio di lui, per chiunque sarebbe difficilissimo tornare indietro come si dovrebbe, perché si scontrerebbe con i diritti e le situazioni di fatto che intanto si sarebbero consolidati per effetto di questa legge.

Quindi, concordando in parte con te, penso che intanto bisognerebbe cercare di ripristinare almeno le condizioni previste dalla legge e ampiamente peggiorate dall’applicazione del misterioso algoritmo, quindi potenziare gli organici del sud col tempo pieno di cui leggo siamo ampiamente deficitari, poi accelerare il turn over delle insegnanti in attesa di pensione, e infine adottare ogni altra possibile strategia per favorire il rientro dalle provincie di destinazione di quanti hanno dovuto emigrare e garantire il lavoro per quante/i rimaste/i nella Gae: questo non come forma di assistenzialismo, ma perché, in tanto blaterare di importanza del capitale umano e della formazione dei cittadini, stiamo gettando ai quattro venti una parte importante di una delle principali risorse del sud, cioè abbiamo cacciato migliaia e migliaia di persone che nel difficilissimo lavoro di formazione dei bambini e dei giovani si sono specializzate.

Alfredo Crupi

2 commenti

  1. Bene, concentrandosi sulle vere storture della legge 107 (che hanno creato danni sociali incalcolabili annullando di fatto la meritocrazia e le esperienze pregresse di parecchi docenti) non si pongono basi al qualunquismo che parla alla pancia del popolo, (in stile Matteo Salvini) e che oggi va tanto di moda. Tecnicamente la faccenda è molto, molto complessa e non si può assolutamente ridurre tutto a: “non c’è lavoro accontentati” perchè così facendo in qualsiasi settore produttivo-lavorativo sia pubblico che privato andremo verso salari e diritti da terzo mondo, purtroppo siamo già su quella strada ma credo che possiamo fare molto per fermarci.

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  2. Bene, concentrandosi sulle vere storture della legge 107 (che hanno creato danni sociali incalcolabili annullando di fatto la meritocrazia e le esperienze pregresse di parecchi docenti) non si pongono basi al qualunquismo che parla alla pancia del popolo, (in stile Matteo Salvini) e che oggi va tanto di moda. Tecnicamente la faccenda è molto, molto complessa e non si può assolutamente ridurre tutto a: “non c’è lavoro accontentati” perchè così facendo in qualsiasi settore produttivo-lavorativo sia pubblico che privato andremo verso salari e diritti da terzo mondo, purtroppo siamo già su quella strada ma credo che possiamo fare molto per fermarci.

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