Consensi e partecipazione per lo spettacolo promosso da "D’aRteventi" di Daniela Ursino nella Casa circondariale "Madia"
BARCELLONA POZZO DI GOTTO – Il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto ha ospitato il 30 ottobre la messa in scena della “Giara” di Luigi Pirandello, interpretata dalla Compagnia dei detenuti attori. L’evento è inserito nel progetto “Ripariamo vite”, un’officina riabilitativa che “esplora l’arte segreta del Kintsugi”, l’arte giapponese di riparare le crepe della vita. Un laboratorio deato da D’aRteventi di Daniela Ursino. E che vede la sinergia tra molti partner come l’Associazione Le Miniere, capofila del progetto, parco naturale votato alla promozione di attività per soggetti fragili, la Cooperativa Azione Sociale, con un’esperienza quarantennale sui servizi per le persone fragili e svantaggiate, La Zappa e il Lombrico, fattoria immersa in un’oasi biologica specializzata nell’agricoltura biologica, l’Uepe – ufficio di esecuzione penale esterna con le sue antenne operative, e l’Orto botanico di Messina, come consulenza sul mondo delle piante.
“Nonostante il teatro del carcere non sia ancora pronto, la Compagnia dei detenuti attori ha trovato spazi alternativi per portare avanti il progetto sulle arti e mestieri del teatro. La rappresentazione della “Giara” di Pirandello è un momento importante per il carcere di Barcellona, che dimostra, attraverso il laboratorio teatrale portato avanti da tanti anni da D’aRteventi, come l’arte e la cultura possano essere strumenti di rinascita e di crescita personale”, sottolinea Daniela Ursino.




Il progetto “Ripariamo Vite” è un’iniziativa che mira a promuovere la riabilitazione e la reintegrazione dei detenuti attraverso l’arte e l’agricoltura attraverso un messaggio che vuole avvicinare alla cultura della vita. “L’evento è un esempio che sottolinea come il teatro possa essere un potente strumento di cambiamento e di crescita, anche in contesti difficili come il carcere”, viene evidenziato.
La Giara, messa in scena al carcere Vittorio Madia, con la direzione artistica di Daniela Ursino, e la regia di Giuseppe Spicuglia e l’aiuto regia di Viviana Isgrò, è stata accolta con passione e partecipazione. Ed è il frutto di una sinergia di D’aRteventi con la direttrice dell’Istituto penitenziario, Romina Taiani e con l’area trattamentale con il capo area, Rosaria De Luca, con il comandante della polizia penitenziaria, Salvatore Parisi e i suoi agenti. E con il presidente del Tribunale di Sorveglianza, Francesca Arriigo.
in scena, insieme alla Libera Compagnia del Teatro per Sognare dei detenuti attori, dopo Tindari, ancora una volta hanno partecipato con passione “le signore di Patti, espressione della partecipazione del territorio che accoglie e abbraccia il processo di reinserimento in società dei detenuti e anche Adriana Malignaggi, studentesca dell’Università di Messina del progetto Liberi di essere Liberi. E anche altre studentesse hanno partecipato attivamente alla parte organizzativa dell’evento, nel solco di un progetto sulle arti e i mestieri del teatro, come ad esempio la realizzazione degli oggetti di scena e il bozzetto della locandina realizzati sempre dai detenuti”, mette in risalto Daniela Ursino.
I movimenti scenici sono di Gio’ Prizzi, il trucco e parrucco di Giovanna Gaudenti.
Il progetto teatrale è sostenuto dalla Curia arcivescovile di Messina, con l’arcivescovo Giovanni Accolla, e dall’Università di Messina con gli studenti di Liberi di Essere Liberi, che con la rettrice Giovanna Spadari ha voluto rinnovare il protocollo d’intesa con il progetto.

